Per la libertà di movimento, per i diritti di cittadinanza

da Il Manifesto del 16 novembre 2003

Social forum «clandestino» di Teresa Pullano

Parigi – Se è stato possibile dare un senso all’aggettivo «europeo» di questo social forum parigino, è paradossalmente grazie a chi per definizione europeo non è, ovvero i sans papiers, come qui vengono definiti gli immigrati irregolari. Infatti i seminari e le attività con e sui migranti sono state, qui al forum, l’occasione di un vero incontro, concreto e tangibile, fra persone che vivono l’esclusione dallo spazio europeo sulla loro pelle. Come segno di quest’intesa, venerdì è stata presentata una dichiarazione comune sulla situazione dei sans papiers nei vari paesi europei. Tra i firmatari la Coordination nationale des sans papiers, Act up paris, il Comitato immigrati italia, il Tavolo migranti del social forum italiano e i tedeschi di Kanak attak e Gesellschaft für legalisierung. Il documento è frutto di uno sforzo di condivisione delle esperienze e delle analisi reciproche. Collaborazione che non sempre è stata facile, come precisa Romain Binason della Coordination nationale des sans papiers francese, che è tra i firmatari. Questo ex-«clandestino», ora regolarizzato ma sempre impegnato nella lotta per i migranti, racconta che all’inizio è stato difficile canalizzare le specificità del gruppo di sans papiers nell’organizzazione dell’Fse. Ma si dice anche molto contento dei risultati ottenuti e cita la creazione di un village sans papiers vicino alla Bourse du Travail di Saint-Denis – uno dei luoghi del forum – e la preparazione di uno spezzone di sans papiers europei alla manifestazione finale di ieri pomeriggio. Per lui, comunque, quest’occasione è solo l’inizio di quello che dovrà essere un lavoro di coordinamento a livello europeo della lotta per gli irregolari. In particolare, ora l’obiettivo è organizzare una giornata europea di lotta per la regolarizzazione e per la chiusura dei centri di detenzione per stranieri. Questa proposta, che emerge anche dal documento comune tra sans papiers e movimenti, verrà discussa oggi pomeriggio all’assemblea conclusiva dell’Fse. Le due date di cui si è parlato sono il 31 gennaio o il 18 marzo 2004. Il modello è quello delle manifestazioni per la pace del 15 febbraio scorso: delle manifestazioni in contemporanea nelle varie capitali europee. Dalla dichiarazione comune, così come dall’assemblea su «l’Europa e i suoi campi» tenutasi venerdì sera ad Ivry, è emersa la necessità di imporre al forum, in particolare durante l’assemblea di oggi pomeriggio, la questione dei migranti come centrale. Infatti, come si legge nel documento, «i sans papiers non sono che la punta dell’iceberg della precarizzazione che si estende agli altri immigrati ed all’insieme dei lavoratori», ed è dunque necessario «sottolineare il ruolo particolare dei sans papiers nel processo di ricomposizione del mondo del lavoro attraverso l’instabilità generalizzata». A questo proposito, oggi pomeriggio verrà anche discussa la proposta di organizzare un forum sociale europeo monotematico sull’immigrazione.

Per Federica Sossi, del Tavolo migranti italiano, la richiesta della chiusura dei campi di detenzione è un altro lato della rivendicazione della libera circolazione delle persone all’interno dello spazio europeo. Come lei, anche Emmanuel Blanchard, presente al seminario di venerdì sera e membro del Gisti (gruppo informazione e sostegno immigrazione), sottolinea la necessità di pensare le azioni sui sans papiers a livello europeo, a maggior ragione ora che è appena stata istituita l’agenzia europea per il controllo delle frontiere esterne. Tra gli obiettivi rivendicati nel documento comune vi sono il riconoscimento del diritto di cittadinanza basato sulla residenza e non più sulla nazionalità, e la richiesta del rispetto del diritto di asilo in tutti i paesi d’Europa. Tra i partecipanti alla tavola «sull’Europa ed i suoi campi», vi è anche chi ha già elaborato delle modifiche puntuali alla Convenzione europea da far presenti a Bruxelles, tramite un lavoro di lobbying sui parlamentari.