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Sicurezza/ Csm vara parere su dl, ma si spacca su ronde e Cie

Mancino si astiene, insorge Saponara: "ingerenza sulla politica"

Parere sul dl sicurezza approvato, ma Csm diviso, al punto che sia il vicepresidente Nicola Mancino che tre togati di Magistratura Indipendente si sono astenuti al momento del voto di alcune parti del documento. “Personalmente – ha detto Mancino – sono contro l’introduzione delle ronde, ma questo fa parte della politica, noi non ce ne possiamo occupare. Dunque, avrei dato un voto contrario, ma l’espressione di questo parere mi trova molto perplesso sul punto e quindi mi astengo”. Non solo: Mancino, insieme al togato di Magistratura Indipendente Cosimo Ferri, si è astenuto anche dal votare il parere sostanzialmente negativo espresso dalla VI commissione sulla parte del testo riguardante la normativa sull’immigrazione. Per quanto riguarda la normativa anti-stupri, invece, si è registrata la sola astensione dei laici del Pdl, mentre la parte del dl relativa allo stalking è stata approvata all’unanimità. A dividere il plenum di palazzo dei Marescialli, in linea di massima, è stato soprattutto il parere negativo espresso nei confronti dell’introduzione delle cosiddette ronde: i togati di Magistratura Indipendente hanno spiegato la loro astensione sottolineando che “è cosa estranea alla nostra competenza: è opportuno – ha rilevato Antonio Patrono – evitare anche solo di correre il rischio di invadere il campo altrui”. Il laico del Pdl Michele Saponara si è detto dello stesso parere: “in questo documento – ha osservato – c’è un’ingerenza del Csm sul potere politico”. Un’apertura al documento messo a punto dalla Sesta commissione è invece venuta da Gianfranco Anedda, consigliere laico del Pdl, durante il dibattito in plenum: “questo parere dimostra che quando viene abbandonata una valutazione dettata da una linea ideologica con un atteggiamento di corporativismo emerge una collaborazione utile. Qui non c’è una critica demolitrice, ma si segue la strada dei suggerimenti”. I relatori del testo, il togato Fabio Roia (Unicost) e Mauro Volpi (laico di centrosinistra), hanno difeso il testo: “c’è una diretta connessione tra l’istituzione delle ronde e la materia giudiziaria”, ha ribadito Roia; “se un domani – ha aggiunto Volpi – ci fosse qualsiasi governo che con un disegno di legge o un decreto volesse introdurre norme capaci di pregiudicare la tutela giurisdizionale dei diritti umani non sarebbe una questione di competenza del Csm? Da parte mia c’è grande preoccupazione per la costituzione di associazioni che possano segnalare anche situazioni di disagio sociale. I paletti per i requisiti per far parte di tale associazioni devono essere inseriti nella legge”. I relatori, e lo stesso Mancino, hanno da ultimo criticato i titoli ‘eccessivi’ comparsi sui giornali: “Bocciaturà è un termine forte – ha sottolineato Mancino – il Csm non ha titolo per bocciare”. Il numero due di Palazzo dei Marescialli ha però ribadito che “il Csm non può non esprimere pareri su ciò che attiene alla materia della giustizia. Siamo un organismo deputato ad avere rapporti con il ministro, non con le Camere. Richieste di pareri non ne ho mai ricevute, ma io ritengo che possiamo esprimerli per quanto di nostra competenza”. Mancino, infatti, ha detto di apprezzare il parere redatto dalla Commissione sui punti non relativi alle ronde. Il documento è stato condiviso in pieno, invece, dai togati di Magistratura democratica: “Siamo arrivati ad individuare un equilibrio idoneo per interloquire con altri profili dell’aspetto istituzionale”, ha osservato Livio Pepino. Nel corso del dibattito, infine, il relatore Roia ha voluto anche ricordare che è stato annunciato un emendamento al decreto con l’ipotesi di una deroga del passaggio tra funzioni requirenti e giudicanti per colmare i vuoti di organico che si registrano in diverse procure. Su questo, il Csm formulerà un parere a parte.