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Sea-Watch parte in missione nonostante gli ostacoli al soccorso in mare

Sea-Watch rescue operation on rough sea © Marcus Wichmann / Sea-Watch.org

La nave di soccorso Sea-Watch 3 è partita ieri mattina per una nuova missione nel Mediterraneo Centrale.

Nella nota stampa l’ong tedesca afferma di essere “sempre più preoccupata per i recenti sviluppi in mare, dove il nuovo ruolo attribuito alla Guardia Costiera Libica risulta in maggiori respingimenti e rende difficoltose le operazioni, mettendo a rischio innanzitutto le persone soccorse, ma anche i soccorritori delle ONG.

Resta fermo – continua Sea-Watch – il principio che impone l’obbligo di salvare e condurre in un luogo sicuro chiunque si trovi in pericolo in mare (articolo 98 UNCLOS). Le gravi violazioni dei diritti umani ripetutamente riportate contro i migranti in Libia mostrano inequivocabilmente che le persone soccorse non possano esservi ricondotte, in ottemperanza ai diritti umani, al diritto dei rifugiati e al diritto del mare.

L’Italia è stata abbandonata dagli altri stati membri UE nel condividere la responsabilità sul fenomeno migratorio attraverso il Mediterraneo e sta ora ricorrendo a misure restrittive, tra cui il sequestro di due navi di soccorso civili (ricordiamo il caso della Iuventa e il più recente sequestro della Open Arms) le quali operavano nel rispetto dei propri obblighi marittimi e umanitari.

29 illustri accademici e avvocati accusano l’Italia di incoraggiare il ritorno forzato in Libia in violazione del diritto internazionale, hanno dunque convocato d’urgenza un incontro del Consiglio di Sicurezza dell’ONU e richiesto di aprire una indagine contro l’Italia per complicità in crimini contro l’umanità.

Nonostante gli sforzi dell’Europa di impedire la solidarietà e eludere l’obbligo di prestare soccorso, Sea-Watch continua la propria missione di proteggere il diritto alla vita e alla dignità umana in mare e si rivolge allo stato tedesco perché assicuri adeguato supporto all’Italia, il rispetto della normativa internazionale applicabile, e la protezione dello spazio umanitario nel Mediterraneo Centrale”.

Dichiarazioni del Capitano Pia Klemp e del rappresentante del direttivo di Sea-Watch Johannes Bayer:

“Fino a quando le persone continueranno a trovarsi in pericolo nel confine europeo che conta più morti, è nostro dovere morale e legale non restare a guardare, ma fare tutto ciò che è in nostro potere per portare in salvo chi si trova in difficoltà”, afferma Pia Klemp, capitano della nave Sea-Watch 3.

“A seguito di una visita nei centri di detenzione in Libia la scorsa settimana, il Ministro degli Esteri olandese ha denunciato condizioni disumane. In qualità di capitano di una nave battente bandiera olandese, sono chiamata a operare in conformità al diritto del mare così come alla Convenzione di Ginevra sui Rifugiati”, aggiunge le trentaquattrenne originaria di Bonn. “Se dovessi consegnare le persone soccorse ai libici, i quali le riporterebbero in luoghi dove sono esposte a abusi, mi renderei colpevole e potrei essere chiamata in giudizio. Per i miei colleghi di Open Arms, tuttavia, è stata proprio questa riflessione a condannarli. Fondamentalmente, sono accusati di aver rispettato il diritto internazionale. È inaccettabile che i capitani siano esplicitamente chiamati a violare il proprio quadro normativo di riferimento”.

“Il parere esperto del Servizio Scientifico del parlamento tedesco suggerisce che persino la delega del coordinamento di un soccorso alla Guardia Costiera Libica, come nei casi di operazioni che hanno coinvolto Open Arms, Sea-Watch e, più recentemente, Aquarius, costituisca una contravvenzione al diritto internazionale. La quotidiana violazione del suddetto quadro legale con il supporto dell’Europa e dell’Italia, a livello esecutivo, deve finire”, riferisce il rappresentante del direttivo dell’organizzazione Johannes Bayer.

“Allo stesso tempo, gli altri stati europei devono finalmente supportare l’Italia a fare fronte alla crisi umanitaria nel Mediterraneo. L’Italia è stata ignorata quando ha chiesto sostegno, mentre la Guardia Costiera Italiana salvava più di centomila persone in mare. Dobbiamo inoltre ricordare che i veri responsabili dell’attuale politica Italiana siedono a Bruxelles e Berlino. Ciò rende di massima priorità la responsabilità del governo tedesco di contribuire a soluzioni che siano in conformità con la Convenzione di Ginevra sui Rifugiati”, conclude Bayer.