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da Il Resto del Carlino del 7 maggio 2009

Rimini – In spiaggia un abusivo ogni tre minuti. L’assessore Buldrini: “Eppure non sono troppi…”

Rimini, 7 maggio 2009 – Non sono aumentati. Sono ‘solo’ cambiati, in questi ultimi anni, i vu’ cumprà: meno senegalesi, più cinesi e in generale asiatici. “E la maggior parte di loro non sono criminali. A questo punto dobbiamo rivedere il fenomeno, e dobbiamo — annuncia l’assessore Vittorio Buldrini — rivedere l’impegno della polizia municipale. Ridimensionarlo, contenerlo. Perché il commercio abusivo non è l’unico problema che i nostri vigili devono affrontare”. Apriti cielo…

Ma questo è, secondo la ricerca commissionata dal Comunale di Rimini all’università di Forlì, presentata ieri al Museo. Un’indagine che arriva 12 anni dopo quella fatta per il rapporto ‘Città sicure’, e che a detta di Buldrini dà finalmente “una carta d’identità dei venditori abusivi”.

L’indagine non si è accontetata di andare a rilevare la presenza dei venditori abusivi sulla spiaggia. Il gruppo di ricerca guidato dal docente Maura de Bernant, oltre a scendere in spiaggia varie volte nell’estate 2008 (tra i primi di luglio e la fine d’agosto), ha intervistato gli stessi venditori abusivi, i turisti, gli operatori. Ne emerge un quadro ‘positivo’, secondo i ricercatori e secondo Buldrini, che “ridimensiona gli allarmismi fatti sui vu’ cumprà”.

Intanto, i numeri. Secondo la ricerca, i venditori sulla spiaggia sono praticamente gli stessi di 14 anni fa. Se nel 1995, anno di riferimento di ‘Città sicure, erano 515, nell’estate 2008 i ricercatori ne hanno contati tra i 500 e i 510. Con una concentrazione massima all’inizio di agosto (tra i 350 e i 400). Rimini sud è la zona di massima presenza: il 79,3% dei venditori ha operato tra Marina centro e Miramare (ben 21% solo a Rivazzurra). In un bagno della zona sud si è assistito al passaggio di abusivi ogni 3 minuti…

Ma i senegalesi, maghrebini e africani in generale sono una minoranza: erano il 64% nel 1996, ora sono il 35%, contro il 53% degli asiatici, tra cui spiccano i cinesi (un centinaio). Cambiano le nazionalità, e i ‘servizi’ offerti: sempre meno venditori (che restano il 57% del totale), sempre più specializzati in massaggi, tatuaggi, treccine (il 43%), quasi inesistenti negli anni ’90. L’indagine fa notare poi che è calato il numero di chi vende merce contraffatta: l’estate scorsa ‘solo’ il 10% vendeva borse, abiti e accessori vari di griffe taroccate, contro il 17% rilevato 12 anni fa da ‘Città sicure’.

E se è vero che il 91% dei venditori sulla spiaggia è illegale, oltre l’80% acquista dietro regolare fattura le merci che rivende al pubblico. “C’è invece un 5 o 6% di abusivi, quelli che vendono soltanto esclusivamente merce contraffatta, che preoccupano”. E’ solo quel 6% che, secondo la ricerca e secondo Buldrini, può essere legato a organizzazioni criminali.

“Sia chiaro, l’abusivismo commerciale è illegale e va perseguito. Ma questa ricerca — osserva Buldrini — dimostra che gli abusivi sono meno di quelli che qualcuno sostiene, e che in questi anni le azioni fatte dal Comune sono state efficaci. Non si può parlare di un fenomeno così criminale. E’ illegale, certo, così com’è illegale il lavoro nero negli alberghi. Per questo l’impegno della polizia per contrastare l’abusivismo commerciale andrà ridimensionato”.