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Richiedenti asilo LGBTI - A pro di chi?

L’accanimento mediatico sulle richieste di asilo per diverso orientamento sessuale

Una nota stampa del Circolo Pink Verona / Pink Refugees

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Ad essere sospettosi sembrerebbe essere partita una campagna diffamatoria, a scapito dei richiedenti asilo per orientamento sessuale o degli avvocati immigrazionisti. Pochi giorni fa un articolo del Corriere, due giorni dopo un servizio su Tgcom24 sostengono che gran parte di questo tipo di richieste di asilo sono false, con la collaborazione degli avvocati stessi che suggerirebbero questo escamotage ai migranti senza altre speranze di ottenere un permesso di soggiorno in Italia.

Queste generalizzazioni gettano discredito su tutte le categorie coinvolte, in primis sui richiedenti asilo stessi, che vengono descritti come una massa di bugiardi senza reali diritti e storie dolorose rispetto alle quali cercare protezione e speranza di una vita degna di essere vissuta.

Al Circolo Pink, associazione LGBTQI+ attiva da 35 anni nei campi dell’elaborazione del diverso orientamento sessuale e dei diritti umani e civili, abbiamo aperto nel febbraio 2017 il Pink Refugees, gruppo dedicato proprio a migranti omo-bi e transessuali.

Lavorando da quasi tre anni ormai con persone in fuga, reduci da persecuzioni e torture, incapaci a volte a tutt’oggi di raccontare ed esprimere il loro orientamento sessuale a causa della paura e della lunga consuetudine alla dissimulazione, conosciamo bene la trafila delle audizioni sfiancanti nelle commissioni territoriali, che non possono sottoporli a test psicologici (un segno di civiltà l’averli vietati, non certo una mancanza come sembra indicare l’articolo del Corriere), ma ne testano la credibilità a forza di domande, ad indagare un vissuto che nella maggior parte dei casi non ha avuto il tempo o gli strumenti culturali per essere elaborato.

Conosciamo i rifiuti e i successivi ricorsi in tribunale, dove i giudici, evidentemente non convinti che nel dubbio è meglio concedere la protezione piuttosto che rischiare di negarla a chi nel suo paese rischierebbe ancora la vita e l’incolumità, diniegano ancora. Conosciamo il baratro che si apre in quel momento, grazie al fatto che il ministro Minniti ha soppresso in questo tipo di processi il grado d’appello: il dubbio se ricorrere in Cassazione, con scarsissime speranze ed un esborso economico importantissimo per persone di scarsi mezzi, o presentare una nuova richiesta di asilo, senz’altro da offrire che ancora una volta la propria storia, senza dubbio poco attinente con le modalità europee di scoperta ed elaborazione del proprio orientamento sessuale ma che collocata nel suo contesto, a saperlo e volerlo vedere, rivela tutta la sua verità.

In questi tre anni mai ci è capitato di incontrare casi dove l’avvocato avesse suggerito l’orientamento sessuale perseguitato come una scappatoia. Abbiamo invece assistito a dinieghi in presenza di storie ampiamente supportate da testimonianze, tutte evidentemente ritenute false. Abbiamo visto persone costrette a fuggire ancora o ad entrare nel territorio dell’invisibilità.

Il tribunale di Venezia, competente per la maggior parte dei casi che seguiamo, negli ultimi mesi ha diniegato i ricorsi dei frequentatori del nostro gruppo in percentuale schiacciante, portandoci a chiederci cosa mai fosse successo perché fossero diventati così malfidenti e crudeli.

Quindi no, non basta dichiararsi gay per avere "automaticamente" il permesso di soggiorno, come dichiara l’avvocato intervistato da Tgcom24. Non sappiamo a pro di chi possa andare una affermazione come questa, che scredita in un solo colpo richiedenti asilo, avvocati ed associazioni LGBTQI+.

Sappiamo però che non c’era bisogno davvero di altra pastura per l’odio e il rifiuto all’accoglienza.

— -
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