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Roma – Altro sgombero a Tor Cervara, altra assenza di risposte abitative

Il Movimento per il Diritto all'Abitare promuove una giornata di mobilitazione territoriale per il 10 ottobre: «legittima difesa» contro l'ultima circolare che fa la guerra ai poveri

Roma – In via Raffaele Costi, periferia est della città, venerdì mattina di buon’ora, la polizia ha fatto irruzione nello stabile occupato da oltre 200 persone, italiani ed immigrati. In un sopralluogo di giugno, le persone che abitavano l’edificio risultavano circa 270.
L’ordine di sgombero, sebbene previsto per il 15 di questo mese, è arrivato già alle 7.00 di mattina, quando i tanti bambini stavano ancora dormendo.

Ci hanno sfondato le porte e sono entrati – dicono le persone fuori dell’edificio – . Ci hanno trattato come gli animali, incuranti di ogni situazione e di ogni persona, dalla più fragile fino ai piccolini“.
Gli occupanti sono stati portati in Questura, per l’identificazione, bambini e bambine compresi. Le agenzie di stampa, riportano che a fine giornata le persone identificate sono state 40.

Completato lo sgombero, che si è svolto senza incidenti, le persone rimaste all’esterno sono state accompagnate a due a due dalla Polizia e hanno potuto recuperare i pezzi della loro vita distrutta all’interno dell’immobile.
I servizi sociali hanno invece aspettato le famiglie e i bambini in via Teofilo Patini, per continuare e procedere con i colloqui per l’assistenza post sgombero, in cui verranno indicati i percorsi dell’accoglienza di Stato, fino al riempimento delle strutture – alcune oggetto anche dello scandalo “mafia capitale” – che in questa fase, sono in continuo riassetto, anche improvviso.
Esclusi, da tale “alternativa”, tutti coloro che non hanno – nella bolgia delle procedure di richiesta asilo e nelle difficoltà denunciate dei rinnovi legate alle residenze – alcun documento.

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Le persone identificate in Questura hanno ricevuto un bel foglio timbrato con il quale si avviano le indagini in relazione all’art. 633 c.p. (invasione di terreni o edifici).
Nel foglio, inoltre, è indicato e specificato, in assenza di avvocato, un difensore d’ufficio, mentre con il paventato decreto Salvini sulla sicurezza (che prevede l’attacco alla protezione umanitaria e molto altro) si vuole limitare proprio tale diritto alla difesa.
Alcune delle persone indagate durante le comunicazioni e le notifiche delle Questura non sono state assistite da alcun mediatore e, non sapendo che dovevano entrare nei dormitori a loro assegnati entro le 24 ore, si sono ritrovate in strada senza nessun appoggio, se non quello dei pochi solidali accorsi.

Dopo lo sgombero della palazzina dismessa di Alitalia a Sesto San Giovanni (Mi) della settimana scorsa con 183 persone buttate in strada, ci troviamo di fronte ad un altro sgombero che non risolve alcunché, ma lascia in strada – o temporaneamente in strutture di accoglienza emergenziali – altre persone senza prevedere nessuna soluzione abitativa.
A Roma, la vicenda di via Scorticabove e del Camping River – altri sgomberi senza vere alternative – sono emblematiche di come il governo della città non sia in grado di far fronte al diritto all’abitare e proponga false soluzioni solo con l’intento di dilatare tempi e sfiancare le istanze di chi è rimasto senza casa.
Al tempo stesso, è evidente che la circolare firmata da Piantedosi, capo gabinetto del ministero dell’interno, in merito alla cosiddetta “occupazione arbitraria di immobili”, sta già producendo i primi effetti nefasti contro i poveri. E all’orizzonte pare certo che nei prossimi giorni ci saranno altri sgomberi, altre famiglie messe con la forza ancora nell’invisibilità, ingombri da relegare in qualche sottoscala o sotto qualche ponte.

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Nasce perciò da queste constatazioni l’appello del Movimento per il diritto all’abitare di Roma alla “legittima difesa con ogni mezzo necessario” che indica nella circolare del primo settembre “l’oggettivo superamento della circolare Morcone/Minniti dello scorso settembre 2017” e una minaccia per le occupazione abitative in tutta Italia.

“Assumendo totalmente il punto di vista delle grandi proprietà immobiliari e della rendita – scrive il movimento romano – l’attuale vice premier leghista spinge verso una forte accelerazione senza soluzioni per procedere agli sgomberi degli stabili occupati per necessità. Sostenendo la tesi che i rischi eversivi sono evidenti, ma di fatto mai concretizzatisi, politicizza lo scontro sociale e lascia il cerino delle eventuali soluzioni dopo i censimenti nelle mani delle amministrazioni locali.
Affermare che la proprietà privata è sacra senza tenere conto di diritti fondamentali inevasi come quello all’abitare equivale ad una vera dichiarazione di guerra, e ad una modalità d’ingaggio di questa natura si deve rispondere con decisione e fermezza.
Una circolare così aggressiva, che non prende in considerazione soluzioni di sorta per le persone da sgomberare è da considerare irricevibile, e come tale dovrebbero concepirla le amministrazioni locali. Mentre auspichiamo il rifiuto da parte dei municipi e dei sindaci verso questo dispositivo, riteniamo opportuno darci un percorso di mobilitazione locale e nazionale”.

Il Movimento per il Diritto all’Abitare propone “la data del 10 ottobre come giornata di mobilitazione nazionale contro gli sfratti e gli sgomberi, proponendola a tutte le realtà impegnate nella lotta per la casa e per il diritto all’abitare. Una grande giornata di lotta che investa le prefetture e gli obiettivi di riappropriazione che ogni territorio si vorrà dare.
Non intendiamo fare un solo passo indietro e con la nostra composizione meticcia ribadiamo la nostra disponibilità a sostenere l’iniziativa politica contro un governo forte con i deboli e suddito della rendita immobiliare”.

Stefano Bleggi

Coordinatore di  Melting Pot Europa dal 2015.
Mi sono occupato per oltre 15 anni soprattutto di minori stranieri non accompagnati, vittime di tratta e richiedenti asilo; sono un attivista, tra i fondatori di Libera La Parola, scuola di italiano e sportello di orientamento legale a Trento presso il Centro sociale Bruno, e sono membro dell'Assemblea antirazzista di Trento.
Per contatti: [email protected]

Vanna D'Ambrosio

Conseguita la laurea in Filosofia presso l’Università di Napoli Federico II, ho continuato gli studi in interculturalità e giornalismo. Ho lavorato come operatrice sociale nei centri di accoglienza per immigrati, come descritto nella rubrica “Il punto di vista dell’operatore”. Da attivista e freelance, ho fotografato le resistenze nei ghetti italiani ed europei. Le mie ricerche si concentrano tuttora sulle teorie del confine.