Per la libertà di movimento, per i diritti di cittadinanza

Rom, parlamento europeo: Italia non prenda impronte digitali

giovedì, 10 luglio 2008 10.41

ROMA (Reuters) – Il Parlamento europeo ha esortato oggi le autorità italiane ad astenersi dal raccogliere le impronte digitali dei rom. Lo riferisce una nota dell’europarlamento, che ha adottato una risoluzione in tal senso.

In particolare la risoluzione ritiene “inammissibile la violazione dei diritti fondamentali dei bambini e la loro criminalizzazione”.

“Chiede quindi alla Commissione di verificare la compatibilità delle misure italiane con il diritto Ue”, si legge nella nota.

Dopo un acceso dibattito a Strasburgo, il Parlamento ha adottato con 336 voti favorevoli, 220 contrari e 77 astensioni la risoluzione sostenuta tra gli altri da Pse e Verdi.

La raccolta delle impronte digitali dei rom «costituirebbe chiaramente un atto di discriminazione diretta fondata sulla razza e l’origine etnica, vietato dall’articolo 14 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo”.

Più in particolare, i deputati ritengono “inammissibile” che, con l’obiettivo di proteggere i bambini, questi ultimi “vedano i propri diritti fondamentali violati e vengano criminalizzati”. Sostengono, invece, che “il miglior modo per proteggere i diritti dei bambini rom sia di garantire loro parità di accesso a un’istruzione, ad alloggi e a un’assistenza sanitaria di qualità, nel quadro di politiche di inclusione e di integrazione, e di proteggerli dallo sfruttamento”.

La risoluzione prende di mira la decisione del governo italiano di individuare attraverso la raccolta delle impronte digitali, tutti i rom presenti in Italia, mentre la Camera dei deputati dovrebbe convertire in legge entro il 25 luglio un decreto che inasprisce le misure sulla sicurezza, che tutte le forze parlamentari hanno ritenuto essere “un’emergenza nazionale”.

Il Parlamento di Strasburgo ha però invitato la Commissione “a valutare approfonditamente le misure legislative ed esecutive adottate dal governo italiano per verificarne la compatibilità con i trattati dell’Ue e il diritto dell’Ue”.

Ha espresso poi preoccupazione per il fatto che, a seguito della dichiarazione dello stato di emergenza, i prefetti, cui è stata delegata l’autorità dell’esecuzione di tutte le misure, inclusa la raccolta di impronte digitali, “possano adottare misure straordinarie in deroga alle leggi”, sulla base di una legge riguardante la protezione civile in caso di “calamità naturali, catastrofi o altri eventi”, “che non è adeguata o proporzionata a questo caso specifico”.

I deputati si sono detti preoccupati riguardo all’affermazione — contenuta nei decreti amministrativi e nelle ordinanze del governo italiano — secondo cui la presenza di campi rom attorno alle grandi città costituisce di per sé una grave emergenza sociale, con ripercussioni sull’ordine pubblico e la sicurezza, che giustificano la dichiarazione di uno “stato d’emergenza” per 12 mesi.

Prima di procedere al voto, il commissario Barrot ha aggiornato l’aula sugli ultimi sviluppi intervenuti a seguito dei suoi contatti con il ministro dell’Interno Roberto Maroni ed ha spiegato che l’intenzione sarebbe di raccogliere le impronte unicamente se non è possibile stabilire l’identità delle persone e, per quanto riguarda i bambini, si procederebbe in tal senso solo con l’autorizzazione di un giudice. Saranno inoltre depennate dal censimento le richieste di indicare l’etnia e la religione.

Ma questa precisazione non ha impedito il voto e l’approvazione della risoluzione.