Per la libertà di movimento, per i diritti di cittadinanza
/

Reggio Emilia – Pagare per un contratto di lavoro

Intervista a Sergej cittadino di origine moldava

Di che paese sei? Da dove vieni?
Io vengo dalla Moldavia, sono cittadino moldavo. In Italia sono dal 2003, ma per un anno sono tornato a casa.
Che cosa facevi in Moldavia?
Ero un agronomo, ora lavoro nelle costruzioni, ho cambiato professione totalmente.
Come sei arrivato in Italia?
Sono arrivato legalmente, con un permesso di soggiorno attraverso l’art.27 (del T.U. Sull’immigrazione ndr). Ho letto un annuncio nel 2003 nel nostro giornale nazionale, che c’era una raccolta di ragazzi per trovare una professione. Ho così cambiato professione e ho fatto il piastrellista anche in Moldavia e qui anche faccio il piastrellista. Sono arrivato nell’ufficio di quella ditta, ho fatto il colloquio, era una ditta italiano-moldava. C’era il capo, un italiano, ho parlato con il traduttore:”puoi fare questo?”. “Si posso farlo”. Dopo 3-4 mesi l’ho fatto e sono arrivato nell’estate 2003. Ho lavorato un anno con il permesso di soggiorno.
Qui a Reggio Emilia?
No, in un città che si chiamava Arona, provincia di Novara, credo, nella zona del Lago Maggiore, ma aveva una sede anche a Reggio. Nell’estate 2004 la ditta si è divisa in due e io ho iniziato a lavorare con un italiano di Reggio.
Dopo è cambiato anche il nome della ditta, ma io ho sempre lavorato con (dice il nome dell’imprenditore, ndr).
E cosa facevi di preciso?
Sempre fatto il piastrellista. Quando sono arrivato in Italia, sono stato pagato legalmente, la ditta apriva un conto, ma non in Italia, e io non avevo nessun diritto su questo conto: potevo solo prendere qualche soldo per vivere.
Che era il tuo stipendio?
Si, il mio stipendio.
E lo stipendio c’era?
No, niente busta paga, dopo 3-4 mesi, sono arrivati 70-80 moldavi.
Tutti con l’articolo 27?
Tutti con l’articolo 27. Parlando con loro ho capito, allora e anche adesso non parlo bene l’italiano, quando ho cominciato a capire qualcosa ho iniziato a parlare con un italiano, con un altro, e ho capito che avrei dovuto avere la busta paga. Quando ho domandato, mi è stato detto che non dovevo interessarmi di queste cose, che non dovevo parlare, che dovevo pensare a lavorare e basta, senza chiedere a nessuno.
Quando sei venuto in Italia loro dopo quanto tempo ti hanno detto che saresti stato pagato?
La prima volta dopo un mese, per il mese di settembre mi pagava alla fine di ottobre. Quando qualcuno si ribellava, non gli veniva dato niente e continuava pure a lavorare.
Prima chiedeva uno, poi un altro e gli venivano chiusi i conti. Poi è capitato che succede: se parla uno gli chiudono il conto, ma se parlano due, tre, una squadra intera, 5, forse 10 uomini, uno lo mettevano lì, un altro dall’altra parte, li dividevano. Oppure dicevano di non aver più lavoro per loro, di stare a casa.
Non avevamo nessuno, un sindacato, la questura..non c’è nessuno che li può difendere, nessuno a cui chiedere per avere delle risposte.
Quando la gente ha iniziato a capire questa cosa, semplicemente non li prendevano al lavoro, rimani a casa.
Li lasciavano a casa?
Si, una volta le facevano in modo forzato queste cose. Ti compravano un biglietto, ti caricavano in macchina, ti portano all’aeroporto, ti davano il biglietto e vai a casa.
Lo rimandavano in Moldavia…
Si, non facevano tanto spesso questa cosa, ma due o tre casi ci sono. A casa sul conto mettevano 50 €, il resto lo ricevevamo in mano, in contanti.
Quasi sempre c’era meno, mancavano 20-50 a volte 200 €. Ti fregavano coi documenti, ti facevano firmare documenti. Loro pagavano sui conti che sono in Moldavia, siccome in Moldavia le buste sono di 50-60 € al mese, loro pagavano lo stipendio moldavo e poi ogni mese gli davano da firmare per lavare questi soldi. Ti dicono: tu devi firmare che 50 € sono sul tuo conto, che ti abbiamo pagato per le tue spese di viaggio, ecc.. e questo foglio lo dovevi firmare.
Se no perdevi il lavoro?
Se tu non firmi, allora domani il lavoro non c’è, o si chiude il conto subito e il lavoro non c’è.
E si doveva tornare in Moldavia?
Eh, si doveva tornare. Perché con l’articolo 27 non puoi rinnovare il permesso con un altra ditta, puoi rinnovarlo solo con la ditta con la quale hai fatto il permesso.
E questa ditta continuava a rinnovarvi il permesso di soggiorno?
Qualche volta si e qualche volta no. Per esempio la seconda volta che sono arrivato in Italia avevo il permesso che questa cosa lo faceva.
La prima volta?
La prima volta non l’ho rinnovato. E sono tornato a casa, ma sono stato 11 mesi dopo che era scaduto il permesso di soggiorno. Quando scadeva il permesso di soggiorno si tornava a casa però prima della scadenza, 1 mese o 2, ti dicono: devi tornare al tuo paese di origine che poi ti paghiamo. Se abbiamo bisogno poi ti richiamiamo e lo facciamo di nuovo. Ma io sono stato fortunato che sono stato pagato fino alla fine. Poi tornato a casa, mi hanno richiamato di nuovo. Sono tanti che vengono richiamati di nuovo. In questa ditta hanno lavorato almeno 200 moldavi.
Quando la ditta si è divisa nell’estate 2004, eravamo 64 moldavi e non eravamo neanche tutti, penso fossimo più di 80, forse un centinaio.
E’ normale che se non ti pagano non devi neanche chiedere il perché, se no ritorni indietro. La prima volta sono stato zitto anche io, la seconda volta anche. Adesso un moldavo per venire in Italia deve pagare 4.000 €, non so se sia legale, illegale…
E ti trovano anche un lavoro?
No, solo per arrivare in Italia con un visto o un passaporto falso. Non pagavamo direttamente questa cifra, ci ritenevano questi soldi direttamente dallo stipendio, i primi 3-4 mesi di stipendio.
Ma anche se entravate in Italia con l’articolo 27?
Sì, loro chiedevano e noi pagavamo. Pensa che in Italia la paga minima è di 50 € l’ora, noi lavoravamo per 3 € al metro quadrato di piastrelle posate.
E quanto ci mettevi a fare un metro quadrato?
Subito, quando ancora non conoscevo il lavoro, 5-10 metri quadri al giorno, con l’esperienza fino a 30. Però ci pagavano il gasolio, l’affitto di un posto letto, i costi di trasporto e degli attrezzi. Già la seconda volta che sono arrivato, pagavano 7 € al metro quadrato, ma tutte queste spese venivano dalla tasca del lavoratore. Per esempio normalmente si paga 200 € per un posto letto, io allora pagavo 317 €, indipendentemente da quante persone stavano nell’appartamento. La ditta pagava l’appartamento e ogni persona gli pagava l’affitto.
La seconda volta eri sempre regolare? Sei sempre arrivato con l’articolo 27?
Sì, uguale alla prima volta, solo che mi hanno promesso di rinnovarlo, se gli venivano dati 3.000-4.000 €. Io questa volta non ho pagato, ho pagato solo il costo del viaggio, e loro mi hanno fatto una proposta: tu hai il permesso di soggiorno legato all’art.27, se vuoi un permesso di soggiorno normale, con un lavoro a tempo indeterminato, mi paghi 4.000 €. A quel tempo già pagavano in ritardo fino a 3 mesi, ma io ho dato l’accordo per pagare questa somma; anche le persone che non hanno accettato questo accordo, comunque non hanno ricevuto gli stipendi. Si pagava così: se tu avevi guadagnato 1500 €, 1000 te li diamo e 500 li teniamo, perchè questi 500 andavano per pagare il permesso.
Se ci penso ora è molto buffo questo modo di fare, ma allora era l’unico modo per essere pagati e per avere lavoro e un permesso di soggiorno.
Quindi avete accettato?
La maggior parte ha accettato, altri non hanno accettato e sono rimasti qui come clandestini, ma anche loro non hanno ricevuto lo stipendio. Io sono arrivato in agosto 2006, ho lavorato fino a luglio, il permesso era valido fino a 30 aprile 2007, ho lavorato anche i 3 mesi successivi alla scadenza, quando ho capito che non potevo rinnovarlo e sono andato al sindacato, alla Cgil.
Quindi oltre a non essere stato pagato, non ti hanno neanche rinnovato il permesso di soggiorno?
No, non l’hanno rinnovato; ci hanno fregato così: se mi promettono un permesso di soggiorno io continuo a lavorare lì anche se non vengo pagato lavoro lo stesso per la speranza di avere un permesso che però non arriverà mai.
Quattro o cinque persone su venti hanno ricevuto il permesso, gli altri no.