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dal Corriere Adriatico del 16 gennaio 2007

San Benedetto – Da perseguitati a imprenditori, ecco i Vural

Una famiglia di curdi sceglie San Benedetto e costituisce un network di rivendite di kebab

SAN BENEDETTO – Fuggire dal proprio Paese, per evitare le persecuzioni legate alla propria etnia, girare l’Europa ed, alla fine, dopo essere stati in Francia, Germania ed in altre città italiane, trovarla proprio a San Benedetto. Una città talmente a dimensione d’uomo, da essere eletta dai protagonisti di questa storia come quella nella quale stabilirsi definitivamente.

Stiamo parlando della famiglia Vural, originaria del Kurdistan turco, regione dalla quale sono stati costretti alla fuga per le persecuzioni che il governo di Ankara aveva messo in atto verso le persone di etnia curda, circa 46 milioni. Per Sahismail, Ergul ed Emrah Vural è iniziata così una lunga odissea che si è conclusa solamente qui. Hanno anche aperto la loro attività commerciale, una rivendita di doner (originale) kebab ed altre specialità turche e curde dal nome “Kapadokya N3”. Un piccolo locale in via Legnago 80 che è diventato in breve un ritrovo sia dei pochi immigrati turchi esistenti nella nostra città che di coloro che amano mangiare esotico spendendo poco.

La famiglia Vural ha girato l’Europa prima di arrivare a San Benedetto, che non è stata però la prima tappa italiana del loro pellegrinaggio. Roma e poi Ancona furono le città prescelte da Sahismail Vural che nella sua vita ha fatto prima l’operaio in fabbrica (e deve ancora riscuotere alcune migliaia di euro da una ditta anconetana presso la quale lavorava) e poi il muratore, mestiere che svolge ancora oggi. Emrah, invece, ha oggi 16 anni e frequenta la scuola media “Sacconi”, ma nel pomeriggio anche lui collabora con l’attività di famiglia, che serve a loro per mantenere intatto un cordone ombelicale con la madre terra Kurdistan. Altri componenti della famiglia Vural che hanno aperto altre rivendite di kebab nelle Marche (Ancona, Civitanova, Macerata) e altre ne apriranno a breve, come ad esempio a Tolentino.
SANDRO BENIGNI