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Da Carta del 23 febbraio 2009

Rom, sicurezza e ronde. Il prefetto Pecoraro incontra i consiglieri regionali del Lazio

Questa mattina il Prefetto di Roma nonché commissario governativo per i rom, Pecoraro, ha ricevuto la commissione sicurezza della Regione Lazio. Da discutere c’era il Patto per Roma sicura, il nuovo censimento dei campi rom, dopo la inutile ricognizione della Croce rossa effettuata nei mesi scorsi e il nuovo regolamento per i campi messo a punto dallo stesso Pecoraro.

Dopo il buco nell’acqua del primo Patto, quello voluto dall’allora sindaco Walter Veltroni, sta per nascere la versione Gianni Alemanno, che come la precedente punta sulla eliminazione dei campi abusivi, sul censimento di rom e sinti presenti a Roma, sulla ristrutturazione dei sette campi autorizzati attualmente esistenti e sulle regole che gli abitatori dei campi dovranno rispettare. A domanda, Pecoraro non ha difficoltà a rispondere che mentre il precedente censimento si svolse su base volontaria, quello attualmente in corso è obbligatorio. Che, mentre il precedente censì 5.500 persone quello attuale fa attestare la cifra sulle 7, 8 mila, che mentre il precedente aveva fornito la possibilità di vaccinazione ai bambini quello attuale li obbliga, anche se si stanno verificando casi in cui gli stessi bambini vengono vaccinati più volte poiché le Asl non sono in grado di fornire dati certi. Che quello attuale ha individuato parecchi casi di persone che abusivamente frequentano i campi, alcune delle quali hanno problemi con la giustizia.
Alla osservazione di un consigliere sul fatto che vengono inviati per sessanta giorni (per alcuni il trattenimento si è perfino verificato più volte) nel Cpt diciottenni “colpevoli” solo di non avere i documenti e che a nulla vale il decreto di espulsione poiché si tratta di giovani nati in Italia, il prefetto Pecoraro ha detto di non saperne nulla e che, comunque, dipende dalla legge che a suo dire andrebbe modificata. Dal Censimento della croce rossa, iniziato nel luglio scorso, comunque un dato emerge con chiarezza: il 51 percento dei rom presenti nei campi è italiano e del restante 49 per cento, la stragrande maggioranza viene dalla ex Iugoslavia, un luogo che sulla carta geografica non esiste più.
Il Prefetto-commissario governativo per i rom ha anche chiarito che il regolamento prevede la possibilità di stazionare nei campi (che verranno comunque ristrutturati) per non più di due anni più due. E dopo? “Stiamo prendendo contatti con i presidenti delle province per recuperare abitazioni in tutti i comuni”, ha detto Pecoraro. E se i sindaci si rifiutano? Se le abitazioni non si trovassero? Il prefetto allarga le braccia.
Non è clemente, Pecoraro, nei confronti di Roma “tra le capitali più sicure del mondo”, dice, ma anche “troppo anarchica” in cui le leggi ci sono ma le regole no, e se ci sono non vengono rispettate.
Infine, le ronde. Non ha ancora ricevuto il testo del provvedimento, dice, ma preferisce chiamarle “ausiliari della sicurezza” e assicura che si tratterà di associazioni di anziani o di ex appartenenti alla protezione civile che sorveglieranno i parchi muniti di telefonino. Come impedire quel che è accaduto a Guidonia con cittadini che volevano farsi giustizia da soli? “Ho mandato i carabinieri”, ha precisato il Prefetto che però ha aggiunto che le ronde sono più un effetto del boatos raccolto dai media che non una necessità: “Guardiamoci – ha aggiunto – dal trasformare problemi di sicurezza in problemi di intolleranza”. Quanto ai rom, Pecoraro lancia un messaggio anche a loro: “Se non si lasciano coinvolgere, perderanno un’occasione che non si presenterà più. Ci sono risorse – conclude Pecoraro – c’è attenzione e c’è la possibilità per loro di vivere meglio”. La commissione se ne va fiduciosa, ma basta fare un giro in uno qualsiasi dei campi rom esistenti nella Capitale per capire che l’occasione di cui parla il Prefetto è di là da venire.