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Shooting Borders. Videoinstallazioni sul Mediterraneo dei flussi migratori

Sabato 17 settembre a Macerata

Sabato 17 settembre i vicoli della Cocolla, tra lo Sferisterio e il Duomo di Macerata, ospiteranno “Shooting Borders – Videoinstallazioni sul Mediterraneo dei flussi migratori”, uno degli ultimi appuntamenti del calendario di “Macerata d’ Estate, Sboccia la città”.

L’evento, organizzato dall’associazione “Ya Basta! Sede di Macerata”, in collaborazione con Elver e grazie al patrocinio del Comune di Macerata, inizierà alle ore 21.00 con videomapping e visual art lungo le strade e sugli edifici della Cocolla a cura di Beatrice La Mantia e Marco Di Cosmo – animatori del collettivo di artisti digitali LuckyAssembler e il progetto “Pixel Corporation” Antica Proietteria – con le sonorizzazioni di Manuel Coccia e Enrico Tiberi – produttore e musicista marchigiano le cui sonorità attingono dalla sperimentazione elettronica e dalla tradizione musicale classica (progetto nrec /’æn.rek/).

Alle ore 22.30 spazio alla performance A/V “Go dot” per la regia di Marco Di Battista – artista visuale, vj, documentarista; finalista al Premio Nazionale delle Arti del Miur nel 2004, premiato al Festival I-Mode Visions dell’Accademia di Belle Arti di Macerata nel 2004 e nel 2011, e alla 44a Mostra Internazionale del Nuovo Cinema di Pesaro – le musiche di Enrico Tiberi, Manuel Kopf e Caterina Trucchia – che formano il duo KMfromMYills che a ricercate sonorità sintetiche unisce un cantato femminile che rielabora elementi dalla musica folk. A seguire il djset di H On Bangalore – World music, digital africa, voodoo rhythm, anacondas for extreme high living experience.

SHOOTING BORDERS è una mostra multimediale che attraverso la tecnica dell’Architectural Projection Mapping vuole indagare il tema del Mediterraneo dei flussi migratori. Lo storico quartiere della Cocolla, antico limitare della città di Macerata, si trasformerà in uno “spazio sensibile” che ci permetterà di attraversare virtualmente frontiere di terra e di mare.

Abbiamo immaginato una mappa, un percorso fatto di immagini e di suoni che provengono dai confini della Fortezza Europa, un viaggio emozionale che inizia alle porte del vecchio continente oggi chiuse a quanti sono in fuga dalla guerra e dalla povertà.

La performance “Go dot” nasce durante la marcia Overthefortress, una campagna di solidarietà attiva che ha portato trecento attivisti ad Idomeni, sul confine greco macedone, dove da mesi erano bloccati migliaia di rifugiati nel tentativo di raggiungere il nord dell’Europa.

Il titolo dell’opera è un chiaro riferimento al dramma di Samuel Beckett, “Aspettando Godot” ed all’interpretazione che lo stesso autore ha dato del nome “Godot” da Go (vai) e Dot (fermo/punto).

A differenza della pièce di Beckett, la condizione di “stallo” dei protagonisti (i profughi) non è volontaria, ma imposta dall’alto, dalla Fortezza Europa e dalle sue politiche che, limitando la libertà di circolazione e di movimento, impone a migliaia di individui di rimanere “fermi” e di vagare nelle frontiere europee in attesa di poter “andare”.

Le immagini raccontano la quotidianità dei profughi nei campi spontanei, esistenze che scorrono aspettando di poter oltrepassare il confine, attraverso lunghe sequenze, inquadrature fisse quasi sempre in campo totale e audio in presa diretta combinato a brani musicali originali eseguiti dal vivo.