Per la libertà di movimento, per i diritti di cittadinanza

Report da Cassibile (SR)

Ogni giorno, come accade da metà aprile, il campo sorto all’ingresso di Cassibile si svuota quando è ancora buio.
Il paese alle prime luci dell’alba si rianima per la presenza dei nuovi “dannati della terra”; 350/400 lavoratori migranti, in maggioranza marocchini, ma anche sudanesi e liberiani, affollano i bar del paese per iniziare le trattative sul lavoro di raccolta delle patate con i “caporali”, che decidono chi quel giorno avrà la “fortuna” di poter lavorare 8/10 ore per circa 30 euro nei paesi limitrofi, Avola, Canicattini Bagni, Lentini….
Fino al tardo pomeriggio nessuno si accorge (soprattutto le istituzioni preposte) della vergogna che si consuma sulla pelle della nuova forza-lavoro “usa e getta”; milioni di euro di contributi non vengono versati e rimangono nelle tasche dei padroni dei terreni, coltivati a patate, ed in parte finiscono nelle tasche di loschi “caporali”, che garantiscono il controllo sociale del lavoro migrante.
Sono infatti sempre meno i lavoratori nativi, poiché non reggono i massacranti ritmi di lavoro: ogni cassetta di patate pesa 25 chili e in un giorno un migrante ne deve riempire fino a 100 se vuole essere chiamato l’indomani.

Che fanno le organizzazioni sindacali e l’Ispettorato del lavoro? Certo la legge può essere aggirata, dato che l’assunzione è obbligatoria dopo 3 giorni di lavoro, e non è facile dimostrare la continuità quando c’è tanto ricambio di “braccia fresche” ed è grande la ricattabilità di chi è sprovvisto del maledetto permesso di soggiorno, ma ha l’umano ed urgente bisogno di conquistare con tutti i mezzi il permesso di vivere e di mandare denaro ai propri familiari.

Giorni fa si è tenuto a Cassibile un vertice fra Prefetto, Guardia di Finanza, Digos, Carabinieri e Questore alla fine del quale si è concordato che c’è bisogno di “intensificare i controlli delle forze dell’ordine”, ma non per perseguire i padroni ed i caporali, ma le loro vittime, cioè i migranti; essi, già sfruttati in condizioni neoschiaviste, non possono neanche permettersi il lusso di essere troppo visibili, per non minacciare la tranquillità degli abitanti del paese, anche se consumano e riempiono i supermercati, i negozi di generi alimentari e i bar (a loro però il caffè viene servito in bicchierini di plastica).

Affrontare la questione migrante solo come problema di ordine pubblico è in piena continuità con l’ottusità razzista della legge Bossi-Fini, che dev’essere quanto prima abrogata; ma nel siracusano, anche per la prevalenza di giunte di centrodestra, temiamo che si potrebbe continuare a privilegiare la politica securitaria contro i migranti, anziché colpire chi li sfrutta in nero.

Dopo 2 mesi, anche se il problema si ripete da almeno 5 anni, il Prefetto ha fatto finalmente adibire un casale (in affitto) in via della Madonna per ospitare 60/80 migranti, purchè in regola con il permesso di soggiorno; ma come mai il Prefetto non tutela i migranti nell’ottenimento del versamento dei contributi?
Il rischio è che, nel momento del rinnovo del permesso di soggiorno, anche i cosiddetti regolari vengano spinti verso la clandestinità.

A proposito di clandestinità, sarebbe urgente verificare la funzione e l’appalto del centro di detenzione di Cassibile, dato che l’ente gestore, l’Alma Mater, dichiara che è un centro di prima accoglienza, che diventerà un Centro d’Identificazione, ma intanto vi sono reclusi oltre 40 migranti (tutti richiedenti asilo?) e viene impedito l’accesso alle associazioni di volontariato. Che sia l’ ennesimo CPT “semilegale”?

La divisione fra migranti regolari in via della Madonna ed irregolari nel campo all’ingresso di Cassibile ci sembra alquanto preoccupante perché potrebbe favorire un intervento repressivo, possibilmente alla fine (fra poche settimane) della raccolta delle patate, così da salvaguardere tutti gli interessi locali.

Grazie all’intervento ed alla tenda di Medici Senza Frontiere sono stati approntati alcuni servizi e da alcuni giorni, anche durante la notte, c’è la preziosa testimonianza di padre Carlo D’Antoni e si alterna la presenza di volontari della Rete Antirazzista Siciliana, Arci ed Attac per garantire un contributo di solidarietà nella prospettiva di coinvolgere le organizzazioni sindacali, le forze democratiche e l’insieme della società civile siracusana in un concreto impegno (non solo a parole) per costruire insieme nuove politiche d’accoglienza dei migranti.

P.S. mercoledì 31/5 di terrà nel Tribunale di Siracusa alle 10 un’ennesima udienza del processo per il naufragio del Natale ’96 a largo di Portopalo; nel decimo anniversario del più grande naufragio dal dopoguerra nel Mediterraneo, potremmo, proprio a partire dalla realtà siracusana, rilanciare una nuova stagione di lotta per i diritti dei migranti

Per chiudere i lager, aprire le frontiere!

Alfonso e Marino della Rete Antirazzista Siciliana