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Serie A e serie B: il campionato del merito del migrante

Quando un migrante è più profugo di un altro

Un operatore dell’accoglienza non è necessariamente un attivista (per i diritti umani, per il sociale, osservatore delle situazioni geo – politiche, ecc.), anzi, non lo è quasi mai. Un attivista non è quasi mai un operatore dell’accoglienza. Cosa accade quando queste due figure si intersecano?

A volte il risultato è straordinario, altre volte il connubio può essere disastroso; meglio lavorare con persone che non hanno nessuna conoscenza del mondo e che trattano tutti come “migranti” piuttosto che avere a che fare con persone che si erigono a paladini della salvezza del mondo. Avere un’opinione sul fenomeno migratorio e difendere tutti i detentori dei diritti umani è nobile, lavorare nel settore è qualcosa di molto differente.

Recentemente si è data moltissima attenzione al fenomeno siriano e, soprattutto, ai profughi siriani. Ho sentito moltissime volte dire che chi fugge dalla guerra deve essere aiutato, quindi, i siriani devono essere aiutati. Ebbene, i siriani, in Europa, ricevono un trattamento molto privilegiato rispetto a tutti gli altri profughi di guerra del mondo (e con questo non intendo assolutamente dire che sia dignitoso, solo che hanno più chance degli altri), tuttavia le persone “sensibili alla tematica” non riescono a percepire questo fenomeno, non riescono a vedere tutti gli altri profughi abbandonati sulla rotta balcanica o, peggio ancora, non riescono a vedere il trattamento degli “altri” sulla rotta del deserto. Sì, è vero, sono critica. Molto critica.

Lo sono perché ci comportiamo come se nel mondo l’unico Stato in guerra fosse la Siria. E l’Iraq? E l’Afghanistan? E la Somalia? E l’Eritrea? E il Sudan? E il… quello che volete voi.

Creare migranti di serie A e di serie B, per esempio Siriani contro la caccia alle streghe ed agli stregoni nigeriani appena trasmessa alle questure, complica tantissimo il nostro lavoro.

Noi dovremmo insegnare loro che in Europa, in Occidente, tutti gli uomini e le donne sono uguali e detengono gli stessi diritti. Come possiamo riuscire a farlo quando esistono corridoi umanitari (per pochissimi privilegiati) per alcuni e il deserto, la Libia, il Mar Mediterraneo, il diniego in commissione per altri? Noi siamo il paese che vuole rimpatriare le donne nigeriane, vittime di tratta. Siamo il paese in cui una donna minacciata è rimandata a casa dal suo carnefice, giusto per fare un esempio. Eppure io dovrei guardare negli occhi una donna incinta nigeriana, stuprata in Libia, e dirle che ha gli stessi diritti di tutti. Sì, lo devo fare e lo faccio, ma lei non mi crede, perché sa che non è la verità.

Tutta questa critica non è per dire che i siriani non debbano essere aiutati. I siriani devono essere aiutati molto più di così, allo stesso modo tutti gli altri. Questo è il punto. Già conviviamo con le nostre difficoltà quotidiane nel lavoro e lo Stato non fa che aggiungerne altre ogni giorno.

Non dovremmo scontrarci anche con le persone sensibili buoniste che intrinsecamente fanno una netta distinzione anche loro tra migranti e migranti. I diritti umani sono perfetti, basterebbe rileggerli ogni tanto e capire che devono essere applicati a tutti, in maniera indiscriminata, senza distinzioni alcune. I neri, gli africani neri sono fortemente discriminati ovunque si girino, anche e soprattutto dai nord africani e lo sono ancora di più nel resto del mondo e molte volte la distinzione è fatta proprio da persone che non dovrebbero farla.

Dando molta più rilevanza ai migranti mediorientali, non si fa altro che aggravare la questione. Molte persone del paese nel quale vivo, domandano spesso: “Perché non ci inviano i profughi veri? I siriani? Quelli che scappano dalla guerra?”; non sanno neanche di aver ospitato, o di ospitare ancora “profughi veri”, scappati dalla guerra, come somali o eritrei, perché non c’è informazione, perché consideriamo l’Africa come un unico Stato, nonostante da Ovest a Est ricopra una distanza compresa tra Spagna ed India e da Nord a Sud dagli Stati Uniti all’Argentina meridionale.

Allora è qui che faccio un appello, molto critico, a tutte le persone sensibili che stanno leggendo: aiutateci a non formare un campionato a serie che riguarda i migranti. Avete i mezzi, gli strumenti per fare una buona informazione, quella che molto spesso a noi non riesce di fare. Aiutateci a far considerare tutti i migranti degli esseri umani.

Sabrina Yousfi, Cooperaia Alternata SI.Lo.S