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Seconda visita al Cpt di Gradisca d’Isonzo

Visita alla struttura isontina dopo l'ultima rivolta interna

Venerdì 28 settembre ha avuto luogo la seconda visita al Cpt di Gradisca d’Isonzo, la prima si era svolta nel giugno di quest’ anno e da allora molte cose sono cambiate. In primo luogo la struttura di Gradisca è stata portata a pieno regime, dalla cinquantina di presenze verificate durante la visita di giugno, alle duecentocinquanta registrate in questi giorni, raggiungendo quindi la capienza massima. Il cambio di marcia è avvenuto nel giro di poco tempo, con l’arrivo di un ingente numero di migranti trattenuti nei Cpt di Lampedusa e di Bari. Gli effetti di questo cambiamento non si sono fatti attendere, dopo un mese sono iniziate le prime rivolte interne e le prime fughe di massa.

L’ultimo tentativo di fuga risale a domenica 23 settembre, nessun migrante riuscì a scavalcare le alte reti che delimitano il Cpt perchè la polizia intervenne con un fitto lancio di lacrimogeni. A farne le spese, oltre ai migranti che tentavano la fuga, fu una bambina di otto mesi che assieme alla madre era nella zona del Cpt adibita a centro di prima accoglienza per richiedenti asilo. Si, perchè la seconda grande novità della struttura gradiscana è che una parte della stessa è stata “trasformata” in centro per richiedenti asilo, un CPA.

La co-presenza nella stessa struttura di spazi adibiti a Cpt e Cpa era stata una delle questioni sollevate dall’apposita commissione istituita dall’attuale governo per verificare le condizioni dei centri di detenzione disseminati in tutta la penisola. Cpt e Cpa non possono convivere, questo il verdetto della commissione De Mistura: oggi, a distanza di quasi un anno dal rapporto stilato dalla stessa, Gradisca torna a mettere al centro del dibattito la sospensione dei diritti che regna all’interno delle strutture di detenzione.

Se Cpt e Cpa a Gradisca convivono, lo fanno con l’unica differenza, per i richiedenti asilo presenti nel Cpa, di poter uscire dalla struttura dalle otto di mattina alle otto di sera, e se durante il giorno le strutture si confondono, la sera, con la chiusura dei cancelli, la sottile distinzione sfuma fino ad annullarsi. “Trattenuti” e “accolti” sono egualmente chiusi all’interno delle loro celle.

I corridoi chiusi da sbarre, le celle chiuse da grate alle finestre, i vetri antisfondamento spessi diversi centimetri, tutto questo nonostante la commissione guidata da De Mistura, pesantemente criticata dai movimenti contro i Cpt di tutta Italia, avevesse ribadito la pericolosità della vicinanza fra Cpt e Cpa. A Gradisca questi sono una sola cosa, un unico centro: nel rapporto della commissione si leggeva inoltre la preoccupazione per la costruzione del Cid, centro di identificazione per richiedenti asilo all’interno del perimetro del Cpt, ma in una struttura assestante, per ora invece la funzione del Cid viene svolta in un’area del Cpt stesso e anche questo palesemente contro le indicazioni della commissione.

La visita

All’interno del Cpa abbiamo potuto incontrare la madre eritrea con la bimba di otto mesi intossicata dai gas lacrimogeni, che per fortuna, dopo una notte in ospedale, è stata dimessa e ora sta bene. Si trova con altre sette donne in una cella, per la bambina, la Cooperativa Minerva, l’ente gestore del Cpt, ha recuperato una culla.

Come è possibile che quella madre con la piccola si trovino ancora nella struttura di Gradisca più simile ad un carcere di massima sicurezza che ad un centro di accoglienza?

Dopo i fatti di domenica è inaccettabile che non sia stata trovata una soluzione dignitosa per loro.

Molto più veloce è stata invece la soluzione del problema legato alla presenza nel Cpt di quanti si erano resi protagonisti del tentativo di fuga: Questura, Prefettura e Governo hanno disposto con urgenza di imbarcare una cinquantina di cittadini egiziani, molti dei quali tumefatti dall’intervento delle forze dell’ordine, su un volo per Il Cairo. Un’espulsione questa dalle connotazioni ancora molto dubbi: perchè è stata negata loro la possibilità di inoltrare la richiesta di asilo? Perchè sono stati espulsi nonostante si fossero resi disponibili a collaborare con le autorità per fare chiarezza sulla tratta di esseri umani fra Libia ed Italia?

Proseguendo la visita nella zona, per nulla diversa dalla precedente, adibita a Cpt, abbiamo incontrato altri migranti che nella notte del 23 settembre avevano cercato la libertà, uno di loro è costretto in sedia a rotelle perché le sue gambe sono entrambe fratturate dopo la caduta che lo ha visto volare dalle alte reti di recinzione che circondano la struttura. Dopo la medicazione in ospedale è stato immediatamente riportato al Cpt.

Per lui sarebbe opportuno il rilascio un permesso di soggiorno per cure mediche, visto che, una volta tolti i gessi, dovrà sottoporsi a cure riabilitative per evitare di avere problemi motori in futuro, ma alle nostre richieste di spiegazioni non è data risposta.

Aleggia una tensione neppure troppo sottile durante il tempo della nostra visita. Molte domande rimangono senza risposta, ed il funzionario della Prefettura insieme agli uomini della Cooperativa Minerva, sembrano infastiditi dalle nostre continue perplessità.

Parlare con i ragazzi coinvolti nella rivolta interna di domenica ha confermato il fatto che la polizia ha represso molto violentemente chi provava a scappare, diversi migranti hanno raccontato di aver passato tutta la notte ammanettati nelle loro celle, altri parlavano di urla provenienti dalle stanze vicine. Probabilmente la polizia ha voluto dimostrare di essere in grado di sedare qualsiasi tentativo di fuga con l’uso della forza, un gesto dimostrativo forse, un gesto che però ha coinvolto anche una bambina di otto mesi che in quella struttura non doveva essere presente, come non dovevano essere usati i lacrimogeni perchè è noto, i gas non sanno distinguere un Cpt da un Cpa e quella notte tutto l’edificio è stato avvolto da una fitta nube bianca. Neppure ci è possibile scoprire quale tipo di lacrimogeni siano stati usati.

A conti fatti la visita nella struttura di Gradisca conferma la situazione di totale sospensione dei diritti che regna all’interno dei Cpt. Il superamento decantato dal Governo in carica ha lasciato il posto alla parola “umanizzazione”, quasi ad ammettere che quando parliamo di Cpt, abbiamo a che fare con luoghi disumani, la trasparenza annunciata si è fermata all’ingresso. Proprio come si sono dovuti fermare i consiglieri regionali Alessandro Metz e Kristian Franzil a cui sono stati negati arbitrariamente i permessi per visitare la struttura, permesso negato per la seconda volta anche ad un operatore del Progetto Melting Pot Europa. La dimostrazione che davanti al Cpt c’è ancora una cortina di ferro.

Cpa che convivono con Cpt, lacrimogeni, accessi vietati, mamme con bambini, persone in sedia a rotelle, deportazioni dall’oggi al domani, pestaggi, maltrattamenti, tutto questo fa pensare ancora una volta che l’unica voce compatibile con la parola Cpt, sia “chiusura”.

Marco Visintin