Roma, 27 lug. (Apcom) – L’omosessualità va tutelata. Il monito arriva dal “Palazzaccio”, con una precisazione: l’iscrizione a una associazione non prova di essere gay e non evita necessariamente al clandestino di essere rispedito nel suo Stato di origine. E’ quanto affermato dalla Corte di Cassazione che, con la sentenza 16417 del 25 luglio 2007, ha da un lato condiviso le affermazione del giudice di pace di Torino, secondo il quale “l’omosessualità va riconosciuta come condizione dell’uomo degna di tutela, in conformità ai precetti costituzionali, assunto da cui discende che la libertà sessuale va intesa anche come libertà di vivere senza condizionamenti e restrizioni le proprie preferenze”, dall’altro ha accolto il ricorso dell’Ufficio territoriale del governo di Torino che voleva rimpatriare un cittadino senegalese dichiaratosi omosessuale. Ciò perché hanno spiegato i giudici della prima sezione civile non era stata raggiunta la prova che nello Stato di origine l’omosessualità fosse perseguita e che, soprattutto, l’uomo fosse effettivamente gay soltanto perché iscrittosi a una associazione omosessuale. In particolare – ha affermato il Collegio – è stato già rilevato che detta prova è stata ricavata dall’essersi egli scritto all’Arci Gay in tempi non sospetti, subito dopo il suo ingresso in Italia. Si tratta certamente di elementi indiziari significativi, che però non risultano tali da conferire la certezza necessaria alla dichiarata omosessualità del senegalese”. Non solo. “Alla luce di quanto ora esposto è da ritenere che la semplice iscrizione ad un club di omosessuali non rappresenti una prova sufficiente a dare dimostrazione di una omosessualità dichiarata dell’iscritto”. Insomma ora la causa dovrà tornare al giudice di pace di Torino il quale dovrà accertarsi se l’uomo sia effettivamente gay e se questa condizione è perseguita in Senegal.
da Apcom.net
Sentenza della Cassazione: l’omosessualità va tutelata
Ma iscrizione ad Arcygay non impedisce espulsione clandestino
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