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Reggio Emilia – Migranti insieme per uscire dall’invisibilità

Testimonianze della giornata dell'8 ottobre al Foro Boario

Tanti i colori che hanno animato il Parcheggio del Foro Boario. Le parole d’ordine sono state : chiudere i CPT! Sanatoria subito! No alla criminalizzazione dei migranti!
La giornata dell’8 ottobre è stata lanciata dall’Associazione Ya Basta! Reggio Emilia per aderire alla mobilitazione per la chiusura dei Centri di Permanenza Temporanea. Un incontro voluto dai cittadini migranti che frequentano Caffè Babele e che si rivolgono all’Associazione per denunciare gli abusi che subiscono, perché stanchi di vivere nell’invisibilità, nella paura e di essere considerati i criminali della nostra città. Hanno voluto raccontare le loro storie e quello che quotidianamente vivono per far sentire la propria voce, una voce che troppo spesso non viene ascoltata.

“Io faccio la badante, sono una delle tante che ha passato le notti alla posta per poter presentare la domanda di regolarizzazione con il decreto flussi. Come tutti sanno noi siamo già qui in Italia ma la domanda prevede che il lavoratore sia all’estero. Questo significa che se la mia domanda venisse accettata io dovrei ritornare nel mio paese di origine con tutti i rischi che comporta. Per questo, noi donne di Caffè Babele abbiamo aderito alla campagna lanciata dal progetto Melting Pot Europa che richiede di potersi regolarizzare direttamente qui in Italia. Lo abbiamo fatto scrivendo una lettera ai ministro Amato e Ferrero. Qui a Reggio Emilia si parla tanto di integrazione ma senza regolarizzazione è inutile parlarne” – afferma Natasha, di origine Ucraina.

“Io sono venuto in Italia dalla Nigeria, sono uno di quelli che è arrivato a Lampedusa via mare con i cosiddetti barconi della morte perché era l’unico modo per poter raggiungere questo paese. Molti di noi non hanno il permesso di soggiorno e anche se siamo “forti” non possiamo lavorare. L’unico modo che abbiamo per sopravvivere è quello di vendere fazzoletti, CD e accendini. Lavoriamo in strada, non ci piace farlo, ma non abbiamo scelta. Senza il permesso di soggiorno non possiamo trovare un altro lavoro e questo è l’unico modo per mangiare. Siamo uomini, ci vergogniamo di chiedere alla gente di comprarci qualcosa. Rischiamo ogni giorno di finire in un CPT o in carcere. Vogliamo regolarizzarci!” racconta Samuel, venditore ambulante di origine nigeriana.

Prosegue Mamadou di origine senegale“ Io vivo in Italia da più di dieci anni, sono arrivato clandestinamente nel paese e mi sono poi regolarizzato con la sanatoria. Prima di avere il permesso di soggiorno facevo il venditore ambulante per poter sopravvivere, adesso sono operaio. Il problema del permesso di soggiorno riguarda tutti anche chi ce l’ha. È una battaglia che dobbiamo fare assieme. Non si può continuare a far finta di niente e a criminalizzare gli immigrati”.

Siamo degli esseri umani, abbiamo il diritto di vivere. Abbiamo bisogno dei documenti subito, non ci piace fare i venditori ambulanti, vogliamo un’altra possibilità. Siamo stanchi di dover nasconderci tutti i giorni, di scappare quando arriva la polizia nei parcheggi dove vendiamo. Neanche questo ci lasciano fare. Ormai arrivano tutti i giorni e qualcuno di noi finisce in carcere per il semplice fatto di aver voluto guadagnarsi il pane.”- dice Paul di orgine Nigeriana.

“ Siamo qui oggi insieme perché anche se proveniamo da paesi diversi, facciamo lavori diversi, abbiamo problemi diversi, è giunto il momento di unirci per dire che ogni essere umano ha il diritto di vivere dignitosamente”- racconta Victor di origine ghanese.

“Io adesso ho il permesso di soggiorno ma sono stato senza per tanti anni e so che cosa significa. Oltre a tutti i rischi legali che si corrono, a non poter trovare un lavoro c’è anche il fatto di non poter tornare a far visita alle famiglie. Sappiamo che tanti immigrati vivono in Italia ma non hanno il permesso di soggiorno, è per questo che chiediamo che siano regolarizzati perché se no non rimane altra scelta che entrare a far parte del lavoro sommerso o ancora peggio della microcriminalità”sostiene Philip di origine senegalese.

Mohamed, di origine marocchina parla della criminalità che i migranti subiscono a Reggio Emilia.
“Io sono in Italia da 5 anni, non ho il permesso di soggiorno. Ho provato a regolarizzarmi con la sanatoria ma il datore con cui ho fatto domanda e ha cui ho dato dei soldi per poterla fare ha poi deciso di non proseguire la pratica. Per vivere lavoro spesso in cantieri edili e a volte non vengo pagato.”

La giornata si è conclusa con l’Avvocato Vainer Burani dell’Associazione Giuristi Democratici che ha illustrato le proposte di modifica della legge sull’immigrazione presentata dal Ministro Amato.
I partecipanti hanno trovato che la proposta di modifica di legge non si discosta in realtà molto da quella vigente e che non ha tenuto in considerazione le richieste che in questi anni i movimenti hanno portato avanti.
“Mi sembra che quello che esce da questa proposta per noi che siamo già in Italia e non abbiamo un permesso di soggiorno l’unica strada che ci rimane sia sempre la stessa: continuare a scappare e a vivere nella paura e nella clandestinità” -conclude Alfred.