Sono ben 220 gli immigrati residenti in Provincia che, dall’inizio di quest’anno, si sono rivolti ad un avvocato per ottenere il permesso di soggiorno. Ottanta hanno presentato ricorso al Tar, gli altri 140 invece hanno scelto di adire il giudice di pace. L’Ufficio Stranieri della Questura di Treviso, diretto dalla dottoressa Elena Peruffo, che si occupa di queste pratiche, si trova a fare i conti anche con orientamenti giurisprudenziali non sempre uniformi. «Fino a qualche tempo fa prevaleva tra i giudici l’orientamento che riteneva necessaria una condanna recente per un reato grave per poter valutare la pericolosità sociale di un soggetto, e quindi giustificare il mancato rilascio del permesso – spiega la dirigente – quindi, vista la lentezza dei tempi della giustizia, poteva capitare che la condanna emessa per un reato commesso quattro anni prima non fosse considerata sufficiente per il mancato rilascio del permesso, con l’argomento che il soggetto si fosse poi bene integrato. Una situazione paradossale, perché nel frattempo magari il soggetto aveva raccolto un’altra sfilza di denunce non ancora arrivate a giudizio. Recentemente, invece, l’orientamento è un po’ più rigido. C’è poi il fenomeno dei minori che arrivano per lavorare e alla maggiore età chiedono il permesso, sottraendolo così alle quote disponibili per gli altri».
da La Tribuna di Treviso del 27 novembre
Sono 220 i ricorsi degli immigrati per avere il permesso di soggiorno
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