Per la libertà di movimento, per i diritti di cittadinanza

da Il Manifesto del 9 maggio 2003

Se il razzismo è vigile

Una lettera al quotidiano denuncia un episodio di razzismo a Piadena, in provincia di Cremona, che vede protagoniste una vigile e una venditrice cinese

Caro Antonio Tabucchi, desidero metterti al corrente di un episodio avvenuto a Piadena il 28 dicembre 1999 di cui siamo stati protagonisti io stesso, il signor Gianfranco Azzali, la signora Anita Pini, agente di polizia municipale di Piadena, e la signora Jeu Chan, in seguito denominata, secondo gli atti del processo, la «donna orientale» o la «giovane asiatica». Io ti parlo da vecchio ariano, come sei tu, e come è ariano il dottor Vacchiano, giudice monocratico del Tribunale di Cremona che ci ha giudicato, e come è arianissima la signora Anita Pini, agente di polizia municipale di Piadena.

In breve i fatti.

Essendo entrato per caso nell’ufficio della signora Pini (io stesso sono un dipendente del Comune di Piadena) ho visto la signora Jeu Chan accasciata per terra, di fronte all’agente di polizia municipale, che usava nei suoi confronti atteggiamenti arroganti e irridenti. Trovando insopportabile un tale spettacolo, ho chiesto ragione all’agente di polizia municipale e ho provveduto a convocare, vicesindaco, assessori e consiglieri di maggioranza e minoranza.

Interpellata sul suo atteggiamento prevaricatorio e volgare nei confronti di una persona indifesa (si trattava di una cittadina extracomunitaria, che vendeva povere cose per strada, alla quale l’agente Pini aveva sequestrato la mercanzia, conducendola, a mio avviso abusivamente, nel suo ufficio) l’agente rispose che stava esercitando il suo potere e che ciò le procurava diletto.

Offeso nella mia dignità di uomo nel vedere una persona umiliata e offesa nella mia stessa città, tornato a casa ho redatto un manifesto, firmato Lega di Cultura di Piadena, di cui sono uno dei fondatori, a cui ho dato il titolo «La vigilessa si diverte» e che mi è costato una denuncia per diffamazione a mezzo stampa, seguita da una condanna pecuniaria di 600 euro, oltre al pagamento delle spese processuali e a risarcire alla parte civile (la vigilessa) 4.000 euro e alla rifusione di 1.000 euro per spese di costituzione e difesa, sentenziata dal giudice monocratico dottor Vacchiano.

Ti cito tra virgolette i passi incriminati nel mio manifesto: «nell’ufficio della vigilessa si sono presentati consiglieri comunali della maggioranza e minoranza consiliare per risolvere senza danno il problema della povera cinese, mentre la vigilessa rispondeva che ad eseguire in questa maniera il suo lavoro si divertiva. Bella umanità! Questo è razzismo bello e buono».

Ti cito altresì alcuni passi della motivazione della sentenza:

«Nel caso specifico riguardante la giovane asiatica, i testimoni hanno negato che la sig.ra Pini abbia infierito nei suoi confronti o che le si sia rivolta con parole o toni sprezzanti; anche il semplice fatto che la ragazza si trovasse china a terra in posizione quasi fetale non significa di per sé che tale postura sia stata assunta per imposizione della vigilessa. Vi sono, al contrario, fondati elementi atti a confermare l’ipotesi secondo cui in siffatta posizione l’extracomunitaria si fosse posta volontariamente, denotando un atteggiamento di sottomissione e marcata deferenza, naturale e tipico dei costumi orientali; basti pensare che la teste Oneda ha dichiarato di aver fatto sedere su una sedia la giovane, ma il collega Torchio, entrato nella stanza pochi minuti dopo, ha affermato di averla trovata nuovamente accovacciata per terra con il capo chino.

Pertanto si desume che i libelli distribuiti dalla Lega di Cultura di Piadena debbano essere letti come volti a deformare e travisare un fatto determinato che di per sé può anche essere realmente accaduto, ma come ha riferito puntualmente chi vi assistette, certamente non nei termini in cui è stato ivi ricostruito».

Caro Tabucchi, su questa vicenda mi piacerebbe avere la tua opinione.

Giuseppe Morandi