Per la libertà di movimento, per i diritti di cittadinanza
/

Rimini – “Servono precarie”

Indagine sul lavoro delle donne immigrate nella provincia di Rimini svolta nell'ambito del progetto "I colori delle donne"- Anno 2005

I colori delle donne “, è un progetto per la realizzazione di una ricerca sociale sul lavoro delle donne immigrate nella Provincia di Rimini

La ricerca è stata realizzata in collaborazione con diverse associazioni di immigrate e, nella sua realizzazione, questa particolarità rappresenta una notevole ricchezza per tutta la parte relativa alla definizione degli obiettivi ed ai contenuti degli strumenti di rilevazione. Inoltre, sempre da questo punto di vista, occorre sottolineare che i questionari sono stati somministrati dalle donne immigrate appartenenti alle associazioni.

E’ stato assunto il tema del lavoro come guida dell’indagine in quanto esso ha una relazione diretta con il reperimento delle risorse economiche e coinvolge, allo stesso tempo, la sfera delle relazioni sociali, il grado di autonomia individuale, la costruzione della propria autostima e tutto quanto in qualche modo è condizionato, in positivo e in negativo, dal – o dall’assenza del – lavoro.

Il lavoro, quindi, non è visto solo nella sua accezione economica ma anche nella sua valenza di veicolo di relazioni sociali.

Sono state formulate diverse ipotesi che hanno orientato la ricerca.

In primo luogo per quanto riguarda la distinzione tra immigrate in regola con il permesso di soggiorno e senza permesso: la nostra ipotesi afferma che non vi sia differenza sostanziale per quanto riguarda il lavoro tra straniere in regola e non e che le sole differenze presenti siano in realtà indotte dalla particolare collocazione giuridica. Imponendo in questo modo una differenziazione laddove, invece, è presente omogeneità, con tutto ciò che ne consegue dal punto di vista della vita delle persone e dei loro comportamenti.

Inoltre sosteniamo che le straniere presenti nella provincia di Rimini siano impegnate principalmente nel lavoro di cura della famiglia, anziani o bambini che siano, e nei servizi domestici. Che si sia formata, insomma, una sorta di “specializzazione” professionale, quasi come se nei loro confronti fosse in atto una “doppia discriminazione”, come donne e come immigrate. Una specializzazione, quella del lavoro domestico, che è contrassegnata dall’ estrema precarietà , ulteriormente accentuata quando quest’attività è svolta da straniere. Inoltre, quando le straniere non sono in regola con il permesso di soggiorno, costrette nell’illegalità, questa precarietà si può trasformare in un vero e proprio lavoro servile.

Infine, sempre per quanto riguarda le ipotesi da sottoporre a verifica, sosteniamo che quella che abbiamo chiamato “specializzazione” professionale possa essere il prodotto di una sorta di segregazione occupazionale che può determinarsi quando la presenza di diffuse reti etniche si associa ad una chiusura verso la comunità ospitante.

Metodologia e tecniche adottate.

Il percorso di ricerca è stato avviato nell’aprile 2005 con la ricerca di sfondo, articolata in diverse fasi: dalla costruzione della bibliografia di riferimento, alle interviste a testimoni qualificati, alla definizione del campo di ricerca fino alla formulazione delle ipotesi generali. Successivamente sono stati affrontati i problemi relativi alla numerosità campionaria ed alla formulazione dei diversi campioni statistici, contestualmente alla scelta dello strumento di rilevazione (il questionario) ed alle modalità di somministrazione. La fase di somministrazione del questionario è stata realizzata dalla fine del mese di dicembre 2004 all’inizio del mese di aprile 2005, quindi in un periodo non “inquinato” dalla presenza del lavoro stagionale, così massicciamente diffuso nella provincia di Rimini. A questa fase è seguita la codifica e la elaborazione dei questionari e successivamente la stesura del rapporto di ricerca.

Abbiamo delimitato la presente indagine, dal punto di vista spaziale, al territorio della provincia di Rimini, nel senso che la ricerca sul campo si è svolta operativamente in quest’area e che la popolazione a cui ci riferiamo è in essa domiciliata.

Per quanto riguarda l’universo di riferimento esso è stato circoscritto alle donne straniere titolari di permesso di soggiorno, presenti sul territorio provinciale. Questa scelta ha facilitato la determinazione della numerosità della popolazione oggetto della ricerca, in quanto rientrano in questa classificazione tutte le donne immigrate con almeno quattordici anni, dando per scontato che prima di questa età il rapporto con il lavoro sia un dato eccezionale. Inoltre, per quanto riguarda l’appartenenza nazionale delle donne escluse dall’universo di riferimento, abbiamo adottato un criterio per così dire di senso comune, in qualche modo legato alla suddivisione dei paesi di provenienza sulla base del loro sviluppo economico. Tale scelta tiene conto anche della diversa considerazione politico-giuridica assegnata agli appartenenti alle diverse nazioni. Per capirci, lo status di un cittadino di nazionalità sammarinese o svizzera, oppure giapponese o, ancora, statunitense, è solo formalmente “extracomunitario” e non può certo essere assimilato a quello di un cittadino marocchino, colombiano o ucraino.

Complessivamente, per quanto riguarda le straniere titolari di permesso di soggiorno , l’universo di riferimento è composto da 6.809 donne.

Accanto a queste, sulla base delle ipotesi di ricerca e della particolare metodologia adottata nella rilevazione, a conclusione dell’indagine abbiamo stimato la presenza di 4.193 donne straniere non in regola con il permesso di soggiorno.

Su questa popolazione complessiva abbiamo realizzato la ricerca, avendo come obiettivo generale la conoscenza delle caratteristiche generali e come finalità particolare l’analisi delle condizioni occupazionali collocate nel contesto delle relazioni sociali.

Scarica l’indagine Servono Precarie ” a cura di Giuseppe Fabbri (Istituto Scienze dell’uomo) – Edizioni THEUT