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Da Il Secolo XIX on line del 18 marzo 2008

Rom, concluso lo sgombero

Viene rasa al suolo in queste ore, la baraccopoli eretta dai rom in via al Greto di Cornigliano, nel ponente di Genova. All’arrivo delle forze dell’ordine, gli zingari romeni – un centinaio di persone, secondo il Comune – avevao già lasciato le proprie casupole, certo misere, ma anche esempio di abilità manuale e capacità di adattamento.

Dentro alle baracche, costruite con pochi attrezzi e molta buona volontà, sigillate con teli di plastica per limitare le infiltrazioni d’acqua, c’è persino qualche surrogato di comfort: stufe artigianali, per combattere il gelo, tappeti per terra, letti con materassi. Tutto questo sarà azzerato, oggi, dall’azione delle ruspe motivata da gravi problemi di igiene e di sicurezza. Il Comune ospiterà temporaneamente, in albergo e in strutture specializzate, una trentina di rom: tutte famiglie con adolescenti e bimbi piccoli. Tutti gli altri andranno a ingrossare le fila dei senza dimora romeni sparsi in vari insediamenti abusivi. Tre saranno al centro di nuove azioni di sgombero: l’area di via Molinetti, a Voltri, dove sono accampati una trentina di rom, che sarà liberata nel giro di due settimane; il piccolo accampamento di via Pietro Chiesa, a Sampierdarena, e quello di via San Gottardo. Nessun intervento in vista, al momento, per l’ex fabbrica della Mira Lanza, che ospita una cinquantina di romeni, la colonia più numerosa dopo quella che sarà fatta sloggiare oggi dal greto del Polcevera.

«Per Cornigliano non si poteva più aspettare», dice l’assessore all’Immigrazione, Massimiliano Morettini: «Non potevamo lasciare i bambini a giocare in mezzo ai topi». Troppo alti i rischi per i disperati dell’Est che, da mesi, abitano l’accampamento di fortuna tra il Polcevera e l’Ansaldo. Risale all’estate scorsa il rapporto della Asl circa il pericolo che, tra le baracche di fortuna, esplodessero epidemie che avrebbero colpito prima di tutto i bambini. A complicare il quadro, l’allarme lanciato dai vigili del fuoco intervenuti a gennaio per un principio di incendio: nel campo troppe bombole di gas, possibili esplosioni.

Così il sindaco, Marta Vincenzi, ha firmato fa l’ordinanza di sgombero che sarà eseguita questa mattina, alle 9, alla presenza della forza pubblica. Mai, però, gli sgomberi di rom hanno dato luogo a incidenti. «Sono persone miti e bisognose di tutto», ripete Giordano Pupo, della Comunità di Sant’Egidio che, assieme all’Arci, venerdì ha disertato polemicamente la riunione organizzata dal Comune per preparare lo sgombero cui l’organizzazione cattolica e quella laica sono fermamente contrarie. «Per i rom chiediamo una sistemazione dignitosa, anche in alloggi pubblici», afferma Giordano. «Non daremo loro una casa, ma certo non li abbandoniamo al loro destino», replica Morettini che, coi Servizi sociali, ha messo a punto un piano di accoglienza e sostegno per i nomadi sfrattati da Cornigliano. «Le famiglie con anziani, minori o persone malate – ricorda l’assessore – saranno ospiti del Comune per un periodo massimo di tre mesi. Dopodiché, se non dimostreranno di essere economicamente autonomi, come prevede la normativa europea, riceveranno un foglio di via e dovranno tornare al loro Paese». In questi tre mesi, comunque, saranno aiutati nella ricerca di un lavoro e alcuni potranno anche seguire corsi di formazione. Per facilitare l’assunzione dei rom emigrati a Genova da parte di aziende italiane o locali in Romania sarà attivato un apposito sportello. Identiche chance saranno offerte anche ai rom che, lasciando Cornigliano, non saranno assistiti da Tursi. A fine mese è attesa in città una delegazione del governo di Bucarest per esaminare l’emergenza e magari finanziare le contromisure messe in atto dal Comune.

Ieri sera, in molti, avevano già abbandonato il campo di Cornigliano portando via masserizie e piccoli mobili. Nei giorni scorsi operatori sociali, affiancati dai volontari di Sant’Egidio, hanno spiegato ai rom i dettagli del progetto di accoglienza e inserimento. Quelli che stamane saranno rimasti accanto al Polcevera, potrebbero essere radunati nel vicino istituto dei frati cappuccini, al Boschetto, per una prima accoglienza. Chi avrà diritto a una sistemazione pubblica, sarà accompagnato nella nuova casa.