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Rinnovo permessi di soggiorno – Commento alla decisione della Questura di Pavia

Il 2 ottobre è apparsa sul quotidiano Il Manifesto una buona notizia.

Si tratta di una soluzione che è stata trovata dal Questore di Pavia sul problema annoso dei rinnovi del permesso di soggiorno e dunque dei lunghi tempi di attesa che, di fatto, costringono alla morte civile i lavoratori immigrati. Il Questore di Pavia, sollecitato dalle associazioni e dalle organizzazioni sindacali operanti a livello locale, ha adottato una scelta decisamente coraggiosa, se non altro perché risulta essere la prima sul territorio nazionale, e cioè quella di disporre nei confronti dell’Ufficio Stranieri che tutti coloro i quali si presentano presso la Questura di Pavia per il normale rinnovo del permesso di soggiorno ottengano un timbro di proroga della validità del permesso di soggiorno fino alla data assegnata per l’appuntamento e l’inoltro di tutta la documentazione necessaria per il rinnovo del permesso di soggiorno.
In altre parole, tutti i mesi di attesa rispetto alla data di appuntamento assegnata per consegnare la documentazione sono “coperti” presso la Questura di Pavia, d’ora in avanti, da un timbro di proroga di validità del permesso di soggiorno, che quindi rimane nel possesso degli interessati con una durata prolungata.
Essendo in possesso di un permesso di soggiorno in corso di validità, gli interessati possono svolgere tutti i normali adempimenti della vita quotidiana e lavorativa; quel timbro – come specificato anche nell’articolo sul Manifesto – significa espatriare senza problemi, cambiare lavoro, stipulare contratti anche di locazione. Significa, inoltre, poter fare un passaggio di proprietà di un’automobile, poter sostenere l’esame della patente o poter richiedere la conversione della propria patente nazionale.
Proprio per poter ottenere quel timbro a Roma, in questi giorni, ci sono 3 persone che stanno facendo lo sciopero della fame.
Il Questore di Pavia ha dichiarato di non considerare questa soluzione illegale, cioè al di fuori del quadro normativo che disciplina la normativa sull’ingresso e sul soggiorno degli stranieri, ed ha riferito, inoltre, di aver proposto questa soluzione ad altri colleghi questori ed allo stesso Ministero degli Interni, per estenderla come metodo ordinario di operatività degli Uffici stranieri.
Tuttavia, risulta chiaro che da parte del Ministero degli Interni non c’è, almeno al momento, la volontà di avvallare questa soluzione, come pure da parte degli altri questori c’è una forte titubanza in questo senso, dovuta al timore di adottare una scelta che sicuramente non piacerebbe al Ministero dell’Interno.
In realtà, la proroga del permesso di soggiorno, trova piena legittimazione nel quadro giuridico oggi esistente, perché significa semplicemente riconoscere il fatto che una persona con un permesso di soggiorno in scadenza, che si attiva, nei termini di legge, per richiederne il rinnovo non è in una situazione di irregolarità. Di fatto, tutti coloro che sono costretti ad attendere molti mesi per il rinnovo del permesso di soggiorno si trovano in una condizione molto vicina a quella del clandestino: se vengono fermati dalla polizia, con la ricevuta in loro possesso non rischiano l’espulsione, ma, a parte questo, trovano poi nella realtà pratica tutta una serie di difficoltà che sono prodotte proprio dalla lentezza degli uffici competenti nello smaltimento delle pratiche di rinnovo. Secondo la stessa legge, le pratiche dovrebbero trovare definizione nel giro di 30 giorni; in realtà, solo per poter arrivare al momento di presentazione della documentazione, trascorrono mesi a seconda della situazione della questura: a Venezia i tempi di attesa complessiva si aggirano attualmente attorno ai 12 mesi, a Padova a 4 mesi circa, ed è anche nelle Questure di altre città. E’ una durata fatale perché impedisce alle persone di condurre una vita normale. Un lavoratore con un permesso di soggiorno in fase di rinnovo può, dal punto di vista legale, trovare una nuova occupazione e il datore di lavoro può costituire validamente un rapporto di lavoro; ma, dal punto di vista pratico, pochi sono coloro che si fidano a correre un rischio del genere, rischio rappresentato dalla possibilità di instaurare un rapporto di lavoro per qualche tempo e doverlo poi risolvere bruscamente una volta verificato che il permesso di soggiorno non è poi rinnovato.
Certo è che questa eccessiva prudenza delle questure che non vogliono autorizzare a prorogare formalmente il permesso di soggiorno fino alla data utile per la presentazione dei documenti, data già preparata in tempo utile, produce una sostanziale morte civile, ossia una serie di difficoltà pratiche che possono anche rischiare di alimentare il sottobosco della malavita. Una persona che per motivi urgentissimi, magari familiari, ha bisogno di rientrare temporaneamente nel proprio paese e non lo può fare legalmente perché ha il permesso di soggiorno in fase di rinnovo, è chiaro che tenterà di trovare altre strade per sopperire ai propri bisogni fondamentali ed indifferibili.
Ciò non giova certo alla tutela dell’ordine pubblico che tanto preme al Ministero dell’interno.
La soluzione ideata dal Questore di Pavia è in realtà perfettamente conforme alle nostre norme, perché lo straniero anche durante la fase di rinnovo del permesso di soggiorno è uno straniero regolarmente soggiornante, per cui finché la Questura non ritiene di valutare le circostanze ed adottare un provvedimento qualsiasi – di revoca, di annullamento del permesso di soggiorno, eventualmente di espulsione – fino a quel momento lo straniero è in condizione regolare, e non può essere lui a pagare, sulla propria pelle, in termini molto gravi, la lentezza della pubblica amministrazione.
Addirittura avevamo anche trattato il caso dello sportello del Centro per l’impiego di Ravenna che rifiutava l’iscrizione alle liste di collocamento ad uno straniero per il solo fatto che questi si trovava in fase di rinnovo del permesso di soggiorno.
Presumere che tutti gli stranieri costretti sempre più spesso grazie alla legge Bossi-Fini a presentarsi presso le questure a rinnovare il permesso di soggiorno siano dei presunti irregolari, clandestini o delinquenti, risulta a tutti come una cosa assurda. Non abbiamo statistiche al riguardo, il Ministero dell’Interno non ha reso disponibili le statistiche da cui verificare qual è il tasso percentuale di rinnovi di permesso di soggiorno che vengono rifiutati, ma certamente si tratta di una percentuale esigua e, quindi, a maggior ragione non avrebbe senso trattare tutti alla stessa stregua di chi, una volta sottoposto a verifiche, sarà destinatario di un provvedimento di rifiuto del rinnovo del permesso di soggiorno.
Dal punto di vista legale, lo straniero in fase di rinnovo del permesso di soggiorno è uno straniero in condizione regolare di soggiorno e come tale deve essere trattato in relazione a qualsiasi adempimento, anche in relazione agli adempimenti di iscrizione all’anagrafe della popolazione residente. Nella pratica, però, registriamo che, anche da questo punto di vista, c’è una interpretazione ed applicazione della legge alquanto variegata, per non dire che, nella maggior parte dei casi, c’è un’applicazione sbagliata della legge. Molti ufficiali dell’anagrafe, per esempio, dispongono la cancellazione dall’anagrafe della popolazione residente nei confronti di persone che non rinnovano la dichiarazione di dimora abituale entro i 60 giorni dalla scadenza del permesso di soggiorno, e questo anche nei casi in cui lo straniero si presenta per rinnovare la dichiarazione di dimora abituale dimostrando che si è attivato tempestivamente per richiedere il rinnovo del permesso di soggiorno, ma che sta purtroppo ancora attendendo, essendo costretto ai tempi imposti dalle questure e dalla loro scarsa disponibilità di mezzi, uomini e risorse.
Altri ufficiali di stato civile ritengono giustamente che sia un diritto pacifico dello straniero rinnovare e mantenere il proprio stato di persona legalmente residente in quanto non è colpa sua se la locale questura impone tempi lunghissimi di attesa per il rinnovo del permesso di soggiorno. Nella provincia di Treviso è stato addirittura necessario un intervento del Prefetto che ha dovuto formalmente ordinare a tutti gli ufficiali di stato civile di non cancellare dall’anagrafe della popolazione residente le persone che, alla scadenza del permesso di soggiorno ed entro i 60 giorni successivi, non sono ancora in grado di dimostrare l’avvenuto rinnovo del permesso di soggiorno.
Ma se, come risulta a tutti, questi problemi si verificano unicamente a causa della lentezza delle procedure di rinnovo, la scoperta dell’acqua calda è proprio quella di disporre la proroga del permesso di soggiorno fino alla data in cui la Questura competente sarà in grado di valutare la domanda di rinnovo del permesso di soggiorno.
Certo, in un contesto in cui la guerra preventiva è diventato un elemento pregnante della cultura dominante, è possibile anche immaginare che la clandestinità preventiva, imposta a queste persone, possa trovare una certa coerenza nel sistema, ma questo è certamente paradossale.
La soluzione adottata dal questore di Pavia, al quale non possiamo che fare i nostri complimenti per il buon senso, è una soluzione coraggiosa se non altro perché è la prima che è stata individuata in questi termini a livello nazionale, ma è certo che bisogna anche parlare del coraggio delle associazioni operanti sul territorio.
Una soluzione analoga è stata adottata anche dalla questura di Padova che, per quanto riguarda il periodo di godimento tradizionale delle ferie, ha disposto il rilascio di un timbro di proroga sul permesso di soggiorno nei confronti di chi si presentava per chiedere il rinnovo, ottenendo un appuntamento a distanza di mesi, in possesso di una situazione lavorativa regolare. Questa soluzione potrebbe essere quindi allargata e adottata a regime come regola di consuetudine perfettamente lecita e conforme alle norme del nostro ordinamento giuridico. Ci auguriamo dunque che oltre alla sensibilità del Questore di Pavia ci sia anche la sensibilità delle associazioni operanti a livello locale, perché, come si sa, se nessuno chiede è difficile che qualcuno possa concedere.

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