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dal Corriere Romagna del 25 agosto 2006

Rimini – An “a Rimini serve un Cpt”

RIMINI – Oltre a potenziare i corpi di vigilanza, a partire dalla polizia municipale, sarebbe utile istituire un Cpt (centro di permanenza temporanea) in provincia di Rimini. La proposta è del consigliere comunale di An Pasquale Barone, che torna sul tema (senza fine) dell’abusivismo commerciale.Barone ricorda che da inizio anno sono state fotosegnalate migliaia di persone; “700 hanno avuto un provvedimento di espulsione immediato (una media di 3 al giorno), di queste circa 200 sono state accompagnate al confine, per le altre inevitabilmente un semplice invito ad abbandonare il nostro Paese entro 5 giorni. Soltanto poche decine le persone che, come prevede la legge, sono state ospitate in Centri di permanenza temporanei in attesa di validi accertamenti sulla propria identità”. Di qui la necessità del Cpt nel Riminese, peraltro zona ambita dai clandestini. Strutture che “dalle sinistre estreme sono stati paragonati alle prigioni, additati come luoghi di tortura, oggetto spesso di proteste dei centri sociali, nessuno di loro probabilmente ha mai varcato la soglia di un Cpt, dove fra l’altro lavorano decine di volontari italiani e stranieri, sempre attenti al rispetto per la persona, religione, etnìa, condizione sociale”.

Intanto Marco Di Marco (Rimini Riformista) replica al segretario dei Ds Riziero Santi. Spiega: “Ho la netta sensazione che si voglia solo dare un segnale di presenza e di attenzione che, finito il momento di stringente emergenza, non avrà alcun seguito”. Di Marco si scaglia contro alcune frasi utilizzate da Santi, ad esempio “miscelare legalità e integrazione”, sostenendo che portano ad una ricetta ambigua. E attacca anche Eugenio Pari che si era espresso contro le proposte di An di bastone estensibile e spray per gli agenti (ad ogni modo anche lo stesso Barone di An che le aveva fatte si difende tacciando Pari di “vuoto assoluto”), e conclude che “avendo bisogno come l’aria di oppressi e diseredati per giustificare la propria esistenza”, la sinistra “s’arrangia come può, con quelli d’importazione. Fingendo di non capire, però, che al contrario del proletariato sfruttato d’antica memoria, oggi agli immigrati si cerca d’imporre solo il rispetto delle leggi a cui noi tutti siamo tenuti”.

Di Marco non tralascia di suggerire controlli sugli affitti in nero, che peraltro sono già stati annunciati, giorni fa, dall’assessore al ramo Roberto Biagini, ma che sono stigmatizzati dall’avvocato Nelson Fabbri, del sindacato dei proprietari immobiliari: “Mi pare che si voglia fare una caccia alle streghe. Neanche nuova. Ma temo che così si prenderà un pugno di mosche: gli affitti in nero sono ormai pochissimi, per il semplice motivo che i riminesi hanno capito che sono rischiosi e poco convenienti. Specie con stranieri, coi quali non può neppure essere sicuri che ci sia stata comprensione della situazione per via della lingua”.

fra.p.