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da Viveresenigallia.it del 20 settembre 2006

Senigallia – Saliam e l’International Phone Centre

Dalla rubrica Culture migranti

di Giulia Angeletti

Sono quasi 6 anni che Saliam si trova in Italia. È stato prima a Roma dove si trovavano già i suoi genitori, ma si è spostato presto a Treviso perché non riusciva a trovare lavoro.
Qui ha lavorato come apprendista presso una fabbrica e poi come magazziniere in un supermercato. Infine si è trasferito a Senigallia dove ha comprato una licenza per fare il venditore ambulante.

Saliam viveva in una città abbastanza grande nell’interno del Bangladesh. Nel suo paese è cresciuto ed ha studiato alle scuole pubbliche, ma poi ha trovato grosse difficoltà per trovare lavoro, come molti altri ragazzi come lui. La sua famiglia si trovava in difficoltà economiche, e così hanno deciso di prendere la strada dell’Italia.

Il Banglasesh è un paese molto povero, dove, come dice Saliam, non c’è lavoro. La gente vive di agricoltura e l’industria non è arrivata neanche nelle città: non c’è nessuna fabbrica nella quale lavorare. Il turismo è scarso, se non del tutto inesistente.
Anche la situazione interna non è delle migliori: il prossimo gennaio è previsto lo svolgimento delle elezioni politiche per il rinnovo del Parlamento. La campagna elettorale è di fatto già cominciata, con comizi, manifestazioni e scioperi generali che spesso sono degenerati in scontri di piazza con morti e feriti.

In questi 6 anni Saliam è tornato una sola volta in Bangladesh, lo scorso Marzo, e vi è restato per un mese. Ormai tutta la sua famiglia si trova in Italia, padre, madre, fratello e sorella, ad eccezione di sua moglie: infatti durante il viaggio di Marzo si è sposato con una ragazza del suo paese, ed ancora non è riuscito a procurarsi i documenti necessari per farla venire in Italia. Sono passati quasi sei mesi, ed ancora la burocrazia italiana non gli consente di ricongiungersi con la sua consorte.

In Italia Saliam ha trovato da subito il permesso di soggiorno, a differenza di molti altri immigrati che si regolarizzano poi dopo aver trovato lavoro. Ha quindi sempre lavorato regolarmente.
Ha trovato molte difficoltà nell’imparare l’italiano, che è una lingua molto diversa dal bengali la lingua che si parla correntemente nel Bangladesh.

Un altro problema, ancora irrisolto, è quello dell’abitazione. All’inizio ha trovato casa a Ripe, ma era una sistemazione precaria: la casa era molto vecchia, piena d’umidità, e il bagno era rotto. Allora ha cercato casa a Senigallia, si è rivolto invano a numerose agenzie con l’unico risultato di aver sprecato un sacco di soldi. Oggi Saliam vive a disagio con i suoi genitori, suo fratello e sua sorella in un appartamento di appena 45mq dove stanno piuttosto stretti.

Saliam è mussulmano, a Senigallia sente la mancanza di un luogo in cui pregare il suo Dio in maniera adeguata, perlomeno durante le due più grandi festività religiose, il Ramadan e il dopo Ramadan. Esigenza diffusa, anche in persone che vengono dal Senegal, Pakistan, Marocco e altri paesi a maggioranza mussulmana. Insieme al consigliere aggiunto Kaium hanno fatto richiesta al comune per un luogo di preghiera e di ritrovo, ma ancora la richiesta è rimasta inascoltata.

All’inizio del 2005 Saliam ha preso in affitto con la sua famiglia un piccolo negozio in via Carducci, l’“International Phone Centre”: ci sono 8 cabine telefoniche dove si può chiamare in tutto il mondo, c’è un angolo con dei computer dove si può navigare in rete, ci sono articoli da regalo, e servizio fotocopie e fax.
Il negozio è frequentato da stranieri, ma anche da un buon numero di italiani. Il rapporto con gli altri esercenti del quartiere è molto buono.