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Sotto le macerie di Ponte Mammolo

Passpartù del 29 maggio 2015

L’11 maggio nella città di Roma attraverso un violento intervento di sgombero forzato, le ruspe abbattono le baracche dell’insediamento informale di Ponte Mammolo, un campo situato nella periferia Sud Est della capitale, che ospitava circa trecento persone tra rifugiati, richiedenti asilo e migranti economici provenienti in prevalenza da Ucraina, Eritrea e America del Sud, la maggior parte in possesso di regolare permesso di soggiorno.

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C’era chi aveva fatto di quel campo la propria casa, come molte delle badanti ucraine, e chi come gli eritrei in fuga dal regime di Isaias Afewerki lo utilizzava come luogo di passaggio nella lunga rotta verso il Nord Europa. Ora di quel luogo restano solo le macerie, le ruspe hanno sotterrato anche i documenti e gli effetti personali dei tanti che, non essendo stati avvertiti dell’imminente sgombero, non hanno avuto il tempo di portare via le proprie cose.

A quasi due settimane da quella giornata, molti rifugiati eritrei dormono ancora sotto tende sistemate nel parcheggio antistante a quello che resta del campo. Nel più totale abbandono delle istituzioni, la situazione è stata gestita nel corso di questi giorni dalla solidarietà spontanea delle associazioni e delle realtà di movimento presenti sul territorio, che come Medu (Medici per i diritti umani), Prime Italia ed AmbulAnti (un centro sanitario autogestito) hanno offerto acqua, cibo, assistenza medica e legale di base agli abitanti sgomberati.

I medici di Medu hanno scritto alcuni giorni fa una lettera aperta al sindaco Marino, in cui si sostiene che l’11 Maggio le ruspe abbiano demolito insieme alle baracche anche la dignità delle persone. L’Alto commissariato delle nazioni unite per i rifugiati in un comunicato stampa ha espresso la propria preoccupazione per lo sgombero e l’allontanamento dei rifugiati eritrei , ribadendo che in questi mesi ha avanzato più volte la richiesta di un incontro con il sindaco Marino per condividere preoccupazioni e proposte.

Ma ora che sulla vicenda di Ponte Mammolo i riflettori si sono spenti e che solo per una ventina delle circa ottanta persone accampate nel parcheggio l’assessorato alle politiche sociali ha trovato una soluzione temporanea, vogliamo accendere i nostri microfoni sul seguito di questa vicenda e sui tanti “ghetti” metropolitani che mostrano le falle di un sistema d’ accoglienza inefficiente e di politiche sociali che non riescono a superare la condizione dell’emergenza.

Perchè “Camps” è una parola forte, ed è tornata in uso tra i migranti per descrivere i tanti luoghi di isolamento e segregazione che attraversano in maniera più o meno temporanea.

Ospiti della puntata:
Raffaella Cosentino, giornalista
Chiara Sambuchi, documentarista autrice del film documentario “Palazzo Selam”
Carlo Pellegrino, medico di AmbulAnti
A.D. , occupante di ponte Mammolo

Passpartù:
La selezione musicale è curata da: Jahman
Passpartù, la radio a porte aperte è un programma a cura di Marco Stefanelli e Marta Menghi
In redazione questa settimana: Marta Menghi, Marco Stefanelli
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