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Salvini in visita al ghetto: la lettera di SOS Rosarno e la risposta dei maestri volontari della scuola d’italiano

La struttura Hospital(ity) school e i maestri e le maestre volontari della Scuola di italiano, con alcuni braccianti, che ieri hanno contestato il ministro razzista.

San Ferdinando, 10/07/2018 – Gentile ministro, sicuramente i suoi collaboratori e, magari, anche quei calabresi con cui, prima delle elezioni, ha stipulato accordi politici che si sono rivelati vincenti, visto che in Calabria è stato eletto, le avranno fornito informazioni sul territorio che oggi si appresta a visitare.

Tuttavia, seppur non richieste, anche noi desideriamo fornire a lei e all’opinione pubblica alcune informazioni sulla terra in cui viviamo.

Rosarno un tempo era soprannominata “ A Merichicchia”, la piccola America, tanto era ricca. Ricchezza che ne ha fatto luogo di immigrazione, prima di italiani che si trasferirono qua perché qua c’era lavoro, anche dal ricco nord, poi dal Maghreb, dalla Polonia e, in tempi più recenti, dall’Africa Sub-Sahariana e dai paesi dell’Est Europa.

Parliamo del periodo successivo alle lotte contadine e alla riforma agraria, un tempo in cui tutta l’economia della Piana ruotava intorno alle clementine e alle arance che si vendevano bene e che facevano sì che “con un pezzo di giardino si campassero dignitosamente le famiglie”, si mandassero i figli all’università e ci si costruisse la casa.

Poi l’affermarsi delle monocolture, un lento declino e una crisi del comparto agrumicolo sempre più feroce, complici da una parte i meccanismi infernali e del “libero mercato” e l’imposizione delle monocolture, dall’altro la mano opprimente della ndrangheta che ha di fatto stroncato la libera concorrenza e avviato la lunga stagione delle truffe all’Unione Europea (le famose arance di cartone).

Venendo ad oggi, siamo abbastanza certi che lungo il tragitto che la porterà alla tendopoli troverà strade asfaltate, con le linee di mezzeria belle fresche e libere da rifiuti (dobbiamo sperare in qualche visita importante o nel Giro d’Italia per vedere cose del genere dalle nostre parti…). Le altre “bellezze” del territorio le verranno risparmiate. Ma se vorrà conoscerle ed approfondirle, le basterà andare a leggere gli atti delle varie Commissioni parlamentari d’inchiesta sul ciclo dei rifiuti.
E poi, finalmente arriverà alla zona industriale di San Ferdinando…

Non sappiamo se qualcuno le dirà qualcosa del “Pacchetto Colombo”, delle spiagge con le dune che c’erano dove adesso c’è il più grande porto di transhipment del Mediterraneo e il secondo d’Europa, dei circa 400 portuali che hanno perso il lavoro poco tempo fa, degli aranceti e uliveti che c’erano dove oggi ci sono delle tre zone industriali, semi deserte le prime due, mentre la terza è solo un dedalo di strade e nulla più.

Non sappiamo se qualcuno le dirà che le persone che vivono in condizioni subumane in quell’inferno sono quei lavoratori, nella maggior parte dei casi senza contratto e sottopagati, che raccolgono quelle clementine I.G.P. di Calabria, che ai produttori vengono pagate pochi centesimi e fanno parte a pieno titolo di quel Made in Italy che anche il suo governo sicuramente intenderà valorizzare.

Non sappiamo se qualcuno le dirà che siamo alla quarta tendopoli del Ministero degli interni in 5 anni (la prima montata e, dopo pochi mesi, macinata con le ruspe a lei tanto care, la seconda abbandonata a sé stessa poco tempo dopo, la terza e la quarta, nuove di pochi mesi, ancora in piedi ma inadeguate e insufficienti.
Non sappiamo se qualcuno le dirà quanti soldi sono stati spesi fino ad oggi per queste tendopoli, né se Lei si chiederà a sua volta se con quei soldi si sarebbe potuto fare qualcosa di più dignitoso e normale.

Noi li abbiamo fatti questi calcoli, insieme a tecnici e amministratori che venivano da più parti d’Italia. Potreste farli tranquillamente anche voi.

Non sappiamo se qualcuno le dirà che adesso, nonostante non sia un periodo di raccolta, ci sono centinaia di persone che sono bloccate qua a causa delle lungaggini burocratiche nelle procedure di rinnovo dei permessi di soggiorno, causati dal sottodimensionamento degli uffici immigrazione.

Non sappiamo se lei oggi sosterrà che il problema di questo territorio sono gli immigrati clandestini, che per loro è finita la pacchia e sciorinerà tutto il repertorio comunicativo che insieme al suo partito usa con maestria, quel partito che oggi parla degli immigrati, ieri dei meridionali!

Ci ricordiamo bene, infatti, quando pochi anni fa, a margine di una lezione sulla comunicazione tenuta alla libera università dell’Insubria da un suo importante collega di partito, da poco ex ministro degli interni, ammise che la Lega ci aveva marciato un po’ sopra con la storia degli immigrati, prima meridionali e poi extracomunitari, perché si era notato che portava consenso.

Ci ricordiamo bene quando su Lombardia Autonomista, primo organo di stampa della Lega Nord, si leggeva che “Dove una volta bastava un settentrionale ora ci vogliono cinque meridionali che però non fanno il lavoro di un settentrionale“, oppure che “Nel Nord i meridionali hanno completamente stravolto una realtà sociale preesistente con danni etnici incalcolabili“, oppure che “E’ palese che la maggior parte dei meridionali che raggiungono il Nord trova parenti che li hanno preceduti nella colonizzazione, formano un clan e si realizzano nell’unica professione in cui eccellono: la criminalità“.

In ogni caso, nel prendere, a scanso di equivoci, le distanze non solo dall’attuale maggioranza di governo, ma anche da chi governava ieri e oggi vi accusa di razzismo e populismo (ci viene davvero difficile stabilire chi ha fatto peggio), mentre voi dite prima gli italiani, noi diciamo prima i deboli e gli sfruttati, di qualsiasi colore e nazionalità essi siano.

Sos Rosarno


San Ferdinando, 11/07/2018 – Ieri, durante la visita del Ministro degli Interni Matteo Salvini alla tendopoli di San Ferdinando, noi, i maestri volontari dell’Hospitality School, abbiamo deciso di aderire alla campagna lanciata dal presidente di Libera don Luigi Ciotti, Legambiente, Arci e Anpi indossando una maglietta rossa per “fermare l’emorragia di umanità”.

In questo modo abbiamo voluto manifestare il nostro dissenso alla politica dei respingimenti ma, come ha fatto notare don Ciotti, “la maglietta rossa è un segno, e ai segni devono seguire le azioni” e noi compiamo quotidianamente e volontariamente la nostra azione insegnando l’italiano ai migranti, che vivono in condizioni disumane nella seconda area industriale di San Ferdinando, per offrire loro una concreta possibilità di integrazione e interazione con il territorio. Perché, noi lo sappiamo, la lingua è uno strumento e le parole sono pietre. Per questa ragione ieri non abbiamo rilasciato interviste né abbiamo fatto dichiarazioni, perché siamo altresì convinti che le azioni valgano più di mille parole.

Tuttavia, alla luce dell’ennesimo tentativo di strumentalizzare e manipolare la realtà dei fatti con un uso sconsiderato e pericoloso delle parole, con lo scopo di colpire chiunque manifesti l’alterità del proprio libero pensiero, abbiamo deciso di rompere il silenzio per spiegare al Ministro – che anche ieri non si è lasciato sfuggire l’occasione di schernire con uno dei suoi coloriti post coloro che non sostengono la sua violenta campagna anti-migratoria – che la nostra azione, ieri come oggi, è ispirata ai principi di accoglienza, anti-razzismo e anti-fascismo.

È inaccettabile che un Ministro della nostra Repubblica fomenti l’odio sociale attraverso i social, nuova frontiera della comunicazione politica e baluardo della confusione semiotica.

È inammissibile il tentativo di ribaltare il significato della nostra azione per asservire la logica della propaganda a tutti i costi, anche a costo del buon senso, pertanto vogliamo ristabilire il giusto ordine delle cose affermando che:

Noi crediamo nell’uguaglianza e nella solidarietà, per questo operiamo quotidianamente ed in sinergia con le altre associazioni presenti sul territorio per garantire ai migranti l’accesso gratuito ai servizi in grado di migliorare le loro condizioni di vita, quali l’istruzione, l’assistenza medica ed il supporto legale atti a garantire e difendere i diritti dei più deboli e arginare il rischio di esclusione sociale.

Pertanto, quando dichiariamo di voler restare umani, stiamo affermando a gran voce i principi riconosciuti dalla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani (1948) e non ci stiamo certo schierando dalla parte di coloro che quei diritti li ledono quotidianamente, come ha inteso far credere il Ministro con il suo post.

Disumano, per noi, è negare che «Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti. Essi sono dotati di ragione e di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza» (art. 1 della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani), e non rivendicare l’universalità dei diritti inalienabili dell’uomo.

I maestri volontari dell’Hospitality School di San Ferdinando