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Regolarizzazione: una bozza di legge irragionevole e deficitaria che non può appartenere ad uno stato di diritto

Video commento dell'Avv. Paolo Cognini

Sta circolando in queste ore una prima bozza sulla regolarizzazione dei migranti a cui sta lavorando il governo.
Vi proponiamo un primo commento dell’avvocato Paolo Cognini in riferimento al testo pubblicato.

“Il tema sulla regolarizzazione è tornato di attualità da quando ci si è resi conto che gli invisibili sfruttati nel settore agricolo sono indispensabili alla nostra economia.
Pur essendo una bozza si può fare una prima disamina per coglierne la logica profonda. La bozza di legge non parte dal problema delle migliaia di persone senza documenti e quindi senza tutele sanitarie, economiche ed alloggiative, così come non parte dal problema dei permessi di soggiorno bloccati o precari. Si parte da un’unica valutazione rigidamente vincolata ad un interesse economico, ossia quante braccia migranti servono al sistema produttivo e all’agricoltura. Da questo triste calcolo, inaccettabile in un paese civile, si ricava il numero di persone destinate alla regolarizzazione. E gli altri?

Il punto di partenza della bozza è: “Al fine di sopperire alla carenza di lavoratori nei settori dell’agricoltura, dell’allevamento, della pesca e dell’acquacoltura, in conseguenza del rischio sanitario connesso alla diffusione del Covid 19“. Quindi la regolarizzazione riguarda esclusivamente i rapporti di lavoro in questi ambiti.

E’ irragionevole proporre questa limitazione quando ci troviamo di fronte ad una massa di persone irregolari – prodotta da leggi assurde – concentrate per lo più nelle metropoli e che di conseguenza non potranno accedervi, poiché riguarda solo i lavori dei settori dell’agricoltura, della pesca e dell’acquacoltura.

Questa logica legata allo sfruttamento non può appartenere ad uno stato di diritto.
Cosa può determinare questo tipo di regolarizzazione a fronte di centinaia di migliaia di migranti senza documenti? Quali meccanismi di speculazione si metteranno in campo quando un valore di un contratto agricolo salirà in maniera inestimabile nel mercato della regolarizzazione? Quali traffici e tensioni determinerà?

Un altro limite evidente è nel affermare che il contratto di lavoro dovrà essere obbligatoriamente a tempo determinato, potrà durare al massimo un anno. Questo limite imposto per legge non è ragionevole poiché il testo di legge impone un rapporto di lavoro precario. Non è nemmeno coerente dentro la retorica di lotta al caporalato di cui questa legge si ammanta.
Anche le procedure di regolarizzazione sono poco chiare, infatti anche a proposito del permesso di soggiorno (Pds) rilasciato si legge:

Il permesso di soggiorno, conseguente all’esito favorevole del procedimento di cui al comma 11, può essere rinnovato in caso di nuova opportunità di lavoro offerta dallo stesso o da altro datore di lavoro, fino alla scadenza del nuovo rapporto di lavoro. In caso di mancato rinnovo trovano applicazione le disposizioni di cui all’articolo 22, comma 11, del decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286 e successive modificazioni“.

Si tratta di un passaggio poco comprensibile, perché se viene rilasciato un Pds per motivi di lavoro non serve specificare altro come prevede il Testo Unico. Il sospetto è che questa specificazione risponda ad una logica diversa, ovvero di porre un limite alla regolarizzazione, introducendo quindi una sorta di disciplina straordinaria.

Se questa ipotesi di disciplina straordinaria fosse vera, sarebbe grave perché leggendo bene questo passaggio potrebbe essere interpretato che il permesso si possa rinnovare una sola volta. E poi, una volta caduti i requisiti, che succede? L’ipotesi configura un permesso di soggiorno ibrido più vicino al permesso di soggiorno stagionale.

Non si capisce nemmeno perché il datore di lavoro non possa essere un normale cittadino in possesso di un permesso di soggiorno ordinario che svolge la propria attività in Italia ed ha i requisiti per farlo.

Rispetto a questo tipo di regolarizzazione proposta, va fatta una critica profonda, perché si ripropone il meccanismo per cui la sanatoria è incardinata al possesso di un contratto di lavoro che come in passato produrrà un mercato dei contratti di lavoro.

E perché questa soluzione non è misurata al problema vero delle centinaia di migliaia di persone senza permesso di soggiorno e alle altre migliaia in una situazione di estrema precarietà, dovuta alla complessità del rinnovo determinata dall’emergenza sanitaria.
Rispetto a tutto questo siamo di fronte ad una proposta di regolarizzazione assolutamente inadeguata e profondamente ingiusta.

– Leggi il testo della bozza di legge del governo
Bozza di legge – Dichiarazione di emersione di rapporti di lavoro

Avv. Paolo Cognini (Ancona)

Foro di Ancona.
Esperto in Diritto Penale e Diritto dell’immigrazione e dell’asilo, da sempre impegnato nella tutela dei diritti degli stranieri.

Socio ASGI, è stato docente in Diritto dell'immigrazione presso l'Università di Macerata.

Autore di pubblicazioni, formatore per enti pubblici e del privato sociale, referente della formazione del Progetto Melting Pot Europa.


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