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“Senza un tetto non ci sto”

Intervista a Gianluca Peciola - Assessore alle Politiche Abitative, all’Intercultura e alle Politiche Giovanili del XI Municipio di Roma

Domanda: Ci può parlare dell’esperienza che vive a Roma, dei vari progetti realizzati o ancora in cantiere, tenendo presente una delle problematiche più attuali cioè le nuove povertà, dovute da un lato al caro vita e dall’altro dal mercato degli affitti troppo alti. Naturalmente i soggetti maggiormente colpiti sono gli invisibili, i precari, disoccupati, migranti ecc.

Risposta: La città di Roma, per quanto riguarda l’Italia, è il cuore della migrazione, è il luogo di passaggio di molti immigrati da tutti i paesi del mondo ed è chiaro che la questione dell’abitare, dei diritti relativi alla residenza per la popolazione migrante, diventa un punto fondamentale di quanti oggi vogliono fare una proposta politica rispetto all’abitare aperto soprattutto a quei soggetti più deboli come i migranti.

La questione del diritto alla casa per quanto riguarda gli immigranti, sta diventando una vera emergenza sociale che riguarda soprattutto quelle popolazioni che provengono dai paesi di imminente ingresso in Europa come la Romania o altri paesi dell’est. Attualmente è pieno di persone che vivono in precarietà abitative, in subaffitto o in situazioni di degrado estremo. Roma è anche la città dei campi, abbiamo più di 25 campi rom (per lo più di origine rumena) e la città non riesce a fornire una risposta abitativa o anche d’emergenza.

Per quanto riguarda queste problematiche, i singoli municipi non hanno, al momento attuale, il potere di decidere per quel che concerne la residenza pubblica, però insieme ad Action stiamo cercando di far arrivare all’attenzione del Comune di Roma la questione degli affitti e della residenza della popolazione migrante. E’ proprio di questi giorni l’appello a firma di Action che noi stiamo sottoscrivendo, che parla proprio del problema della regolarità degli affitti e del fatto che, molto spesso, gli immigrati non possono avere la residenza, lasciapassare per il permesso di soggiorno, o addirittura molti immigrati che essendo stati sfrattati o trovandosi in situazioni di nuova precarietà abitativa, non possono neanche rinnovare il permesso di soggiorno; perciò stiamo cercando di fare un ragionamento in questo senso e questo appello lo solleva con forza, soprattutto relativamente all’autocertificazione. Sappiamo infatti che la legge Bossi Fini richiede dei requisiti precisi per quel che riguarda l’abitazione di un alloggio e dal momento che molti immigrati vivono in situazioni abitative precarie (fra cui molte occupazioni di case, organizzate o non) l’uso dell’autocertificazione della residenza porterebbe sicuramente ad un risultato effettivo nella direzione della regolarizzazione degli immigrati.
Questo è uno dei punti su cui stiamo ragionando maggiormente, ma come assessorato stiamo rilanciando anche con forza le politiche interculturali soprattutto di dialogo multiculturale all’interno del municipio.

D: Pensa che l’esperienza del suo Municipio e quindi anche le azioni e le battaglie per i diritti realizzate da Action siano estendibili in altri territori italiani? Come Assessorato quali nuovi progetti avete in cantiere? Pensate di concretizzare le esperienze e i progetti già realizzati?

R: Come Municipio stiamo attivando un confronto serrato con Action, anche perché è recente l’occupazione, al quartiere Garbatella di undici case sfitte e tra gli occupanti ci sono anche alcuni immigrati.

Ovviamente il tentativo che stiamo facendo è quello di aprire un tavolo fra gli occupanti, l’XI Municipio e il Comune di Roma ( Assessorato al Patrimonio e la Proprietà) perché per prima cosa si tratta di case private e secondo per lanciare l’ipotesi del canone sociale, vale a dire un canone d’affitto che inciderebbe in percentuale minima rispetto al reddito.

La strada è difficoltosa perché ovviamente la resistenza della proprietà ad un’ipotesi del genere è forte; tuttavia il blocco che si è creato fra Action e il Municipio sta in ogni caso portando a dei risultati su quello che è l’obiettivo prefissato. Quello che invece stiamo facendo rispetto alle tematiche dell’intercultura è innanzitutto rafforzare la visibilità delle comunità migranti all’interno del Municipio, soprattutto in vista dell’elezione del “consigliere aggiunto” cioè un cittadino immigrato eletto dalle comunità e, al Consiglio Comunale di Roma, quattro consiglieri. Ovviamente il potere effettivo che avranno queste persone sarà assai limitato perché non esiste ancora il diritto di voto per gli immigrati in Italia. A questo proposito stiamo utilizzando l’elezione del consigliere aggiunto per riportare nell’agenda politica della città di Roma, la questione del diritto di voto amministrativo degli immigrati, così com’è stato fatto a Genova e così come occorrerà fare in tutta l’Italia.

Quindi questa sarà una battaglia politica che si caratterizzerà nella direzione della conquista dei pieni diritti politici, civili e amministrativi degli immigrati che vivono all’interno della nostra città e del nostro paese.
E’ chiaro che per fare questo bisogna lavorare per dare il massimo di visibilità alle comunità migranti. Stiamo attivando un tavolo per l’intercultura, che sarà un tavolo di coordinamento delle comunità migranti presenti nel nostro Municipio, un tavolo che lavori non soltanto sulla questione del diritto di voto ma che inizi anche a rafforzare la progettualità delle comunità in modo particolare sulle tematiche abitative e sui servizi sociali.