Per la libertà di movimento, per i diritti di cittadinanza

Senegal, aspettando con angoscia i parenti espulsi dalla Spagna

di Nick Tattersall

Dakar – Mentre gli aerei iniziano a riportare indietro gli immigrati clandestini dalla Spagna, le famiglie in Senegal attendono nervosamente di vedere se i loro parenti sono fra quanti si sono visti bocciare l’aspirazione a una nuova vita nella “fortezza Europa”.

Migliaia di africani esausti, quasi la metà dal Senegal, sono arrivati quest’anno sulle rive delle Isole Canarie in Spagna su piccole imbarcazioni di legno, la pelle bruciata dal sale e dal sole dopo un viaggio in mare pericoloso e durato spesso più di una settimana.

Un primo gruppo di 50 emigrati, scortati dalla polizia spagnola, è arrivata giovedì nella città settentrionale del Senegal di Saint-Louis su un volo charter dalle Canarie, nell’ambito di un discusso programma di rimpatrio.

Altri due voli erano in programma per ieri.

Con i loro averi in un sacchi, ai giovani che apparivano stremati le autorità locali hanno dato un panino e 10.000 franchi locali, meno di 20 euro, magra consolazione per quanti hanno visto le proprie famiglie investire tutti i propri risparmi per pagare il loro viaggio verso l’Europa.

“La gente è preoccupata, tutti pensano la stessa cosa: hai paura di avere un parente su quegli aerei”, dice a Reuters Masamba Lo, che ha due fratelli e due cugini in Spagna.

“Le famiglie hanno raccolto tutto quel che avevano nella speranza che i loro parenti potessero spedire a casa del danaro, tutte guardavano al futuro, era un investimento”, dice Lo, che vive a Thiaroye, sobborgo di Dakar da dove sono partiti centinaia di emigranti.

U)n posto su una piroga, le barche di pescatori dai colori chiari che sono arrivate come un’armata in Spagna, sono costate sino a 500.000 franchi locali (quasi 800 euro), una fortuna in Senegal, dove due terzi della popolazione vive con poco più di un euro e mezzo al giorno.

Quelli che partono portano con sé le speranze di famiglie e amici che hanno messo assieme i soldi. Per molti, avere davanti agli occhi le luci chiare delle torri di Tenerife, dove si radunano vacanzieri europei bruciati dal sole, è come arrivare nell’El Dorado. Ma il sogno si trasforma in agonia quando sono radunati e messi su un aereo di ritorno a casa.

“Credere che sei in Europa, che sei arrivato, è un miracolo per la maggior parte dei senegalesi”, dice Massaer Niang, studente che ha speso 8 mesi e 3.000 euro lasciatigli dal padre per tentare in vano di arrivare in Spagna.

“Immagina cosa sia per loro tornare in Senegal. Una catastrofe psicologica. Hanno rischiato le loro vite, speso i loro soldi, sono svergognati, ridotti a nulla”.

Ricadute politiche

Molti senegalesi sono critici nei confronti del governo del presidente Abdoulaye Wade che ha acconsentito ai rimpatri, accusandolo di averlo fatto in cambio dei 20 milioni di euro dati dalla Spagna per un programma teso a dar lavoro nell’agricoltura a quanti sono stati rimpatriati.

“Quelli che vogliono emigrare non sono persone che provocano problemi, stanno cercando di trovar lavoro … questo denaro che la Spagna ci sta gettando non è desinato a risolvere quel problema. Il governo non dovrebbe accettare questa repressione”, ha affermato Madior Diouf, leader dell’opposizione, secondo quanto riferito dal quotidiano “Le Popoulaire”.

I giovani rispediti a casa dalle Canarie nel corso dei precedenti rimpatri lo scorso giugno avevano tentato di bloccare un’autostrada alla periferia di Dakar bruciando copertoni. I rimpatri erano finiti dopo che il Senegal aveva ritirato il proprio consenso, dicendo che i suoi connazionali erano stati maltrattati.

Questa volta il governo sembra muoversi con più prudenza, limitando l’accesso dei media a quelli che sono tornati e spedendoli all’aeroporto fuori di Saint-Louis strettamente sorvegliato piuttosto che a quello di Dakar. Ma la vicenda resta irrisolta.

“Il posto per i senegalesi è innanzitutto e soprattutto in Senegal … il presidente ha sempre detto di essere contrario all’emigrazione clandestina”, ha dichiarato il ministro dell’Interno Ousmane Ngom.

(hanno collaborato Diadie Ba e Pascal Fletcher)