Si erano presentati nella sede di via Nicolodi per avere un faccia a faccia con il questore Presenti, si sono dovuti accontentare di esporre i loro problemi ai dirigenti dell’ufficio stranieri Pane e Sommariva ma in fondo il loro obiettivo minimo l’hanno raggiunto. Stiamo parlando del centinaio di immigrati che ieri mattina, capitanati dal leader dei disobbedienti Luca Casarini, hanno presidiato per più di due ore la questura di Marghera: il tutto in concomitanza con altri cortei simili che in tutta Italia si sono mobilitati innanzi a questure e prefetture. Slogan, striscioni (“Dovete trattarci come essere umani-Basta aspettare un anno per il rinnovo”), musica e cori, questi gli ingredienti di una protesta composta e mai sopra le righe ma assolutamente determinata nel fare sapere di voler dare “visibilità agli invisibili” e nel gridare la propria totale ostilità verso la legge Bossi-Fini sull’immigrazione. Verso le 11 i rappresentanti dello sportello invisibili e dell’associazione razzismo stop hanno scortato un folto e variegato gruppo di curdi, moldavi, tunisini, senegalesi e tanti membri di quella Bangladesh Association che, solo nel veneziano, cerca di tutelare quasi 5 mila persone. “Con l’entrata a regime della Bossi-Fini – recitava il volantino della manifestazione – si stanno concretizzando le facili profezie che furono tratte quando si cominciò a parlare di questa legge. Oggi a fronte dei 700 mila migranti sanati con la Bossi-Fini si sono aggravate pesantemente le condizioni per sbrigare le pratiche nella questure: e questo per il restringimento a sei mesi del periodo di rilascio del permesso di soggiorno per ricerca lavoro, per le difficoltà sempre maggiori a trovare contratti a tempo indeterminato senza contare poi le ulteriori complicazioni legate alle interminabili attese per i ricongiungimenti familiari”. Da qui appunto la richiesta di un incontro avanzata dai partecipanti al corteo, una rappresentanza dei quali è appunto stata ascoltata in questura. “Ci interesseremo e faremo ciò che potremo per snellire le lungaggini burocratiche”, è la risposta data alla delegazione, che al contempo si è impegnata a presentare nei prossimi giorni una piattaforma di richieste specifiche prima tra tutte l’auspicato ripristino del permesso di soggiorno per ricerca lavoro della durata di almeno un anno. “Ma questo sarebbe solo il punto di partenza – hanno concluso i dimostranti – per arrivare a far si che gli immigrati non siano più, come accade ora, clandestini o ostaggi dell’Italia”.
da Il Gazzettino on-line del 28 marzo 2004
Ritardano i rinnovi, protestano gli immigrati di Marco De Lazzari
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