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da La Repubblica di Bari del 19 settembre 2006

Rintracciata polacca desaparecida ma ci sono 5 cadaveri sconosciuti

Una donna si è riconosciuta nelle fotografie su Repubblica. Il sito in aggiornamento continuo.

Una signora polacca data per dispersa, Grazyna Predotka di 51 anni, rispuntata ad Arezzo. Una ragazza segnalata alla questura di Foggia dall’ambasciata, perché di lei non si avevano più notizie, trovata a Vieste e decisa a esigere il massimo rispetto della privacy. Il sito della polizia di Varsavia, la Spoon river di uomini e donne partiti per l’Italia e poi spariti, che viene continuamente aggiornato e aggiustato. Una trentina di nomi sono stati già depennati d’iniziativa delle autorità polacche, dopo che la home page ha smosso le acque e le coscienze. Altri sono stati aggiunti in questi ultimi giorni, perché segnalazioni e richieste di aiuto continuano ad arrivare. E perché la fiducia nelle istituzioni non è illimitata. Un padre e una madre, da giorni, stanno battendo le campagne e gli agri della Capitanata con la fotografia del figlio in mano. Non sanno dove è, temono che gli sia successo qualcosa di terribile. Hanno cominciato le ricerche da qui, dal Tavoliere, perché sanno e dicono che per i connazionali è una delle tappe quasi obbligate. Ma la via crucis, per ora, per la coppia ha solo stazioni dolorose e silenzi.

Grazyna, invece, dalla Toscana ha visto la sua foto tessera su un giornale. Era in mezzo a quelle dei desaparecidos di Polonia. Così si è presentata ai poliziotti della squadra Mobile di Arezzo, per raccontare dell’equivoco. E di sé. Nel ‘92, ha spiegato, ha mollato il marito alcolizzato ed è scappata in Italia. Lui, probabilmente, ha denunciato la scomparsa. Gli anziani genitori hanno fatto la stessa cosa. Ma lei, trovato un lavoro da colf, uscita dalla clandestinità, poi ha riallacciato i contatti con la famiglia d’origine e con la figlia. L’anno scorso in Polonia c’è addirittura tornata e c’è rimasta per sette mesi. La Puglia, terra di approdo di centinaia di connazionali, non l’ha mai vista. Le piacerebbe girarla. A breve, fa sapere, verrà in pellegrinaggio a San Giovanni Rotondo. A. B, classe ‘74, sua connazionale, abita da tempo a Vieste. Qualcuno aveva chiesto di rintracciarla alla ambasciata polacca, senza passare dal sito della polizia di Varsavia, fuori elenco. Anche lei è stata trovata. Ma ha pregato gli agenti di Foggia, come è suo diritto, di non informare nessuno e di essere lasciata in pace, perché è maggiorenne e vuole disporre liberamente della propria vita.

Allarmi che rientrano, misteri che si chiariscono, informazioni che finalmente cominciano a girare. E storie ancora tutte da scrivere. Nelle celle frigorifere degli ospedali di Foggia e di San Giovanni Rotondo ci sono cinque cadaveri non identificati. Tutti maschi. Sconosciuti, senza nome e senza passato. In almeno due casi di tratta di stranieri, per tre manca anche questa elementare informazione. I detective della Mobile hanno completato il censimento e steso una lista con i dati essenziali, il prossimo passo sarà quello di rivedere le pratiche e di cercare qualche appiglio, qualche particolare che può essere sfuggito. A San Giovanni la salma da riconoscere è quella di una persona «di sesso maschile, età 52 anni, di nazionalità polacca, deceduta per cause naturali: ipertrofia cardiaca». Agli Ospedali Riuniti del capoluogo i corpi che nessuno reclama e identifica sono quattro: un uomo di 40-45 anni deceduto per emorragia cerebrale, un coetaneo di cui null’altro è dato sapere, un nordafricano di 25-30 anni vittima di un incidente avvenuto il 28 agosto di quest’anno in Agro di Foggia. E un altro “politraumatizzato della strada” morto il 10 settembre.