Per la libertà di movimento, per i diritti di cittadinanza

da "Città Meticcia" - ottobre/novembre 2007

Ravenna – Il sogno delle tre T per Diol Kadd

L'attore Mandiaye Ndiaye racconta il progetto di Terra, Turismo e Teatro nato tra Ravenne e la sua Africa.

«Ho trascorso la mia infanzia all’ombra di un baobab. Per me quell’albero era mio nonno: mia nonna, di religione animista, si era infatti sposata con l’albero dopo la misteriosa scomparsa del nonno. Devo premettere che la religione animista crede nel Dio Sogno: chi non sogna è un essere ammalato, punito dal Dio e vive una terribile sofferenza!». Comincia da lontano il racconto di Mandiaye per spiegare come l’idea di Takku Ligey nacque di fatto nel 2002. «All’epoca lavoravo con le Albe al Sogno d’una notte di mezza estate. Il giorno dopo il debutto seppi che mio padre era deceduto. Per me fu un segno del destino; qualcosa si era rotto, aveva perso continuità, cosa avevo fatto per fare arrabbiare il Dio Sogno? Come potevo farmi perdonare? Dovevo assolutamente ripristinare il legame fra i miei due paesi: il Senegal e l’Italia. Così sono ritornato a Diol Kadd».
Oggi, quel villaggio conta circa 300 anime registrate e un numero imprecisato di bambini, lasciati dai genitori ai nonni. Chi infatti è in età da lavoro, è costretto a emigrare in città e, quando non basta, in Europa. Una terra ricca di tradizioni e cultura, povera di tutto ciò che serve per sopravvivere. Con semplicità quasi infantile Mandiaye racconta di un vissuto straordinario del suo popolo, mentre con grande consapevolezza illustra il progetto delle tre T dell’associazione Takku Ligey, dove le “t” stanno per “Terra”, “Teatro”, “Turismo”. « “Terra” perché Diol Kadd è un piccolo paese di periferia in passato dedito all’agricoltura, ma che oggi, dopo lunghi anni di siccità, è ormai una terra arida e deserta, assetata d’acqua. La rete idrica ed elettrica passa a un km dal paese, senza raggiungerlo. Per l’allacciamento, stiamo cercando risorse tramite il programma europeo “Migranti” che finanzia fino al 30% delle spese. Ora ci resta da trovare il restante 70, ma contiamo sulla partecipazione della Regione Emilia Romagna, del Comune di Ravenna e di altre istituzioni e partner privati, quali la Legacoop. In particolare, le cooperative potrebbero aiutarci concretamente organizzando stage formativi per i ragazzi insegnando loro le prime fasi del lavoro agricolo. Mi auguro davverto che tanti agricoltori esperti di queste zone possano venire a darci una mano, aderendo così anche alla “t” di “turismo”.» La promozione per viaggi “consapevoli” di europei nel cuore del Senegal ha già preso vita. Diversi gruppi, infatti, sono andati in visita alloggiando nelle strutture create dalla Takku Ligey Ravenna, grazie al finanziamento di Cristina Muti, presidente del Ravenna Festival. Momenti di interscambio culturale che hanno visto la presenza in Africa di ravennati quali Cesare Bandini, presidente di Takku Ligey ravennate.
La terza “t” non poteva non esserci, data la storia personale e la carriera di Mandiaye. Ma il teatro diventa qualcosa di più di uno spettacolo: è un’esperienza che trova la partecipazione di quasi tutto il villaggio e dei villaggi circostanti in un’atmosfera di magia. «Il progetto teatrale – racconta l’attore – non sarebbe stato possibile senza le Albe che mi hanno seguito e guidato dall’inizio e con i quali abbiamo già messo in scena l’Ubu Buur (Ubu re in wolof) tratto da Alfred Jarry cui partecipano gli attori delle Albe con un gruppo di adolescenti senegalesi che ho preparato per più di un anno». La perseveranza è sicuramente una delle doti che Mandiaye ha sfoderato maggiormente nel concretizzare il progetto, insieme all’ottimismo. «Credo sia l’inizio di una grande avventura, credo che questo piccolo seme si propagherà inevitabilmente perché vuole creare un ponte di scambio culturale, scientifico e umano su tutti i versanti che coinvolgono il cittadino del domani, che sarà senza pregiudizi, saprà mettere da parte gli egoismi e lavorare per la crescita di una società equa».

Angelica Morales