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Registrazione biometrica dei rifugiati: benefici, rischi e considerazioni etiche

Claire Walkey, Caitlin Procter e Nora Bardelli, Oxford University

L’UNHCR attualmente usa tecnologie biometriche in 52 paesi, il che significa che più di sei milioni di rifugiati sono al momento schedati in base ai propri dati biometrici.

L’agenzia ONU sta anche espandendo il suo uso della biometrica per poter immagazzinare tutte le impronte digitali dei rifugiati e le loro scansioni retiniche.

Dalla metà degli anni 2000, quando l’UNHCR ha iniziato ad usare queste tecnologie, si sono levate voci preoccupate sui benefici, i rischi e le sfide etiche poste dalla schedatura biometrica dei rifugiati.

Interessi dell’organizzazione e protezione dei rifugiati
È fondamentale distinguere tra i casi in cui la registrazione biometrica offre vantaggi all’UNHCR, e i casi in cui aiuta direttamente i rifugiati. Secondo l’UNHCR, la tecnologia biometrica è un vantaggio per i rifugiati perché permette di avere documenti di identità più sicuri, assicura che le identità non possano essere rubate o perse, ed elimina la necessità di fornire i propri dati personali più volte. L’UNHCR suggerisce anche che i dati biometrici registrati rendano possibile fornire altre forme di assistenza, soprattutto i versamenti in denaro, in modo più affidabile. Nella realtà, la misura in cui le tecnologie biometriche aumentano i diritti di cui godono i rifugiati dipende dal contesto politico in cui esse vengono usate, e dalla disponibilità e sicurezza delle infrastrutture nazionali.

Un altro vantaggio della registrazione biometrica è che i dati raccolti sono più accurati, più accessibili e più aggiornati. Identificando ciascun individuo in base a delle caratteristiche uniche, la registrazione biometrica può ridurre il rischio di conteggi sbagliati, e di conseguenza il rischio di frode e “aiuti sprecati”. I donatori hanno usato questi vantaggi per legittimare le spese in aiuti di fronte ad un’opinione pubblica sempre più scettica. In un’epoca in cui i budget per gli aiuti internazionali e umanitari si stanno riducendo, si tratta certamente di una preoccupazione legittima; un recente report di Oxfam, tuttavia, sottolinea la necessità di comparare i costi del sistema di registrazione biometrico con i risparmi ottenuti dalla riduzione delle frodi. I benefici finanziari per enti e organizzazioni potrebbero perciò essere meno ampi di quanto si pensa.

I donatori possono essere interessati ai dati biometrici dei rifugiati anche per motivi legati all’intelligence e alla sicurezza nazionale. Un documento Wikileaks del 2009, ad esempio, ha rivelato che il governo USA ha incoraggiato il governo del Kenya, in collaborazione con l’ONU, a registrare i dati biometrici di tutti i rifugiati al confine con la Somalia, e a confrontarli con il programma antiterrorismo americano: ciò poteva servire a “catturare i terroristi che si fingono rifugiati”. Nonostante i rifugiati godano di sicurezza, in casi come questo i benefici riguardano principalmente gli interessi di sicurezza nazionale degli stati finanziatori.

Sicurezza dei dati
Una preoccupazione diffusa riguardo l’uso della schedatura biometrica dei rifugiati è legata alla necessità di assicurare la sicurezza di tali dati, e di controllare chi vi ha accesso. L’UNHCR può condividere i dati con il paese ospitante (questo è considerato un diritto sovrano dall’agenzia) e con “terze parti” che rispettano la sua Policy. L’UNHCR ha investito molto nella tecnologia che usa per renderla il più sicura possibile, ma inevitabilmente ci sono dei rischi: per esempio, a dicembre del 2017 una piattaforma di dati basata sul cloud che era usata dalle agenzie ONU in Africa Occidentale è stata hackerata. A causa di questi rischi, Oxfam ha deciso di non introdurre la biometria nei suoi progetti. Le misure di sicurezza promesse dalla Policy UNHCR, resa pubblica solo nel 2015, restano in larga parte non testate, e i rischi rimangono ipotetici.

Consenso
Da un punto di vista etico, è cruciale ottenere il consenso pieno, informato e continuo dei rifugiati all’uso dei loro dati biometrici. Questo può essere difficile per due motivi. Innanzitutto, i rifugiati potrebbero avere scarsa familiarità con le tecnologie biometriche e i rischi associati; inoltre, la registrazione è solitamente un prerequisito per accedere all’assistenza, che è in genere la prima delle preoccupazioni dei rifugiati.

Attualmente, il consenso all’uso e alla condivisione dei dati biometrici si ottiene ogni volta che i documenti di registrazione sono emessi e/o rinnovati (di solito ogni 6-12 mesi). È in corso anche lo sviluppo dell’app per smartphone “My UNHCR”, che faciliterà l’accesso ai propri dati e la possibilità di richiedere di modificarli.

Questi sviluppi sono senz’altro positivi, ma ci sono prove che dimostrano come i rifugiati capiscano, percepiscano e vivano la registrazione biometrica dei loro dati in modo estremamente variabile e strettamente legato al contesto. Servono perciò dettagliate valutazioni del contesto per decidere come, dove e quando si dovrebbe usare la registrazione biometrica.

Questo rappresenta un ostacolo, visto che l’UNHCR usa la tecnologia biometrica in tutte le sue operazioni, al momento in 52 paesi. Questa pratica è vantaggiosa per il monitoraggio transnazionale, ed è in linea con l’approccio dell’UNHCR, che tende a standardizzare tutte le operazioni. Ciononostante, un approccio legato al contesto è essenziale per includere la prospettiva dei rifugiati, e porterebbe anche nella direzione di una minimizzazione dei dati, piuttosto che di una massimizzazione (con tutti i rischi che essa comporta).
Un approccio etico alla tecnologia biometrica dovrebbe pertanto essere composto di:
• Valutazione dei casi in cui la registrazione biometrica è nel diretto interesse dei rifugiati, e dei casi in cui invece soddisfa bisogni organizzativi dell’UNHCR o esigenze di sicurezza dei paesi donatori.
• Valutazione finanziaria delle risorse risparmiate grazie alla riduzione di sprechi e frodi possibile con la registrazione biometrica, comparate ai costi dei sistemi di registrazione.
• Consultazione di esperti di tecnologia per comprendere più a fondo la sicurezza dei sistemi biometrici ed esaminare le politiche in vigore, dato che a questo punto i rischi sono in larga parte solo ipotetici.
• Ricerca volta a capire meglio come i rifugiati vivono e capiscono la registrazione biometrica, per assicurare che il consenso sia pieno e continuo.
• Valutazioni del contesto per appurare quando e come la registrazione biometrica dovrebbe essere usata, con un approccio tendente alla minimizzazione dei dati registrati.