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da Il Gazzettino on-line del 12 novembre 2004

Scuola, un problema per gli stranieri

Li chiamano “italiani col trattino”. Nati nei nostri ospedali, hanno mamma e papà immigrati, anzi soggiornanti, cioè regolarizzati.
Così per l’anagrafe sono diventati italo-marocchini, italo-albanesi, italo-cinesi, ghanesi o nigeriani. E la stragrande maggioranza hanno già o avranno nel giro di pochi anni un’esigenza primaria: la scuola.

Si può partire da questo punto di vista per sondare gli sviluppi del pianeta immigrazione da qui in avanti anche in Polesine estrapolandone le proiezioni dal quadro regionale e nazionale raccolto nei dati del 14. dossier statistico – il primo data al 1990 – sul fenomeno degli stranieri che vivono nel nostro paese, curato per il Veneto da don Bruno Baratto di Caritas Migrantes e presentato ieri al Museo dei Grandi fiumi dal direttore della Caritas polesana don Dante Bellinati e dallo stesso curatore.

I dati raccolti riflettono un ciclo in piena evoluzione dal quale proprio la scolarizzazione appare cono d’ombra di potenziale e crescente difficoltà «stante – ha precisato don Baratto – la pressoché totale indifferenza sul fenomeno espressa nella riforma scolastica che sta interessando la scuola italiana».

In Polesine gli studenti stranieri sono stati nello scorso anno scolastico 1.067 (il 45,5% ragazze). Dal 1999 sono triplicati nonostante la loro percentuale tra Adige e Po rimanga la più bassa del Veneto (3,5%). Già nelle scuole d’infanzia però si sale al 4,2%, alle elementari al 5%, alle medie al 4,4% per poi scendere alle superiori al 1,2%. Sono invece 51 le cittadinanze presenti e uno scolaro su quattro (24%) è marocchino.Ma quanti sono in totale gli stranieri in provincia? In dati divergono rispetto alla fonte.

Per la Questura ad aprile 2004 i permessi di soggiorno rilasciati erano 5.597, quasi la metà in più di quelli del 2002. In totale (coi minori iscritti nel permesso di soggiorno dei genitori) secondo i dati provenienti da vicolo Donatoni, le presenze sono 6.715. Le stime più realistiche offerte dal dossier Caritas, parlano di non meno di 7.000 stranieri di oltre 100 nazionalità. Le prime cinque cittadinanze sono Marocco (21%), Albania (18%), Cina (15%), Romania (6%), Ucraina (5%) con gli aumenti maggiori proprio da questi ex Paesi d’oltrecortina.Anche in Polesine, come nel resto d’Italia, si arriva soprattutto per cercare lavoro subordinato (54%), per ricongiungimenti familiari (27%) ma anche per lavorare autonomamente.

L’8%, soprattutto asiatici, punta al commercio, e in Italia sono già 71mila le ditte intestate a stranieri. In termini di assunzioni per settore – con diversi distinguo, perché un soggetto che lavora attraverso un’agenzia di lavoro interinale risulta assunto e licenziato anche cinque volte in un anno – i numeri maggiori li sta dando l’agroalimentare 495 (24%), le costruzioni 284 (14%), la metallurgia 198 (9,4%), ma rispetto al Veneto, in Polesine lavorano solo il 3,5% di stranieri.Franco Pavan