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Schedatura Rom – Giù le mani dai nostri figli

Ha suscitato scalpore la proposta di prendere le impronte digitali ai bambini rom presenti nei campi, avanzata dal Ministro dell’Interno Roberto Maroni, inserita tra l’altro nei vecchi patti per la legalità stipulati da Amato con diversi Comuni lo scorso anno. Accanto ai pareri favorevoli espressi dai sindaci di Milano e Roma, si sono levate voci di critica nei confronti di una proposta che appare senza dubbio discriminatoria. Oltre alle perplessità espresse dal Garante della privacy proprio per quanto riguarda il rischio di discriminazioni, il Presidente del Comitato italiano dell’Unicef. Vincenzo Spadafora si dice stupito e gravemente preoccupato per l’eventuale attuazione di una misura che rischia di pregiudicare i diritti dei minori. Una misura che non solo mette in pericolo la tutela dei bambini che non possono essere trattati come gli adulti, ma che produce effetti discriminatori proprio perché non indirizzata a tutti i bambini presenti sul territorio italiano, ma solamente ai bambini rom (molti dei quali sono in possesso della cittadinanza italiana e sono quindi italiani a tutti gli effetti!).

E’ questo infatti l’aspetto più controverso e aspramente criticato che si pone, tra l’altro, in contrasto con la Convenzione Onu sui diritti dell’infanzia, ratificata dall’Italia con legge n° 176 del 27 maggio 1991. Tra i principi alla base della Convenzione rientra proprio il divieto di discriminazione, sancito all’art. 2, che impegna gli Stati parti “ad assicurare i diritti ivi sanciti a tutti i minori, senza distinzione di razza, colore, sesso, lingua, religione, opinione del bambino e dei genitori”.
La strada intrapresa dal Ministro Maroni è stata giustificata proprio con l’esigenza di fare un censimento per assicurare i diritti ai minori rom: “voglio affermare i diritti dell’infanzia, dei bambini di vivere una vita normale in condizioni decenti, senza essere inviati all’accattonaggio o peggio ancora…rifiuto l’idea che un Paese civile possa accettare di vedere minori che vivono dividendo lo spazio con i topi: questo avviene nei campi nomadi”. E’ inutile commentare queste dichiarazioni di fronte alla proposta messa in campo dal Viminale. Garantire i diritti dei minori attraverso la loro schedatura?
La Costituzione italiana impone il divieto di creare le leggi fondate su distinzioni etniche o nazionali, perché questo si pone in contrasto con il riconoscimento dei diritti fondamentali che devono essere garantiti per tutti, come sancito dalle principali Convenzioni internazionali in materia di diritti umani, tra cui la Convenzione Europea dei diritti dell’uomo a cui l’Italia è vincolata.

Garantire i diritti dei minori, rom, sinti, italiani e non, significa in primo luogo garantire loro condizioni di vita dignitose. A quando una politica di svuotamento dei campi non incentrata su sgomberi coatti senza alternative? Mentre il Ministro Maroni dichiara di operare a garanzia dei diritti e per la legalità, a Venezia, continuano le iniziative di un manipolo di militanti della Lega Nord contro la costruzione di un villaggio attrezzato in via Vallenari. La legalità sembra discrezionale quando a violarla sono i militanti del partito dello stesso Maroni.

Il quotidiano La Repubblica, in un sarcastico editoriale del 27 giugno, ricorda come il partito del carroccio faccia sfoggio di slogan come “giù le mani dai nostri figli” contro rom e abitanti dei campi.
Allora “giù le mani dai nostri figli” Ministro Maroni.