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da Repubblica.it del 27 febbraio 2011

Sanatoria 2009. Immigrati irregolari, ora si può fare ricorso

La nuova sentenza dell'Adunanza plenaria del Consiglio di Stato

ROMA – Si allargano le maglie della sanatoria 2009: anche gli immigrati irregolari condannati per non aver rispettato l’ordine d’espulsione dall’Italia possono ricorrere alla regolarizzazione. L’adunanza plenaria del Consiglio di Stato ha accolto, infatti, il ricorso di un lavoratore straniero escluso dalla sanatoria per colf e badanti. E’ l’ennesima falla, che si apre nella linea dura imposta dal Viminale.

Un passo indietro. La sanatoria varata nel 2009 dal governo consentiva la regolarizzazione di colf e badanti, attraverso una dichiarazione d’emersione, accompagnata al pagamento di 500 euro. Quante domande sono arrivate? 294mila, dal primo al 30 settembre 2009. La procedura però non è filata liscia. Come denunciato da Repubblica 1, infatti, ogni questura ha interpretato a modo sua la sanatoria. Nessun problema per tutti quegli immigrati con un semplice decreto d’espulsione alle spalle. Le cose cambiano, invece, per quei lavoratori extracomunitari espulsi, trovati di nuovo sul territorio italiano e condannati per non aver appunto rispettato l’ordine d’allontanamento impartito dal questore. Questi ultimi possono o no essere regolarizzati? Dipende da dove si è presentata la domanda. Alcune questure hanno negato la sanatoria (come quelle di Trieste, Rimini e Perugia), altre invece l’hanno consentita.

La circolare del Viminale. Una situazione a macchia di
leopardo, che ha indotto il ministero dell’Interno a chiarire ciò che prima chiaro non era. Con la circolare spedita il 17 marzo 2010 a tutti i questori, il capo della polizia Antonio Manganelli ha sposato la linea dura già adottata da alcune questure: chi ha avuto una condanna per inottemperanza al provvedimento d’espulsione non può perfezionare la procedura di regolarizzazione. La fattispecie prevista nell’articolo 14, comma 5 ter, della Bossi-Fini infatti prevede la reclusione da uno a quattro anni e quindi rientra tra quei reati per i quali è proibita la regolarizzazione. La circolare di Manganelli contempla anche delle eccezioni a questo divieto di sanatoria. Ma il giro di vite rimane e chi – in buona fede – ha presentato domanda di regolarizzazione di un immigrato espulso e condannato si vede così beffato.

Il Consiglio di Stato. A quasi un anno dalla circolare del Viminale e dopo decine di ricorsi ai Tar, il 25 febbraio 2011 l’adunanza plenaria del Consiglio di Stato ha accolto un appello cautelare di Cheikh Iba Seck, la “cui domanda di emersione dal lavoro irregolare era stata dichiarata inammissibile in ragione della condanna riportata da quest’ultimo per essersi trattenuto illegalmente nel territorio dello Stato, in violazione dell’ordine impartito dal questore”.

Una questione complessa. L’adunanza plenaria del Consiglio di Stato ha “preso atto della complessità della questione sottopostale e della connesse difficoltà interpretative” e “ritiene che, tenuto anche conto della natura cautelare del provvedimento appellato, sia necessario attendere che l’esame dei profili di diritto sia affrontato nella rituale sede di merito dinanzi al giudice di primo grado, cui la questione viene rimessa”. Tradotto: l’appello di Cheikh Iba Seck viene accolto, viene sospesa la decisione di escluderlo dalla sanatoria e il caso viene rinviato al Tar per l’esame di merito. Una vittoria, seppure parziale, per i chi si considera “truffato” dalla sanatoria, che rimanda però ai vari Tar per la risoluzione dei singoli casi.