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Rifiutati dall’Italia, migliaia di migranti dall’Africa cercano di raggiungere la Francia, rischiando la vita attraverso le Alpi

Christopher Livesay, National Public Radio - 1 gennaio 2019

Migranti attraversano un valico ricoperto di neve per superare il confine tra Italia e Francia, vicino Bardonecchia, sulle Alpi italiane (Piero Cruciatti/AFP/Getty Images)

Sulle piste da sci in Val di Susa in Italia, fuori Torino, i bambini si precipitano sui percorsi innevati, mentre altri fanno gli angeli nella neve.

Ma poco più in là, nei boschi, non lontano dal confine con la Francia, si presenta una situazione pericolosa, a volte mortale.

Poco dopo la mezzanotte, gli operatori della Croce Rossa hanno salvato un giovane di 28 anni, immigrato dall’Africa. Ha i sintomi dell’ipotermia: polso debole e respiro affannato. Siamo a 6mila piedi di altitudine, con dieci gradi Fahrenheit ( equivalente a -12,22 °C ndr.) ma quest’uomo non indossa neppure una giacca, solo una felpa, pantaloni e scarpe da ginnastica. Una delle soccorritrici, Alessia Amendola, gli offre del tè caldo.

I migranti cercano di passare dall’Italia alla Francia, illegalmente”, afferma. “Ma siamo in montagna, è veramente pericoloso”.

Lei, così come gli altri volontari della Croce Rossa, salvano di media 15 migranti ogni notte. Ma hanno salvato anche fino a 40 persone in una sola notte. La maggior parte di questi arriva dall’Africa sub-sahariana. Hanno già messo in pericolo le loro vite attraversando il Mediterraneo dall’Africa fino in Italia. Adesso cercano di fuggire dall’Italia, che ha reso chiaro come non li voglia accogliere. Qui è diverso però, devono affrontare il rigido freddo delle Alpi.

Non immaginano nemmeno quello che stanno per affrontare”, racconta Amendola.
Il team della Croce Rossa soccorre un altro migrante, delirante per il freddo. I suoi occhi si girano, mentre collassa salendo sul mezzo di soccorso.

Sveglia, sveglia”, dice la soccorritrice Michaela Macrì, battendo sulla sua guancia.
Anche lui è in ipotermia, con possibili geloni a mani e piedi. Per un momento si è svegliato, e ha detto il suo nome, Seidu, viene dal Senegal e dice di avere 14 anni.
I comuni del luogo e i gruppi di soccorso sostengono che circa 5.000 migranti hanno già provato ad attraversare il confine verso la Francia nel 2018. Circa la metà ci è riuscita (secondo le autorità locali sono stati più di 2.000 dalla primavera scorsa), ma molti no.

Abbiamo trovato diversi corpi di migranti questa primavera, durante il disgelo”, afferma Paolo Narcisi, medico e presidente dell’associazione no profit italiana, Rainbow for Africa. “Alcuni degli altri corpi non saranno mai ritrovati, ci sono animali selvatici qui, altri corpi si decompongono. Se non si conoscono le strade, è facile saltare giù da un dirupo, e nessuno riuscirà più a trovarti”.

Per capire il vero motivo per cui i migranti decidono di intraprendere un cammino così rischioso per lasciare l’Italia, basta osservare il vice premier e Ministro dell’interno Matteo Salvini. Nell’ultima settimana di novembre, il suo governo ha varato una legge che elimina i presupposti di natura umanitaria, necessari per il diritto di asilo, per coloro che non fuggono da persecuzioni politiche o dalla guerra.

Non scappate dalla guerra, così come non fuggite dalle torture; cosa dovete fare? Tornare nel vostro Paese”, ha affermato Salvini in un’intervista RAI poco dopo l’approvazione della legge. “Ci sono già 5 milioni di italiani che vivono in povertà; non posso ospitare centinaia di migliaia di persone che vengono dalle altre parti del mondo”.

Nel 2017, circa 130.000 persone hanno richiesto l’asilo in Italia; la Germania è invece prima nell’Unione Europea per il numero di richiedenti.

Lo status di rifugiato è stato garantito a 6.827 persone, mentre circa altre 27.000 hanno ricevuto un’altra forma di protezione umanitaria.

Stando all’Organizzazione internazionale per le migrazioni delle Nazioni Unite, nel 2017 sono arrivati in Italia via mare più di 119.000 migranti. Le cifre del Ministero dell’Interno italiano mostrano però un calo nel 2018, di circa l’80%, con solo 23.011 migranti e rifugiati in Italia.

I migranti hanno però cominciato la rotta attraverso le Alpi verso la Francia già prima dell’approvazione del decreto sicurezza. Dopo l’attacco terroristico di Parigi nel 2015, la Francia ha incrementato i controlli di sicurezza al confine con l’Italia.

Questo ha scatenato un aumento delle migrazioni verso il confine con condizioni meteo favorevoli.

Dalla primavera scorsa, la polizia francese ha inasprito i controlli nei confronti degli immigrati che cercano di passare il confine senza documenti, spingendoli così a spostarsi verso la zona nord delle Alpi, dove è più facile evadere i controlli.

Le Nazioni Unite sono intervenute sul nuovo decreto italiano, ravvisando violazioni di diritti umani e incitazioni d’odio, in quanto rende sempre più difficile per i migranti trovare tutele. Si teme che migliaia di questi finiscano a vivere nelle strade.
Harouna Waija (a sinistra) e Abdul Razak, entrambi 22 anni dal Ghana, camminano attraverso le Alpi italiane, vicino al confine francese. Christopher Livesay per NPR
Ecco la storia di due migranti che vivono nelle strade italiane; sono Abdul Razak e Harouna Waija, 22 anni ciascuno, dal Ghana. Razak ha lasciato il suo Paese per la povertà; Waija invece ha raccontato che la sua famiglia voleva ucciderlo perché si era convertito dall’Islam al Cristianesimo.

Si preparano per attraversare le Alpi, nella stazione ferroviaria non distante dal confine francese. E’ la prima volta che vedono la neve e quelli che erano per Waija un secondo paio di jeans sono finiti per essere una copertura per le caviglie.

E’ il quinto,” afferma. Sta indossando il quinto paio di pantaloni.
Razak ha raccontato di essere consapevole del rischio, ma di non avere nulla da perdere. Dormivano nelle strade una volta negato l’asilo in Italia. Per questo, spiega, le montagne non sono peggio.

Ho paura, ma devo provare”, dice, “voglio una vita migliore”.

I due sono d’accordo affinché io li segua nel loro tragitto, e siamo accompagnati da altri quattro migranti, che parlano francese.

Da un lato una macchina che corre nell’autostrada vicina, dall’altro la neve che si sgretola sotto i lori piedi. E’ ormai buio pesto, un buon momento per non essere scoperti, ma anche per perdersi.

Un passante si ferma e indica loro il confine. Sono subito nei boschi, a pochi passi dal confine dove aleggia la bandiera francese e dove la gendarmerie controlla la frontiera.

Si sparge la voce della presenza de ‘la police’. Se ci si avvicina ancora, si rischia di esser beccati.

Decidono di cambiare ancora percorso, passando ancora nei boschi. Sulla sinistra, c’è un burrone da attraversare, sull’altro lato invece, è tutto coperto di alberi, utili come protezione.

Ho camminato con loro per circa 200 metri, fino a quando la neve non è arrivata alle mie ginocchia. Sentivo l’acqua scorrere lì vicino e avevo paura di finire in un fiume ghiacciato. Ho salutato e sono tornato indietro, mentre i sei migranti scomparivano nel buio.

La mattina successiva, ho ricevuto una chiamata da Razak, che mi avvisava di avercela fatta; aveva superato il confine con la Francia, ma dopo quattro ore di cammino nella neve, è stato trovato dalla gendarmeria francese e rimandato in Italia.

Harouna Waija è stato medicato in un ospedale italiano, dove è stato curato per disidratazione. Dopo alcune ore con la flebo, si sentirà meglio.

Ieri il freddo mi stava congelando”, afferma con la voce che trema ancora. “Il mio sangue stava ghiacciando, è stato molto difficile. Attraversare le Alpi non è una buona soluzione, devo ammettere”.

Per il momento i due migranti sono stati riassegnati all’Italia; ma con l’arrivo della primavera e con la neve che si scioglie, i due dicono che sarà diverso. Le stagioni cambieranno, ma le misure dell’Italia contro i migranti no.