Lo scorso novembre era finito sui giornali e in tivù (nella trasmissione satirica «le Iene» di Italia 1) con l’accusa di essere un «barista razzista» per applicare prezzi raddoppiati agli immigrati rispetto ai clienti italiani. E qualche epiteto, in effetti, è volato nell’aria ieri mattina quando Stefano Alberti, 29 anni, gestore del bar Sparkling di via Tiziano Aspetti 191 (Arcella), è arrivato a Palazzo di giustizia per costituirsi nella causa civile che gli è stata intentata da nove extracomunitari. Un palazzo dinanzi al quale Razzismo stop ha organizzato una sorta di «picchetto» per non far passare la vicenda sotto silenzio.
Difeso dall’avvocato Patrizia Longo, Alberti si è costituito davanti al giudice civile di Padova Ferrante ed ha presentato una lunga memoria per controbattere alle accuse. Accuse di razzismo che hanno convinto i 9 extracomunitari (assistiti dall’avvocato Aurora D’Agostino) a rivolgersi all’autorità giudiziaria per far censurare il comportamento del barista reclamando un risarcimento danni di 50 mila euro. Ed in sostegno dei lavoratori si sono costituiti anche l’Associazione studi giuridici sull’immigrazione (legali Marco Paggi e Ferrero) e Razzismo Sop (avvocato Cornaia).
«La vicenda è stata strumentalizzata dal punto di vista politico – replica l’avvocato Patrizia Longo – Non si è verificata alcuna discriminazione, si è trattato semplicemente di una scelta imprenditoriale: l’applicazione di una differenziazione di prezzi, indicata anche nel menù affisso al pubblico, a seconda che il servizio sia svolto al banco o al tavolo. Lo dimostra il fatto che il mio assistito ha avuto, tra i suoi dipendenti anche lavoratori stranieri e – ironizza – ha scelto come avvocato una calabrese». Nelle memoria difensiva Alberti giustifica l’aumento dei prezzi «per far fronte ad un servizio di alta qualità». E rileva che «rientra in una scelta di politica aziendale e di posizionamento sul mercato, non di illegittime discriminazioni tantomeno fondate su motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi… La Stemax (la società cui fa capo il bar, ndr) ha deciso di rivolgersi alla fascia alta del mercato adottando prezzi anche superiori rispetto ad altri esercizi e applicando le maggiorazioni dei listini normativamente consentite… Rientra poi nella piena discrezionalità del gestore accordare eventualmente ai clienti abituali un certo sconto».
La battaglia legale è appena cominciata: si prosegue il 10 luglio con l’audizione delle parti in causa davanti al giudice.
da Il Mattino di Padova del 9 maggio 2003
«Razzismo? No, marketing» di Cristina Genesin
Il barista sotto accusa si difende davanti al giudice
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