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dal Messaggero Veneto del 8 giugno 2007

Sciopero della fame al Cpt

Gradisca. «Riteniamo che all’interno del Cpt la situazione sia, dal punto di vista civile e giuridico, particolare e grave, e in questo senso ci sentiamo obbligati a segnalare due casi che evidenziano ancora una volta come quella in cui operano i Cpt italiani sia una sorta di “zona grigia” di diritto».
A denunciarlo, a pochi giorni dalla prima visita degli organi d’informazione nel centro di permanenza temporanea di Gradisca, sono associazioni e movimenti contrari ai centri per immigrati clandestini. In particolare, gli esponenti della rete “anti-Cpt”, che ieri mattina si sono ritrovati davanti alla struttura di via Udine alla presenza del consigliere regionale dei Verdi, Alessandro Metz, hanno riferito di due casi specifici riguardanti un immigrato marocchino e di uno tunisino. «Raji Tarik è un ragazzo marocchino sposato con una marocchina “regolare”, ha una figlia di due anni, è in attesa del secondogenito e vive a Brescia. È stato sorpreso senza documenti in regola e, in base all’articolo 14 della legge Bossi-Fini, è stato portato in carcere, da dove con l’indulto è uscito per essere subito trasportato al Cpt di Gradisca, in cui si trova da 23 giorni. Siamo entrati in contatto con il suo legale che ci ha confermato la possibilità che venga espulso in questi giorni, vedendosi così negata la possibilità di assistere alla nascita del secondogenito. Un diritto, il suo, che riteniamo non vada in contrasto con le leggi italiane e per questo ci appelliamo al buon senso dell’ufficio stranieri e alla direzione del Cpt affinché la sua espulsione venga quantomeno rinviata».
Il secondo caso riguarda un immigrato tunisino, Rhemiri Fakiri, residente a Verona. «Anche lui aspetta un figlio dalla fidanzata, sudamericana ma “regolare”. L’iter che lo ha portato al Cpt è lo stesso e anche su di lui incombe la possibilità dell’espulsione a breve termine. A questa notizia, alla possibilità di non poter vedere il suo primogenito da due settimane sta effettuando lo sciopero della fame. Come movimenti chiediamo solo di bloccare, o quanto meno di non accelerare in casi simili le espulsioni, nel rispetto dei diritti umani, ma chiediamo anche che sui Cpt e sul loro futuro il governo faccia finalmente chiarezza. Sono strutture che annullano lo stato di diritto».
Sulla prossima visita al Cpt da parte degli organi di stampa, invece, il consigliere regionale Metz ha ricordato come si tratti di «una grande occasione per esaminare la veridicità di tutte le denunce che hanno finora riguardato tali strutture e, soprattutto, la vita al loro interno. Le carceri che ho visitato sono più umane, mentre i Cpt erano e restano una sorta di luoghi dell’assenza, assenza di diritti, di civiltà, di tutto. Luoghi dove si vuole nascondere, coperture, quando la democrazia invoca invece la trasparenza».
(ma.ce.)