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Sanatoria colf e badanti 2009 – Un primo bilancio ed alcune valutazioni

Le domande inviate sono intorno alle 300.000, poco più della metà di quelle attese

L’Inps attendeva tra le 500.000 e le 700.000 domande di emersione dal lavoro irregolare ed invece, le statistiche del Ministero, con i dati ufficiali di fine procedura, parlano di neppure 300.000 moduli inoltrati.

La provincia da cui sono state inviate più domande è quella di Milano seguita da Roma e Napoli.
La regolarizzazione riguarda per la maggiore cittadini provenienti dall’Ucraina, oltre quarantamila, seguiti dai cittadini del Marocco, della Moldavia, gli unici a superare il tetto delle 30.000 domande inoltrate.

Sono colf circa 175.000, badanti invece, poco più di 100.000. Non è però ancora possibile sapere (il Ministero non ha reso pubblici i dati) quale sia la distribuzione per sesso delle domande.
Questi i dati diffusi dal Viminale che però non ha diramato alcuna notizia rispetto all’emersione di cittadini italiani o comunitari. Non c’era dubbio, prevedere la loro possibilità di regolarizzazione era apparsa fin dall’inizio come una operazione di facciata.

Ma davvero colf e badanti “in nero” sono solamente 300.000?

Le domande inviate con il decreto flussi 2007 riguardavano per la metà proprio lavoratori domestici. Si trattava di 350.000 richieste di assunzione. Sono passati due anni da quel famoso click day e se è vero che molti nulla osta sono stati consegnati e che alcune di quelle domande riguardavano lavoratori veramente ancora residenti nel loro paese d’origine, è vero anche che moltissimi altri cittadini stranieri, in questo biennio, avranno fatto ingresso nel territorio dello stato italiano.
In più, la previsione della possibilità di emersione legata esclusivamente al settore dell’assistenza alla persona e del sostegno al bisogno familiare, ha sicuramente incentivato molti, magari impiegati in altri settori, ad inserirsi nella procedura figurando come colf o badanti per ottenere il tanto sperato permesso di soggiorno.

Perchè allora così poche domande?
Le risposte sono sotto gli occhi di tutti.

Certo, la crisi ha mutato radicalmente l’impatto delle migrazioni nel mercato del lavoro. Il lavoro migrante non è più, come un tempo, il motore dell’economia. Ma delle badanti, dell’assistenza, crisi o non crisi, non possiamo fare a meno, dentro un quadro di totale esaurimento del welfare sociale.
Quando parliamo del lavoro di cura, ci addentriamo in un settore che più di altri sottintende la disponibilità a mettere di mettere al lavoro il proprio corpo, la propria mente, i proprio affetti, la totalità del proprio tempo di vita. E per rispondere a questa inalienabile esigenza niente di meglio dei lavoratori extracomunitari, soprattutto se ricattabili perchè senza permesso di soggiorno.

Lo stesso impianto della norma di regolarizzazione ha funzionato da disincentivo all’emersione dei lavoratori.
I parametri di reddito per regolarizzare un lavoratore come colf si attestavano sui 20.000 euro, una capacità economica che in pochi possono vantare. Inoltre l’impianto della procedura di regolarizzazione ha funzionato da deterrente verso i datori di lavoro, che spesso si sono rifiutati di mettere in regola i lavoratori.
L’assunzione è sconveniente, mentre invece il mantenimento della situazione di irregolarità, con stipendi ovviamente più bassi rispetto a quelli previsti dal contratto collettivo nazionale e soprattutto senza dover pagare i contributi, insieme all’implicita possibilità di ricatto legata all’introduzione del reato di clandestinità, permette certamente una flessibilità ed una utilità maggiore del rapporto lavorativo a vantaggio del datore di lavoro.
La norma poi, pur prevedendo la sospensione dei reati commessi dal momento dell’invio della domanda, non offre alcuna sicurezza. Solo con il perfezionamento del contratto di soggiorno infatti si avrà l’estinzione dei reati, sia relativi alle norme sull’ingresso ed il soggiorno, sia relativi alla normativa sul lavoro. Ma tra la data di invio della domanda e quella della convocazione presso lo Sportello Unico potrà passare molto tempo durante il quale potranno verificarsi le situazioni più disparate.

In questo senso la sanatoria è stata scritta lasciano spazio a dubbi ed incertezze dai risvolti ovviamente drammatici.
Le uniche precisazioni del Ministero dell’Interno sono arrivate attraverso le faq pubblicate nel sito del Viminale ed in ogni caso non sono sembrate così sufficienti da regalare qualche certezza a datore di lavoro e lavoratore.

Il testo poi è sembato fin da subito lasciare allo stesso datore di lavoro la facoltà di scegliere se regolare o meno il rapporto di lavoro. Questo forse è stato il punto che più di tutti ha contribuito a mantenere così bassi i numeri delle domande inviate.
Ma davvero non vi era l’obbligo di regolarizzare il lavoratore?
Impiegare una persona irregolarmente costituisce un illecito. Vi è sempre un obbigo di formalizzare e regolare un rapporto di lavoro. Tant’è vero che quando i controlli da parte delle autorità competenti verificano l’esistenza di un rapporto di lavoro sommerso, subentra in primo luogo l’intimazione a regolarizzare quello stesso rapporto.
Questo obbligo dovrebbe essere rafforzato proprio nel momento in cui vi è anche una norma, quella di regolarizzazione, che mette in campo una facilitazione.
Più semplicemente: esiste un rapporto di lavoro irregolare, non è lecito, sempre e comunque sarebbe dovuto essere stato regolarizzato, tantopiù nel momento in cui una norma prevede la possibilità di farlo.
In questo senso è stato illuminante il caso sollevato davanti al Tribunale di Brescia da parte di una cittadina straniera che, dopo aver chiesto di essere regolarizzata, è stata licenziata dal datore di lavoro. Il Tribunale di Brescia ha intimato l’immediata emersione di quel rapporto decretando l’illegittimità del licenziamento proprio perchè legato alla volontà di evitare la procedura di emersione.
Caso però troppo isolato e forse anche verificatosi troppo a ridosso della conclusione dei tempi della procedura, per dare un pò di speranza in più a quei lavoratori che dopo la data del 30 settembre, oltre ad essere impiegati “in nero” e magari sottopagati, dovranno anche guardarsi continuamente intorno per fuggire ai controlli che dall’8 agosto, con l’entrata in vigore del pacchetto sicurezza, comportano la denuncia per il reato di ingresso e soggiorno irregolare.

Una sanatoria che lascia dunque l’amaro in bocca e dal 30 settembre proietta un’ombra sulla vita di centinaia di migliaia di lavoratori stranieri.

Nicola Grigion, Progetto Melting Pot Europa

Vedi anche:
Sanatoria o regolarizzazione selettiva?
I diritti del lavoratore dopo l’inoltro della domanda
La regolarizzazione costa troppo, badante licenziata
La sospensione dei reati penali e amministrativi e il divieto di espulsione
I punti critici della sanatoria colf e badanti 2009

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