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Romania – Ritiro del passaporto per chi si trattiene all’estero oltre i 90 giorni

Si vuole di seguito commentare una notizia che riguarda i cittadini rumeni, in qualche modo esemplificativa degli effetti di una politica di armonizzazione dei metodi di controllo delle frontiere che sta ponendo agli Stati candidati all’ingresso nell’Unione Europea, delle pre-condizioni destinate ad essere impopolari.

Lo scorso agosto, le autorità di confine dello Stato romeno hanno ritirato più di 4.000 passaporti ai propri cittadini (che rientravano in patria per trascorrervi le vacanze estive) a seguito di nuovi provvedimenti contro l’immigrazione clandestina, introdotti dal governo romeno su richiesta dell’Unione europea.
In vista dell’adesione – prevista per il 2007 – è stato richiesto alla Romania di rafforzare le misure e i controlli di sicurezza, applicando provvedimenti contro l’immigrazione clandestina. Il governo romeno non ha mancato di adottare, a partire dall’estate, delle misure che sono a dir poco severe, se non assurde, nei confronti dei propri cittadini. Tutto questo in vista dell’inizio del processo di ingresso nell’UE che, come sappiamo, è alquanto incerto e che, come è avvenuto per i paesi che sono entrati nell’Unione il 1 maggio 2004, può comportare nei confronti della Romania un regime transitorio relativamente alla circolazione delle persone, con la predisposizione di misure particolari che continueranno a considerare, in tutto o in parte, come extracomunitari i cittadini rumeni. Queste misure possono variare da un minimo di due ad un massimo di sette anni, prima che si instauri l’effettiva e piena libertà di circolazione delle persone. Ebbene, per le persone provenienti dall’estero che rientrano in Romania, vige questo tipo di controllo sistematico della durata della permanenza all’estero.
A partire dal gennaio 2000 – come è noto – i cittadini romeni se espatriano per motivi di turismo e di breve soggiorno, non sono più tenuti a munirsi di un visto di ingresso per recarsi nei paesi dell’UE. Possono transitare, per così dire, liberamente le frontiere con il solo passaporto e adeguati mezzi di sostentamento.
Esempio pratico – Un cittadino romeno che entra in Italia come turista (per un massimo di novanta giorni) non è più tenuto, prima di mettersi in viaggio, a richiedere il visto d’ingresso all’ambasciata italiana ma, una volta entrato in Italia ed entro otto giorni dall’ingresso nel territorio nazionale (si veda l’art. 5, comma 2, del Testo Unico sull’Immigrazione), deve comunque chiedere il permesso di soggiorno per turismo alla competente questura.
Nei confronti dei cittadini romeni che si sono trattenuti all’estero oltre i novanta giorni previsti per motivi di turismo (o per motivi non supportati da un particolare permesso di soggiorno di durata superiore ai novanta giorni) è scattato un provvedimento del governo romeno che prevede la sospensione e il contestuale sequestro del passaporto per un periodo da uno a cinque anni.

Una norma varata nel 2003, ma attuata solo ora
In realtà, non si tratta di un provvedimento nuovo ma già varato nel 2003. Le richieste insistenti dell’Unione Europea, hanno portato il governo rumeno a promuoverlo con questa misura clamorosa nell’agosto 2005, anche per esigenze riconducibili ad una sorta di politica di immagine e, guarda caso, senza alcuna sorta di preavviso, visto che coincideva con il rientro per le ferie estive dei cittadini romeni che, con enorme sorpresa, si sono trovati vittime della confisca del passaporto.
Confiscando i passaporti le autorità rumene hanno voluto dimostrare a Bruxelles che la Romania si sta impegnando contro l’immigrazione clandestina, che la polizia di frontiera non è corrotta (come si dice in giro) e che la legge viene applicata seriamente.
Diciamo che con questa politica l’Europa passa da un estremo all’altro… Infatti questa norma contrasta con un fatto assolutamente noto e cioè che, a partire proprio dalla soppressione del visto d’ingresso per turismo per i cittadini romeni, il dato risaputo è che, con un po’ di fortuna, si può viaggiare in tutta Europa e, se si evita di incappare nei controlli di polizia, lavorare all’estero per mandare soldi a casa.

Questo riguarda una moltitudine di cittadini romeni presenti in molti paesi europei. Per quanto riguarda la presenza in Italia, si precisa che sono circa 250 mila i romeni in possesso di un regolare permesso di soggiorno, ma le stime – naturalmente non ufficiali e non confortate da dati rilevabili – parlano di una presenza di quasi un milione di persone. È chiaro che per i cittadini appartenenti a questa nazione è più facile, di fatto, transitare le frontiere. Certo, la certezza di essere taglieggiati per trovare un alloggio a caro prezzo, lavorare in nero e via dicendo, è evidente per questi lavoratori; certo è che la possibilità di transitare la frontiera è comunque un grande ostacolo che viene meno. Questo spiega la differenza tra la presenze regolari e quelle irregolari, così come spiega perché la nazionalità romena sia una di quelle che hanno fruito in modo maggiore della regolarizzazione o sanatoria del 2002.
Purtroppo questa notizia si commenta da sola e la vicenda del ritiro dei passaporti non ha ancora trovato una soluzione. Tuttavia, dopo una settimana di proteste alla dogana, il Ministro degli Interni romeno ha annunciato di aver sospeso la misura del ritiro dei passaporti. Non si capisce se questa misura potrà essere ripristinata o se questo provvedimento sarà applicato a “macchia di leopardo”, a “lotteria”; questo elemento di assoluta incertezza non manca di preoccupare.

Come avviene la restituzione del passaporto?
Quello che sfiora il paradosso è che, secondo il governo romeno, nei confronti delle vittime di questi provvedimenti è stata determinata una procedura che dovrebbe consentire loro di recuperare il passaporto ma che, in realtà, suona come un ulteriore passaggio kafkiano.
Per chiedere il rilascio del passaporto sequestrato, gli interessati devono presentare delle giustificazioni, ovvero dei documenti (per esempio di provenienza italiana nel caso di chi si fosse trattenuto in Italia), tradotti nella lingua madre che dimostrino il motivo per cui l’interessato si è trattenuto oltre i novanta giorni all’estero, in particolare nello spazio Schengen.
Inoltre il governo romeno ha precisato che, chi in futuro oserà restare fuori dal paese più di tre mesi, rischia il divieto di espatriare nuovamente.
Il paradosso di tutta questa vicenda è che si finge di non sapere che queste persone hanno finora utilizzato (complice la evidente e pacifica tolleranza delle autorità romene) la possibilità di espatrio senza visto per andare all’estero come mezzo per mandare soldi a casa. Questo è fin troppo evidente e nessuno può negarlo. Far finta che tutte queste persone debbano aver avuto degli impedimenti all’estero che permettano poi, non si sa come, di giustificare lo sforamento del termine consentendo di recuperare il passaporto, è un’evidente finzione. Se le autorità romene hanno voluto dare un segnale in termini di immagine, serietà ed efficienza, non è certo questa pseudo-soluzione che può confermarla.

Regole restrittive… più del necessario
Dal 1° ottobre 2005 le autorità romene si preparano ad un’altra novità: senza un invito o una prenotazione in albergo, il cittadino romeno che vuole recarsi nello spazio Schengen (sia pure senza dover chieder il visto d’ingresso alle autorità del paese di destinazione) dovrà dimostrare di possedere, ovviamente prima della partenza, ben 100 euro per ogni giorno di permanenza all’estero, oltre al biglietto di andata/ritorno e un’assicurazione medica.
Senza questi requisiti non potrà uscire dalla Romania.
È il caso di notare che questi mezzi minimi di sussistenza indicati dalle autorità romene per i propri cittadini, sono addirittura – qui si evidenzia la natura assurda di questi provvedimenti – di gran lunga superiori a quelli che richiede il governo italiano, in base alle norme Schengen.
Infatti, la somma minima di cui deve disporre ogni straniero che si presenta alla frontiera Shengen e che, senza dover possedere un visto per turismo, intende trattenersi per un breve soggiorno e per motivi turistici in Italia – prevista dalla direttiva del Ministero dell’Interno dell’1 marzo 2000 – è di gran lunga inferiore!