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Schengen-Europol: servono accordi tra UE e paesi di origine degli immigrati

ROMA – Il Comitato parlamentare Schengen-Europol-Immigrazione, presieduto dall’On. Alberto di Luca, ha approvato ieri, all’unanimità, il documento conclusivo dell’indagine conoscitiva sullo spazio di Schengen nella nuova costruzione europea.
Dall’indagine è emersa la necessità di contrastare i crescenti flussi di immigrazione clandestina, che riguardano tutti i paesi europei, e che per fare ciò servono accordi tra l’Unione Europea e i paesi di origine e di transito degli immigrati.
Di Luca, nel rilevare l’imponente mole di lavoro svolto dal Comitato – che in base alla Legge Bossi-Fini ha acquisito competenza di controllo sul Governo in tema di immigrazione – e nel sottolineare la vastità e profondità degli elementi acquisiti che compongono un rigoroso quadro di insieme sul fenomeno dell’immigrazione proveniente dai confini esterni dell’UE, ha messo in evidenza che “il contrasto dei crescenti flussi di immigrati clandestini è di importanza prioritaria per il futuro dei nostri popoli”.
“All’inizio della Legislatura questo problema era considerato, in sede di organismi comunitari, di competenza esclusivamente nazionale. Credo di poter dire – ha continuato Di Luca – che, anche grazie al nostro lavoro, questa percezione, ormai inadeguata e obsoleta, è stata superata con l’acquisita consapevolezza che tale problema riguarda e coinvolge tutti i Paesi dell’UE e, pertanto, richiede condivisione di responsabilità e di adeguate comuni soluzioni”.
Secondo il Presidente Di Luca “é emersa dai lavori del Comitato l’evidente necessità e urgenza di accordi tra l’Unione Europea e i paesi di origine e di transito dell’ immigrazione clandestina. L’esempio della Libia è paradigmatico: infatti i flussi di clandestini provenienti dalla Libia non sono costituiti da cittadini libici ma da persone originarie di diversi paesi africani o asiatici. Occorre, dunque, aiutare la Libia a fronteggiare l’immigrazione che giunge dai suoi confini del deserto e questo aiuto è attuabile solo a livello europeo e non di singolo stato”.
Un ulteriore esempio, ha continuato, “che dimostra l’inderogabile necessità dell’intervento operativo europeo è quello relativo agli immigrati clandestini provenienti da Sri Lanka attraverso l’Egitto. Gli accordi con questo Paese hanno permesso un sostanziale calo di immigrati clandestini cingalesi ma, di fronte alla porta ormai chiusa dell’Egitto, i cingalesi hanno “scavato un buco” nella foresta alla frontiera tra la Federazione Russa e la Polonia”.
“Ecco palesata – conclude Di Luca – la insufficienza degli accordi bilaterali tra Paese e Paese e l’esigenza di accordi tra l’UE e i singoli Paesi, di provenienza e/o di transito, dell’immigrazione clandestina”.
Per lo svolgimento dell’indagine il Comitato, nel corso della Legislatura, ha ascoltato 36 personalità, italiane e straniere, a vario titolo competenti – a livello istituzionale, politico, militare, diplomatico, accademico, finanziario e sociale – su tutti gli aspetti relativi alle materie di indagine. Il Comitato ha inoltre svolto 15 missioni in Paesi europei e presso Organismi internazionali.
(aise)