Per la libertà di movimento, per i diritti di cittadinanza

a cura dell'Avv. Marco Paggi

Rilascio e rinnovo dei permessi – 291 giorni la media di attesa. Nuove indicazioni dal Ministero

Sul permesso di soggiorno elettronico dovrebbe finalmente comparire il motivo del rilascio

In una riunione che si è tenuta il 1 dicembre 2008 tra tutti gli enti di patronato che hanno sottoscritto il protocollo di intesa con il Ministero dell’Interno ed il nuovo prefetto della Direzione centrale d’immigrazione e polizia di frontiera, dott. Rodolfo Ronconi si è discusso della questione relativa alle procedure di rilascio e rinnovo dei permessi di soggiorno.
Il prefetto Ronconi non ha potuto non riconoscere che “gli attuali tempi medi di rilascio e rinnovo di permesso di soggiorno elettronico sono assolutamente insostenibili”.

La media ufficiale, (che accorpa i dati di questure più virtuose, che hanno i tempi di rinnovo più brevi e questure evidentemente meno efficienti) è di 291 giorni per ogni permesso di soggiorno elettronico rilasciato. Il funzionario del Ministero dell’Interno che ha presieduto la riunione ha dovuto constatare che, se alcune questure rilasciano i permessi di soggiorno dopo soli sessanta giorni, questo vuol dire che è possibile, organizzando il lavoro e chiedendo un impegno non solo alle questure ma anche agli altri enti collegati, abbattere i tempi medi di consegna. Dal punto di vista organizzativo però non vi sono elementi per pensare che si possa cambiare questo trend fintanto che le risorse a disposizione per queste pratiche rimangono le stesse, molto scarse, mentre le procedure sono invece volutamente sempre più complicate dal punto di vista degli adempimenti che non possono non incidere anche sulla tempistica di lavorazione delle pratiche.

Secondo il prefetto Ronconi inoltre, da gennaio, dovrebbe finalmente apparire sui permessi di soggiorno elettronici il motivo di rilascio del premesso perché, com’è noto i permessi di soggiorno elettronici, sono stati concepiti senza l’indicazione del motivo del permesso. Poiché un datore di lavoro, per assumere, vuole sapere se il permesso è valido per lavoro, le questure sono state costrette a svolgere ulteriore attività burocratica rilasciando dei certificati, o attestazioni, sul motivo per cui il permesso di soggiorno elettronico, già rilasciato all’interessato, era stato concesso.
Questo doppio lavoro ha comportato un costo in termini di tempo e di denaro che è stato addebitato a nessuno, se non agli stessi migranti, laddove invece la corte dei conti dovrebbe attivare dei procedimenti nei confronti di chi, per colpa o negligenza grave, produce un danno all’amministrazione, che in questo caso sembra abbastanza evidente, senza contare naturalmente il danno prodotto nei confronti degli interessati che hanno dovuto perdere tempo per richiedere questa ulteriore attestazione.

Entro gennaio dovrebbe essere messo in circolo un nuovo modello di permesso di soggiorno elettronico che finalmente dichiarerà il motivo del permesso e consentirà anche un ragionevole incontro tra domanda e offerta nel mercato di lavoro.

Un’altra informazione utile che è emersa nel corso di questo incontro è che sono state date indicazioni alle questure affinché la durata del permesso di soggiorno venga calcolata a partire dalla data di decretazione del rilascio del permesso e che, qualora il permesso di soggiorno venga rilasciato sia già scaduto al momento della convocazione in Questura, per il ritiro del permesso stesso, vengano addebitati solo 27,50 euro e venga riavviata la procedura per il rinnovo del permesso stesso, evitando così l’ulteriore spesa per la spedizione del kit.
In altre parole, questa notizia ci dice che fino ad ora molte questure hanno continuato a consegnare dei permessi di soggiorno scaduti al momento della consegna. Questa situazione paradossale, purtroppo molto diffusa, riguarda specialmente i permessi di soggiorno di più breve durata. Per esempio il permesso di durata di 6 mesi per chi è in possesso di un contratto di lavoro a tempo determinato, oppure il permesso per attesa occupazione sempre di durata di non più di 6 mesi. Ecco che l’interessato, prima ancora di avere il permesso rinnovato doveva spendere altri soldi per chiedere l’ulteriore rinnovo del permesso di soggiorno. Inoltre, al di là della tempistica di attesa, quello che capitava di constatare è che il permesso veniva consegnato già scaduto proprio perché la data di decorrenza iniziale del permesso, quindi la data indicata nel permesso stesso, non era quella di effettiva consegna, bensì quella risalente al momento in cui l’interessato aveva fatto domanda.
Se l’interessato richiede il rinnovo nei tempi previsti dalla legge ma deve aspettare 6 mesi o un anno (291 giorni è il tempo medio di attesa) sarà destinato ad avere quasi sempre un permesso già scaduto e dovrà quindi riavviare da subito un’ulteriore procedura di rinnovo, spendendo altri soldi e rimanendo in una situazione di costante precarietà. In banca per fare un mutuo per l’acquisto dell’appartamento, oppure nella ricerca di un posto di lavoro. Con queste indicazioni, di cui naturalmente invitiamo a verificare l’applicazione, è stato chiesto alle questure di non indicare come data di decorrenza iniziale del permesso di soggiorno la data risalente alla domanda di rinnovo ma di indicare la data di decretazione, cioè la data nella quale il dirigente della questura ha apposto la sua firma per il rilascio del permesso di soggiorno – cosa che avviene a distanza di poco tempo rispetto alla successiva consegna.
Già questo consuma una piccola parte del tempo di durata del permesso di soggiorno ma è ben poca cosa rispetto alla prassi che abbiamo visto generalmente applicata fino a questo momento. Inoltre, e sempre con riferimento alla casistica sinora molto diffusa si è graziosamente disposto che agli interessati venga concesso di avviare la nuova procedura di rinnovo senza spendere tutti i 70 euro, bensì spendendo soltanto i 27,50 euro, evitando così l’ulteriore spesa per la spedizione del kit perché la pratica del rinnovo viene trattenuta in Questura senza dover percorrere nuovamente l’iter postale.
Anche a questo riguardo ci auguriamo che da parte delle questure vi sia un recepimento di queste indicazioni rapido ed efficiente anche se, naturalmente, queste indicazioni, se da un lato portano un vago sollievo alla drammatica situazione dei rinnovi dei permessi di soggiorno e rispetto agli oneri che sono ingiustamente imposti ai diretti interessati, dall’altro, sottolineano la drammaticità della situazione.

In ogni caso non esiste ancora alcuna circolare che comprovi l’invio delle indicazioni citate, si tratta infatti di dichiarazioni rilasciate dal prefetto Ronconi
. Ci auguriamo che le questure non rivendichino la necessità di ricevere disposizioni scritte per l’applicazione di questa prassi che sembra rispondere solamente a minimi criteri di buon senso.