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Si avvia alla chiusura il Cara di Mineo: quale accoglienza per i richiedenti asilo?

La Rete antirazzista catanese interviene sulla chiusura del mega centro

La Rete antirazzista catanese insieme a reti siciliane e nazionali fin dalla apertura del Cara nel 2011 ha operato una costante attività di monitoraggio, denunciando a più riprese le condizioni di malaccoglienza e il sistema affaristico scoperchiato poi da numerose inchieste giudiziarie conosciute come “Mafia capitale”. Il “Residence Mineo” è stato per troppi anni un “ghetto dalla gestione securitaria, poliziesca e segregativa”. Non è perciò in discussione il mantenimento di tale sistema bensì il modo in cui questo sta venendo smantellato e l’assenza strutturale di alternative, con persone trasferite come pacchi postali senza la necessaria cura e assistenza.
“Il megaCara della vergogna – afferma la rete – nelle prossime settimane concluderà la sua tragica esperienza di segregazione dei richiedenti asilo iniziata nel marzo 2011 con 1.800 presenze, con picchi nel 2013/2014 di 4.500; dal dicembre del 2018 i numeri si sono ridotti velocemente: da 1.800 si è passati nei mesi scorsi a 1200, ieri erano 268 persone ed oggi poco più di 200 (circa 50 sono state trasferite in CAS a Ragusa, Enna e Messina) e il 30 maggio altre 50 persone (prevalentemente nuclei familiari) verranno allontanate dal Cara”.

“Dietro ogni numero – continua la rete – ci sono storie drammatiche, spesso tragiche, di persone e d’interi nuclei familiari, che in pochi giorni, dopo molti mesi, a volte anni, di attesa di responsi, troppo spesso negativi (perché oramai il diritto d’asilo in Italia è una rara eccezione concessa) vengono trasferiti in Sprar in crescenti difficoltà o in CAS o nell’hotspot nell’ex caserma Gasparro a Messina, che grazie ai tagli salviniani, garantiscono miserevoli condizioni di sopravvivenza. Non pochi si trovano ad arrangiarsi in strada, ingrossando così le fila dei senza fissa dimora; nonostante le segnalazioni di medici, la stessa fine spetta a persone con gravi vulnerabili fisiche e mentali, che soffriranno per le conseguenze del l’interruzione del le terapie.
Gli standard dell’accoglienza in Sicilia come nel resto d’Italia stanno crollando verticalmente, entro l’anno decine di migliaia di operatori/rici sociali si troveranno licenziati/e . Le migliori esperienze di accoglienza , come Riace, sono da mesi nel mirino del linciaggio mediatico e di Procure molto attente a fare le pulci su presunti matrimoni e sugli asini che operano nella raccolta di rifiuti, in una zona come la Locride dove la ‘ndrangheta domina e dove neanche il Tribunale di Locri (dove l’11 giugno inizierà il processo al sindaco Domenico Lucano) è in regola con il certificato d’abitabilità. Proprio a Riace si è dimostrato che lo standard d’accoglienza degli SPRAR poteva essere esteso anche nel CAS, mentre adesso si fa il contrario. Per contrastare questa barbarie razzista in molte realtà si stanno sperimentando nuove pratiche d’accoglienza dal basso”.

“Tornando all’ex villaggio degli aranci, poi diventato Cara – conclude la rete antirazzista catanese – la Pizzarotti srl di Parma lo costruì per i militari di Sigonella, in 8 anni di Cara ha abbondantemente lucrato, con affitti multimilionari ed una pessima manutenzione, con il Ministero dell’Interno. Adesso che finalmente la vicenda del Cara (che per noi non si doveva neanche aprire) volge al termine dal movimento 5 stelle arriva la delirante proposta di “trasformare l’attuale CARA di Mineo in un polo addestrativo e di formazione per le forze armate, le forze dell’ordine, la protezione civile e i vigili del fuoco sia per la cooperazione militare che per iniziative di peacekeeping”; al peggio non c’è fine pur di potenziare la militarizzazione della nostra isola!
Salutiamo e solidarizziamo con la mobilitazione dei portuali a Genova, che sono riusciti a boicottare il transito del cargo saudita Bahri Yambu, che trasportava strumenti bellici, così come continueremo a sostenere le Ong delle navi umanitarie ed a mobilitarci per l’apertura dei porti all’accoglienza”.