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Dal Resto del Carlino del 20 febbraio 2009

Reggio Emilia – I medici Cgil faranno obiezione civile

Nel caso dovesse passare la norma della denuncia dei clandestini in cura

«Con la norma`denuncia clandestini’rischiamo epidemie
di tubercolosi. Rischiamo che si crei una sanità parallela illegale».
Parte con una dura denuncia la campagna della Cgil Medici contro la proposta legislativa avanzata dalla Lega in approvazione alla Camera che prevede la denuncia
dei clandestini da parte dei medici che li hanno in cura.
I 150 medici ospedalieri del sindacato Funzione Pubblica Cgil sono pronti a prendere in eseme anche «l’obiezione civile se verrà approvata questa norma, e l’Ordine dei Medici di Reggio ha già detto che non procederà contro di noi» spiega Mauro Pulvia segretario di Fp-Cgil . La campagna si chiama “Io curo non denuncio” e vede come
animatore a livello locale il medico ospedaliero Marco Massari.
«Se verrà approvato anche dalla Camera questo dispositivo legislativo – dice – i medici che esercitano la propria attività all’interno di ospedali e pubblici ambulatori
e quindi di fatto sono pubblici ufficiali saranno obbligati a denunciare i clandestini, questo contro le nostre norme deontoligiche professionali ed anche il giura mento di Ippocrate. Non è vero quello che afferma la Lega che è solo una opzione – continua Massari – è un obbligo perchè sempre il decreto sicurezza ha fatto sì che il reato di clandestinità sia un reato penale perseguibile d’ufficio.
Per cui noi di fronte a questi reati siamo obbligati alla denuncia» .
Massari spiega le ragioni della protesta. «Ci opponiamo a questo perchè vengono lesi i principi, il diritto fondamentale di ogni essere umano che è quello alla salute e per noi medici è inconcepibile da una è parte curare la persona e dall’altro denunciarla. Va contro le nostre norme etiche, professionali, il nostro codice deontologico.
C’è il famoso Giuramento di Ippocrate che afferma questo,
ma piu’ modernamente il nostro codice deontologico».
E ci sono dei rischi. La Cgil Medici denuncia quali possono essere le conseguenze di questa norma a suo avviso. «C’è un problema di sanità pubblica. Se queste persone per non essere denunciate sfuggono dal sistema sanitario nazionale, regionale o locale rischiano di trasmettere malattie contagiose che magari hanno
contratto e che non curano. Pensiamo ad esempio alla tubercolosi. Oltre a rischiare loro stessi si trasmetterà l’infezione ad altri».
Massari intravede anche un’altro rischio: «Si potrebbe rafforzare un sistema di sanità parallela che
oltre a lavoro nero svilupperà ambulatori privati come quelli che già vediamo per i cinesi dove si
praticano aborti clandestini».

Matteo Incerti