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da Il Mattino di Padova del 18 novembre 2004

Saia «blinda» il Centro clandestini

Entro novanta giorni il Governo individuerà un sito veneto da adibire a Centro di permanenza temporanea dei clandestini: per acquisire l’area e trasformarla in un presidio sorvegliato non sarà più necessario il consenso dell’amministrazione comunale coinvolta e neppure quello della Regione perché il Cpt avrà lo status di «opera destinata alla difesa militare» e come tale di esclusiva competenza statale, svincolata dal consueto iter amministrativo. La svolta, destinata prevedibilmente a suscitare polemiche, è l’effetto di un ordine del giorno approvato dalla Camera a latere della conversione in legge del decreto che integra la legge Bossi-Fini sull’immigrazione: il documento, presentato dal deputato padovano di Alleanza Nazionale Maurizio Saia, ha raccolto il voto favorevole della maggioranza di centrodestra e la netta opposizione di Ulivo e rossoverdi.
«E’ un passo avanti decisivo» commenta Saia «che consentirà al Governo di agire attraverso corsie preferenziali, bypassando l’eventuale opposizione degli amministratori comunali e regionali». Come dire, un colpo basso alle istituzioni locali estromesse da ogni possibilità d’intervento… «Il punto è un altro. Finora l’atteggiamento dei politici sulla vicenda è oscillato tra ignoranza della materia, piccole furbizie elettorali e preclusioni di tipo ideologico. Aldilà degli slogan di circostanza, ben pochi sembrano interessati a tutelare davvero la sicurezza dei cittadini. Perciò occorreva uno strumento capace di aggirare gli egoismi di campanile in nome dell’interesse generale. L’abbiamo individuato». Perché tanta ostinazione sul Cpt? Il fronte del “no”, oltretutto, sembra allargarsi via via che si avvicina l’ennesima scadenza elettorale. Persino il governatore forzista del Veneto l’ha bocciato… «Galan ha dimostrato di non conoscere la legge e di ignorare cosa sia in realtà un centro di permanenza. E’ una struttura indispensabile al contrasto dei flussi clandestini e della criminalità straniera perché consente alle forze dell’ordine di trattenere gli illegali il tempo necessario a verificarne identità e fedina penale prima dell’arresto o del rimpatrio. L’alternativa attuale è sotto gli occhi di tutti: poliziotti e carabinieri impegnati per giorni e giorni a scortare i clandestini nei Cpt disponibili da un capo all’altro dell’Italia, con i disagi e lo spreco di risorse umane conseguenti. Il Veneto è l’unica tra le regioni a elevata densità extracomunitaria ad essere priva di un centro: questa incongruenza, frutto di timori assurdi, deve finire».
E dove sorgerà l’eventuale Cpt veneto? Il sindaco diessino di Padova, Flavio Zanonato, ha espresso un secco rifiuto motivato da ragioni ideali («Non garantisce il rispetto dei diritti civili») e pratiche («La città non ha bisogno di una polo di tensioni etniche») mentre il presidente azzurro della Provincia, Vittorio Casarin, si dichiara favorevole purché la scelta cada su un sito extrapadovano… «La prima posizione la trovo incomprensibile, perché fu proprio la legge Turco-Napolitano a istituire i Cpt» replica Saia «ma la seconda è anche peggiore perché rivela uno scarso senso di responsabilità: se io fossi il sindaco rivendicherei questa scelta nel mio programma e magari chiamerei i cittadini a esprimersi attraverso un referendum. Sono certo che i padovani, afflitti da una criminalità di matrice straniera sempre più aggressiva, non avrebbero dubbi».