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#SavePipka – L’appello di Lesvos Solidarity

Il campo sull'isola di Lesvos in Grecia rischia la chiusura

Lesvos Solidarity, noto come “Pikpa Camp” è un campo per rifugiati a Mitilene, nell’isola di Lesbo (Grecia) che fornisce supporto umanitario ai rifugiati più vulnerabili tra cui famiglie con bambini, donne incinte, disabili e persone con problemi psicologici. Attivo dal 2012, Pikpa ha accolto più di 30.000 persone senza nessun finanziamento da parte dello stato, dell’Unione Europea e dell’UNHCR. Molte persone, gruppi e organizzazioni contribuiscono a questo spazio aperto e auto-organizzato che è stato riconosciuto a livello internazionale come simbolo di solidarietà. Nel 2016 Efi Latsoudi ha ricevuto il premio UNHCR Refugee Nansen per conto di Pikpa.

I fatti

Il 25 maggio 2018 è scoppiata una violenta rissa all’interno di Moria nell’isola di Lesbo che ha provocato molti feriti. Circa 70 persone, appartenenti alla comunità curda, tra cui molte donne e bambini, sono scappati dal campo e hanno trovato rifugio nel parco centrale di Mitilene. La polizia tuttavia ha impedito loro di rimanere nel parco per la paura di attacchi fascisti. Le persone si sono rifiutate di tornare a Moria temendo per la propria vita. La polizia ha insistito perché fossero accolte a Pikpa con la promessa che il giorno dopo sarebbero state trasferite nel campo di Kara Tepe. A seguito della rissa, circa 1.000 rifugiati hanno lasciato Moria e circa 370 sono state accolte nel campo di Pikpa, grazie alla solidarietà di molte organizzazioni e dei residenti dell’isola. Non avendo più capacità né posto disponibile, nonostante le pressioni della polizia, Pikpa ha negato l’accesso a circa 100 rifugiati.

Ad inizio giugno, proprio nei giorni in cui Pikpa era sovraccarico, un controllo da parte della Regione del Nord Egeo ha rilevato alcune carenze dal punto di vista igienico-sanitario, in particolare una rete spezzata nello spazio adibito alla distribuzione del cibo, la perdita di un serbatoio di acqua nella lavanderia e alcune carenze nella cucina comune usata dai rifugiati per cucinare. Un rapporto del Servizio Igiene considera il campo di Pikpa un pericolo per la salute pubblica e per l’ambiente e chiede la chiusura del campo. Lesvos Solidarity ritiene che si tratti di una mossa politica da parte di alcuni attori che si oppongono al modello di solidarietà rappresentato dal campo di Pikpa.

L’appello

Lesvos Solidarity reagisce all’annuncio da parte della Regione del Nord Egeo di chiudere lo spazio aperto e auto-organizzato di PIKPA a Neapoli a seguito del rapporto del Servizio Igiene, che lo considera pericoloso per la salute pubblica e per l’ambiente.

In primo luogo, vogliamo sottolineare che Lesvos Solidarity è orgogliosa di offrire supporto agli ospiti di questo spazio aperto e auto-organizzato insieme ad altre organizzazioni, gruppi e volontari che lo gestiscono dal 2012, quando ha iniziato ad essere usato per i bisogni dei rifugiati. I nostri sforzi comuni hanno trasformato Pikpa in un esempio di solidarietà, noto in tutto il mondo, riconosciuto a livello internazionale e persino premiato.

Vogliamo anche chiarire che Lesvos Solidarity ha il suo quartier generale presso il Centro di supporto Mosaik. L’attività principale dell’organizzazione è di sostenere i rifugiati e la popolazione locale a Mosaik; e ovunque sia necessario il supporto.

Nessuna autorità ha concesso a Lesvos Solidarity la proprietà, né scritta nè verbale, il che consentirebbe alla Regione del Nord Egeo o al servizio di sanità pubblica di fare riferimento alla nostra organizzazione come ente gestore o coordinatore dello spazio.

I problemi con la rete rotta nella zona adibita alla distribuzione del cibo, la perdita in un serbatoio di acqua nella lavanderia e le carenze nella cucina comune, dove i rifugiati cucinano il proprio cibo, sono già stati accertati e sistemati dai gruppi e dai volontari che sostengono Pikpa.

L’intervento del Servizio Igiene solleva seri interrogativi per quanto riguarda l’estrema severità mostrata nei confronti di Pikpa in contrasto con la tolleranza verso le condizioni igieniche nel campo di Moria, quotidianamente segnalate da locali, istituzioni, residenti, organizzazioni e dalla stampa locale, nazionale ed internazionale. Quale indagine è stata condotta dal Servizio Igiene nell’hotspot di Moria e quali misure sono state prese dalle autorità responsabili e dalla regione?Inoltre, il Servizio Igiene ha ispezionato Pikpa in un periodo in cui 1000 rifugiati curdi avevano lasciato il campo di Moria a seguito di una violenta rissa. Di questi, 350 sono stati accolti a Pikpa e i gruppi che sostengono il nostro progetto hanno fatto un enorme sforzo per fornire loro un riparo temporaneo per tre settimane per evitare che dormissero nei parchi e nelle spiagge della città.

Va notato che quei rifugiati non hanno creato problemi a Pikpa né per quanto riguarda le condizioni igieniche né per l’ambiente o per la sicurezza nell’area circostante. Al contrario, la loro permanenza nei parchi e negli spazi pubblici li avrebbe messi in pericolo e avrebbe potenzialmente causato tensioni con alcune parti della comunità locale.

Siamo sconcertati dal fatto che il Servizio Igiene – sebbene fosse a conoscenza della situazione di emergenza nell’isola in quei giorni – parli di “alloggi affollati” a Pikpa, mentre non fa alcun riferimento alla pericolosità e al sovraffollamento dell’hotspot di Moria, in particolare dopo l’attuazione dell’accordo UE-Turchia che ha intrappolato migliaia di persone a Lesbo.

Troviamo anche sorprendente che la Regione del Nord Egeo e le autorità locali agiscano contro l’unico rifugio informale che da anni offre soluzioni dignitose ai rifugiati, al posto di riconoscere il sostegno offerto dai diversi gruppi di Pikpa e la loro immediata ed efficace risposta all’emergenza.

Inoltre, questa straordinaria situazione di emergenza e la pronta accoglienza fornita da Pikpa è stata utilizzata contro di noi. Oltre ad inviare diversi servizi di ispezione al campo in questo periodo, è stato anche lanciato un caso giudiziario da parte di diversi proprietari di alberghi del vicinato e da alcuni individui, che saranno ascoltati il 6 luglio. Per tutte queste ragioni, consideriamo questa decisione chiudere il campo di Pikpa una mossa politica da parte di alcuni attori che si oppongono al modello di solidarietà che rappresentiamo.

Lesvos Solidarity – tra i tanti gruppi e le migliaia di volontari – ha contribuito al mantenimento e al miglioramento delle infrastrutture e delle condizioni igieniche di Pikpa e ha fornito diversi macchinari e materiali per l’ospedale, contribuendo alla protezione della salute pubblica e preservando la dignità di ogni persona nella nostra isola.

Chiediamo alla Regione del Nord Egeo di riconsiderare la decisione, di mostrare rispetto per le accoglienze dignitose nell’isola, di prendere posizione su ciò che sta accadendo nel campo di Moria in materia di protezione della salute pubblica, della sicurezza e dell’ambiente. Invitiamo inoltre la Regione a rispettare il lavoro e gli sforzi di migliaia di persone che hanno creato e mantenuto Pikpa come simbolo internazionale di solidarietà.

Da quando l’annuncio della chiusura è diventato pubblico, abbiamo ricevuto numerosi messaggi di sostegno da parte di organizzazioni, istituzioni e gruppi internazionali, nazionali e locali e da parte di cittadini di tutto il mondo.

Come cittadini attivi sosteniamo gli sforzi in Pikpa e continueremo ad andare avanti, dal momento che oggi questi luoghi di solidarietà e di spazi di accoglienza dignitosa sono più importanti che mai.

Per firmare l’appello e aderire alla campagna #SavePikpa, clicca qui.