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da il Corriere del Veneto

Sigillati per due giorni nel fondo del camion romeno

La polizia scopre 11 moldavi ai limiti della resistenza

Padova – Dai 3500 ai 4000 euro a testa. Questo era il prezzo per un posto nella carovana dei dannati richiesto da un’organizzazione romena a dei clandestini moldavi, desiderosi di raggiungere l’Italia per lavorare o per ricongiungersi con i familiari.
A scoprire un altro trasporto di disperati sono stati l’altra notte gli uomini della squadra mobile di Padova, abili nel riconoscere all’interno di un camion carico di tubi di ferro l’allucinante nascondiglio di 7 donne e 4 uomini provenienti dall’Est.
Non è mai stato un mistero per gli investigatori che fosse proprio la Città del Santo il primo terminal di riferimento per il traffico di clandestini in arrivo dai paesi dell’ex blocco sovietico. Proprio per questo gli uomini al comando del vice questore, Marco Calì, avevano passato al setaccio decine di tir lungo il tratto autostradale fra il casello di Padova est e Padova ovest.
L’informazione avuta sull’arrivo di un carico di esseri umani si è rivelata esatta quando la paletta ha imposto l’alt a un tir condotto dal ventunenne romeno Gavriel Costel Niga, privo di precedenti ma ben disposto ad arrotondare il suo salario di camionista alle dipendenze di un’azienda balcanica, con qualche “extra” garantito dall’organizzazione che gestiva il traffico criminale.
Tutto, nel suo camion, sembrava in regola. Sino a quando i poliziotti non sono stati attratti da alcuni rumori all’interno. La sorpresa, dopo l’apertura delle porte sigillate del cassone e l’immediata ispezione del carico, è stata grande anche per gli uomini in divisa: hanno ritrovato, quasi schiacciati fra i tubi e il fondo del camion, le sagome infagottate dei passeggeri, ormai sull’orlo dello sfinimento.
Indescrivibile il fetore dentro il mezzo. Donne e uomini, erano infatti costretti ad usare i pochi metri quadrati a disposizione per dormire, mangiare e soddisfare le necessità fisiologiche. Il viaggio, che durava due giorni, non aveva riservato loro un attimo di sosta. Il cassone del camion era infatti sigillato sin dal momento della partenza. L’unica fermata era stata quella compiuta dal tir al capolinea, in prossimità del casello di Limena, in attesa di un intermediario che avrebbe prelevato dai passeggeri le quote per il “viaggio” prima di lasciarli in qualche zona della città. Per l’autista, che ha ammesso di essere stato il “Caronte” pagato dall’organizzazione, è subito scattato il fermo.
I clandestini, rifocillati in questura prima del riconoscimento, sono stati inviati al rimpatrio. Con l’eccezione di alcuni tra loro, disponibili a collaborare con la polizia in cambio di un permesso di soggiorno, pur di consentire di dare un volto e un nome a criminali decisi ad arricchirsi, senza scrupoli, sul loro destino di disperati.