«Sono costretti a svolgere un lavoro non riconosciuto, senza la possibilità di riuscire a regolarizzarsi, perché l’attuale legge Bossi-Fini rende praticamente impossibile avere un permesso di soggiorno: vivono nel terrore di essere espulsi o rinchiusi in un Centro di permanenza temporanea»: Mustafà, vicepresidente dell’associazione socio-culturale della comunità senegalese a Padova, aperta anche a tutti gli altri extracomunitari che vivono in città, prende così le difese dei connazionali “vu’ cumprà”. «Noi africani non riusciamo a sopportare di essere criminalizzati per una situazione di cui siamo solo vittime. Vogliamo ricordare che chi vende borse o cd contraffatti non provoca danni a nessuno: gli acquirenti di questi prodotti sanno che non si tratta di materiali di qualità. Vogliamo che si sappia che non è piacevole svolgere il lavoro che viene definito dei “vu’ cumprà”: è umiliante e difficile stare ore ed ore al freddo, sotto il sole o sotto la pioggia, cercando di recuperare qualche soldo per sopravvivere. Chi vende borse o cd vorrebbe svolgere un normale lavoro, più redditizio, in condizioni dignitose, con qualche garanzia, ma non esistono, attualmente, alternative: la legge Bossi-Fini prevede che puoi provare ad avere un permesso di soggiorno solo se un datore di lavoro, mentre risiedi nel tuo Paese, fa richiesta di te, per assumerti, e riesce a far rientrare la sua domanda tra le migliaia che vengono presentate quando vengono aperte le “quote”. Noi, non solo senegalesi ma tutti i cittadini stranieri che si trovano in queste condizioni, abbiamo imparato a sopportare la clandestinità, in attesa e nella speranza di una sanatoria che ci permetta di regolarizzare la nostra posizione e passare a lavori più dignitosi. Abbiamo imparato a sopportare questo, ma è veramente difficile sopportare di sentirsi trattare e definire come criminali, solo perché tentiamo di sopravvivere vendendo qualche oggetto».
«Tutti possono vedere che i ragazzi sono praticamente spariti dal centro – continua Mustafà – Sono tutti nonviolenti. Non vogliamo creare allarmismo tra la gente, la città merita ben latro, ma aprire un tavolo di discussione con l’amministrazione comunale. Con l’assessore Carrai cercheremo di trovare insieme soluzioni alternative per i giovani che oggi sono costretti a fare i venditori abusivi. Solo così daremo loro un’opportunità per vivere a Padova finalmente nella legalità».
da Il Gazzettino di Padova di martedì 1 febbraio
“Sono costretti a svolgere un lavoro …”
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