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Reggio Emilia – Colpi di pistola per 60 €

Intervista a Alì, vittima di datori di lavoro dal grilletto troppo facile

Quando è arrivato in Italia?
È arrivato nel 2004.
Ed è stato clandestino?
È stato clandestino, poi ha cominciato a lavorare in nero, senza permesso di soggiorno, con certi titolari. Ha lavorato per una somma bassissima come soldi.
Come ha fatto a trovare questo lavoro?
L’ha cercato al bar, attraverso amicizie.. Noi, prima della nascita dell’associazione (Città Migrante, ndr) avevamo un comitato egiziano, di soli egiziani, con il quale aiutiamo la gente, quelli che arrivano sbarcati da giù…
Sbarcati dalla Sicilia dici?

Quindi queste persone sbarcano in Sicilia.
Si, arrivano e come unico indirizzo hanno “Reggio Emilia”, non ci sono vie indicate ecc.. Sapevamo che arrivavano perché siamo tutti compaesani.
Quindi li aiutate a cercare una casa, un lavoro?
Sì, abbiamo come contatto, raccogliamo 10 € al mese ogni lavoratore e questi 10 € li diamo alla gente che non lavora e mano a mano cerchiamo lavoro per quelli che arrivano, quello che si trova per 50-60 € al giorno…
Poi è capitato Alì, una delle ultime persone che ha trovato un cantiere qui a Reggio Emilia, ha lavorato con un titolare 3-4 giorni a casa sua proprio, non al cantiere poi hanno litigato sulla somma…
Questo nel 2004, appena arrivato?

No questo già nel 2006, dopo il 2004 è stato fino al 2006 al lavoro come clandestino, in nero. Poi l’ultimo lavoro, prima di venir sparato, è proprio in casa del titolare di lavoro per fare stuccature di cartongesso. Erano d’accordo che venisse pagato 100 € al giorno, perché lavorava nei giorni festivi, non nei giorni lavorativi.
Quante ore lavorava?
10, 15 ore al giorno. Poi tutti e due non erano d’accordo con la somma, lui diceva una cosa e l’altro un’altra cosa: ti voglio dare 50 € al giorno, come qualsiasi altro lavoro fuori.
Un giorno lo ha chiamato: “Vieni a casa mia che ti do tutti i soldi”. Alì si è fatto accompagnare da un amico con la macchina, loro sono entrati dentro la macchina: “Andiamo al bar, prendiamo due caffè che poi ti pago”. Mentre andavano al bar hanno colpito il suo amico con il calcio della pistola, di ferro. Hanno fermato la macchina e tutte e due hanno sparato verso di lui. Ha ancora le ferite, una sul braccio l’altra sulla spalla (le indica ndr).
Poi abbiamo appoggiato tutti la causa da un avvocato.
Dopo è riuscito ad avere un permesso di soggiorno con l’articolo 18 (del T.U. sull’immigrazione ndr) e a lavorare in regola.
Dopo gli spari è riuscito ad avere un permesso di soggiorno quindi…
Sì.
Ma per motivi di lavoro?
(tira fuori i documenti ndr) No, per motivi umanitari.
Quindi un permesso di soggiorno per un anno? Per sei mesi?
Per sei mesi, i primi sei mesi sono scaduti dal settembre 2007, quello nuovo fino ad ora non è riuscito a riceverlo perché c’è un errore nella trascrizione del suo nome e negli uffici di Roma il computer non lo riconosce. È dal 15 febbraio che deve avere il secondo permesso, ma ancora non l’ha avuto.
Questa è tutta la sua storia..
Dopo che queste persone hanno sparato, lui le ha denunciate?
Sì sono stati denunciati, nel processo uno ha preso 9 anni e 4 mesi e l’altro 4 anni e 6 mesi.
Il processo è finito o ci devono ancora essere 2° grado, appello , ecc..?

No no, è finito, solo che abbiamo una causa civile: loro devono pagare una somma di 40.000€ per i danni, ma non abbiamo avuto da loro niente perché la casa del titolare è intestata a un minorenne di 13 anni (pensa, un ragazzino di 13 anni che ha una villetta che cosa quasi 500.000€…)
Quindi ha intestato tutto al figlio così a lui non risultava niente e non ha dovuto risarcire…
Si sì…
Quindi anche il processo civile è fermo?
Sì perché sappiamo che lui “non ha niente” da darci…
Lui ora sta lavorando?
Sì, ora sta lavorando in regola con un egiziano, che gli ha dato una mano mettendolo il regola così che non perdesse il permesso di soggiorno e facendolo lavorare…
E che lavoro hai trovato?
Sempre nell’edilizia
Per quanto tempo, dopo lo sparo non ha potuto lavorare?
Quasi un anno e mezzo. Nessuno ha pensato ai suoi problemi, dove dormire, dove mangiare, come curare la sua pratica dall’avvocato.. Questo peso se l’è sempre preso il comitato egiziano, dandogli soldi per mangiare, per l’affitto, ha fatto il biglietto per andare a visitare la sua patria, le spese dell’avvocato le ha pagate sempre il comitato… Nessuno qua in Italia gli ha dato possibilità di vivere.
È molto dura come storia...
Sì è molto dura e ci sono dentro tante cose… Ad esempio lui arriva al 15 del mese e vorrebbe almeno 500€ euro per dormire e per mangiare, e dove li trova? Deve fare una raccolta fra la gente per portarla avanti. E invece si muore di fame o il titolare della casa ti butta fuori, in mezzo alla strada. Se non ci fosse questo comitato, chi l’aiuta?
Io penso che qua in Italia, come per tutti, i clandestini hanno meno diritti. Almeno pensavo il comune desse qualcosa, gli assistenti sociali si interessassero a questa cosa; nessuno ha chiesto se voleva un aiuto, niente.
Ma avendo vinto la causa, il costo del processo dovrebbe essere a carico di quella persona che ha sparato.
No, forse l’avvocato la fa dopo questa cosa, quando va in causa civile, ma ci vuole tanto tempo e non guadagniamo nulla perché loro non hanno soldi per pagare.
Io mi chiedo come questa persona abbia potuto sparare per il lavoro, è una cosa che io non riesco neanche a immaginare…
Sì è una cosa brutta. Se io chiedo 200 e tu mi dici:”ti do 140”, per 60 € tu mi spari, è una cosa incredibile…
Anche quando questa storia è stata raccontata al giudice, non ci voleva credere. Io la prima volta che sono andato all’ospedale e l’ho visto non ci ho creduto. Come mai si spara per 60 €? Se uno è un po’ furbo mi dice: “tieni 140, gli altri 60 te li do domani…”, ma non viene con due pistole in mano e spara per 60 €.
Questo datore di lavoro, quando avete trovato questo lavoro per lui, era la prima volta che faceva queste cose? Voi non ve lo aspettavate?
No, noi lo conoscevamo. Solo che funziona così per i clandestini senza permesso di soggiorno, qui a Reggio Emilia: io ho trovato (dice il nome del datore di lavoro, ndr) in un bar, abbiamo parlato, bevuto un caffè, lui stava parlando con un italiano che stava cercando per un altro lavoro:”Ce l’hai posto di lavoro per una persona senza permesso di soggiorno?”. Lui o mi dice sì o mi dice no, se mi dice sì, gli do il telefono della persona o gliela presento direttamente. Poi il giorno stesso o il giorno dopo il padrone passa a casa sua, lo carica in macchina e lo porta sul luogo di lavoro. Poi torna alle 5-5.30 e un mese e 15 giorni dopo gli da la somma per la quale sono d’accordo.
In più casi questa somma non viene pagata.
Noi sappiamo con chi lavora, e a me ha sempre pagato, perché non mando Alì con una persona che non conosco, però a me paga perché ho il permesso di soggiorno, a lui no perché è clandestino, deve stare zitto e senza carta non ha nessun diritto. Lui fa finta che non gli sono ancora arrivati i soldi, dai grossisti, lui ti fa aspettare quando arrivano soldi. Invece la storia è così: questa persona è debole, non ha diritti e io non gli do i soldi.
Tutti i clandestini qui a Reggio Emilia hanno lavorato parecchi giorni con altre ditte, con srl, con snc, e non sono stati pagati perché clandestini, senza diritti.
Allora noi abbiamo appoggiato queste cause con Città Migrante e con il comitato lavoratori irregolari prima.
E adesso riesce a lavorare o ha dei problemi?
Sì sì, con il fisico ha problemi perché come intonacatore fa sia la grossa che la fina. La grossa è un po’ pesante e dopo fanno la fina che è leggera, come dare lo stucco. Con la grossa non riesce a lavorare perché non riesce a lavorare con tutte e due le braccia, può usare solo quella a cui non hanno sparato. Allora non lavora più come prima, prima faceva tutto carpenteria, pavimenti, intonacatore intero.
Il suo datore di lavoro sa che ha questi problemi e non gli fa fare lavori pesanti?
No, perché se un datore sapesse, non gli darebbe lavoro. Non abbiamo detto al titolare nuovo che questa persona non è in grado di fare tutto il lavoro. Viene aiutato dagli altri operai che lo aiutano a non sollevare grandi carichi.
Lui ha già tutta la vita rovinata.
In quel cantiere in cui lavora adesso, ci sono norme di sicurezza? Protezioni? Come sono le condizioni in cui lavora?
Come sono, sono come prima, se vai a lavorare ti pagano la giornata, se non ci vai no, niente viene scritto sulla busta paga.
Poi se parliamo di contributi ovviamente non vengono pagati. L’accordo è: noi ti diamo una mano con il permesso di soggiorno, ma contributi, niente. Anche se stai male, devi prendere la malattia, niente. È come lavorare in nero.
E questa cosa è normale qui a Reggio Emilia?
Normale? Più di normale (ride, ndr). Poi ci sono altri casi in cui il lavoratore risulta come socio di una cooperativa, ma in realtà è dipendente, così non devono pagare l’assicurazione e i contributi.