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da http://www.reporterassociati.org/ del 16 dicembre 2003

Sidney: no ingresso profughi di Nauru

di redazione

Sydney, 16 dicembre 2003 – Aumenta il numero di richiedenti asilo detenuti dall’Australia nella remota isoletta-stato di Nauru, nel Pacifico, in sciopero della fame per protesta contro il governo di Canberra, che ha rifiutato loro lo status di profughi.

Il dipartimento Immigrazione ha confermato oggi che 24 afghani e un pachistano continuano a rifiutare cibo e acqua nel campo, costruito nel desolato e torrido entroterra dell’isola. Continua anche lo sciopero della fame di una ventina di richiedenti asilo, tra cui un adolescente, detenuti nel reparto isolamento del campo di Port Hedland, in Australia occidentale, dopo i disordini scoppiati all’inizio del mese contro restrizioni al diritto di visita e domati da un’unità di polizia in tenuta antisommossa e con l’uso di gas lacrimogeni. La protesta a Nauru era iniziata con nove uomini mercoledì scorso, sette dei quali sono stati già ricoverati in ospedale, mentre altri avrebbero cominciato a urinare sangue. Quattro di questi si sono cuciti la bocca con filo di cotone. I manifestanti affermano che preferiscono morire, piuttosto che tornare in Afghanistan.

“Non vedo alcuna possibilità che rinuncino alla protesta, il che è veramente preoccupante perché si spingeranno fino all’estremo limite, fino alla morte”, ha dichiarato Elaine Smith, portavoce del gruppo “Australian for Refugees”, che parla per telefono regolarmente con i detenuti nel campo. Tra i primi ad essere ricoverati, ha detto, vi è Jamil Khan Hashimi, di 29 anni, che prima di fuggire ha perso una gamba nell’esplosione di un’autobomba in Afghanistan dopo aver parlato a favore dei diritti delle donne, e i cui sei figli sono stati uccisi questo mese per errore dalle forze Usa, in un attacco a militanti islamici. Smith ha aggiunto che i richiedenti asilo protestano perche non sopportano più di restare chiusi in gabbia: “Vogliono la libertà”.

Oltre 280 richiedenti asilo, fra cui 93 minori, sono rinchiusi nel campo di Nauru, nel quadro della cosiddetta “Pacific Solution” con cui la marina australiana ha dirottato con la forza verso isole del Pacifico le imbarcazioni di richiedenti asilo che tentavano di raggiungere le acque territoriali australiane. Il governo australiano insiste però sul fatto che la protesta non cambierà il fatto che le loro domande per ottenere lo status di profugo sono state respinte.

Sulla crisi è intervenuto anche il ministro degli Esteri Alexander Downer, per ribadire che lo sciopero della fame non impedirà il loro rimpatrio. “Qualcuno sta consigliando loro di protestare nella speranza che il nostro governo abbandoni la sua politica verso gli immigranti illegali, ma ciò non accadrà”, ha assicurato.

(meltingpot.org)